Lo so, vi starete chiedendo cosa ci faccia una notizia simile sulle pagine di una rivista che tratta fantasy. 

Domanda lecita alla quale voglio subito dare una risposta sincera e appassionata: c'entra perché anche se non sei un troll o un hobbit, ma hai il merito di aver stimolato l'immaginario collettivo allora diventi a tutti gli effetti il personaggio di un mondo alternativo, immaginifico e straordinario.

Alzi la mano chi non conosce Capitan Findus. Chi non abbia gustato i bastoncini di pesce più famosi e abbia abbinato al gusto croccante l'immagine di questo marinaio indomito che garantiva con la sua faccia rassicurante la bontà genuina del prodotto.

Non solo, Capitan Findus ha il merito di averci fatto vedere il mondo marino meglio di Jacques Cousteau, perché ce lo ha fatto sentire nella nostra realtà quotidiana: davanti a un semplice piatto di pesce fritto ci ha fatto immaginare che un giorno avremmo potuto anche noi far parte del suo equipaggio, per salpare verso mari incontaminati facendo la conoscenza di pesci felici e amichevoli. Un viaggio immaginario che, ancora oggi, generazioni di bambini sognano di esplorare.

Pensate che non sia abbastanza per poter entrare in un immaginario fantasy? Allora sentite questa: nel 1983 Capitan Findus ricevette il titolo di marinaio più famoso del mondo dopo James Cook, l'esploratore che ha combinato l'abilità marinaresca con il senso romantico e universale che si chiama avventura. Un personaggio che ha ispiritato non pochi libri, film e giochi avventurosi che si rifacevano alle sue gesta. Con un predecessore così blasonato, Capitan Findus è a tutti gli effetti un'icona della fantasia... che in inglese si traduce fantasy.

E poi quella somiglianza così smaccata con il Capitan Okita (o Avatar che dir si voglia)  di Star Blazers che è tale da farci domandare chi abbia copiato chi - quando la vita imita l'arte e viceversa - anche se, in termini anagrafici è auspicabile che il produttore Yoshinobu Nishizaki e creatore della serie che fu Space Battleship Yamato abbia trovato l'ispirazione per il personaggio proprio di fronte a un succulento piatto di bastoncini di merluzzo impanati e fritti.

Con tutti questi presupposti, vedere la foto di quest'uomo, ormai arrivato al tramonto della sua performance, che oggi sembra più il modello perfetto per un quadro di Teomondo Scrofalo fa una tristezza infinita. Sapere poi che dell'antica gloria a lui non è mai arrivato nulla, non in termini finanziari ma di sussistenza, dà da pensare.

Capitan Findus, al secolo Giovanni Cattaneo, ha lasciato la sua ciurma per trasferirsi in condizioni precarie a Milano, in un minuscolo monolocale nel quartiere Corvetto. Lì vive con il suo ultimo compagno di avventure: il pastore tedesco di nome Com. Il capitano ha avuto seri problemi cardiaci e ora ha un pacemaker e non si può muovere senza il supporto delle stampelle. In casa non ha il gas ed è costretto a cucinare il cibo con un fornello elettrico.

Lui stesso afferma al giornale Giorno.it: "Oggi sono solo, vivo con la pensione e con i fondi per l'invalidità, se non ci fosse il mio cane a tenermi compagnia sarei già morto".

A causa di scelte sbagliate e investimenti con partner poco raccomandabili, con i quali è in causa da ben undici anni, ha perso tutto e ora quelle operazioni dissennate le sta pagando, e con gli interessi.

Il suo appello nasce dalla disperazione: "Non chiedo tanto. Io non sono ossessionato dal denaro, vorrei solo quello che mi spetta e che mi è stato tolto ingiustamente. Qualcosa che mi consenta di mettere a posto la casa e di vivere con dignità. Se qualcuno potrà aiutarmi gli sarò grato per la vita."

Capitan Findus con il fido compagno
Capitan Findus con il fido compagno
Immaginatevi un Batman, dimenticato da tutti e chiuso in una stanza di tre metri per quattro, con ancora indosso la sua maschera consunta mentre guarda fuori dalla finestra per scorgere un segnale luminoso che non arriverà più. Oppure un Thor che ormai sceso dal suo trono, perché nessuno crede più in lui, è costretto all'esilio.

E' lo stesso assunto che aveva ipotizzato J.M. Barrie nel suo fantastico mondo di Peter Pan dove bastava dire con convinzione "Io credo nelle fate!" per salvarne almeno una da morte certa.

Beh, oggi la rete ci fornisce la stessa opportunità e sarebbe molto bello sensibilizzare la casa produttrice, che su quel personaggio ci campa da decenni, per invitarli a fornirgli un più dignitoso viale del tramonto. Lo si fa persino per le gloriose navi che vanno in disarmo! Ipotizzare anche solo un'integrazione da parte della casa produttrice al suo misero reddito, sarebbe una mossa pubblicitaria che avrebbe un ritorno di immagine eccezionale. 

In un momento storico dove va male per tutti questo sarebbe un barlume di speranza, almeno per un immaginario che non andrebbe perduto. Perché, diciamocelo: avremmo ancora più fiducia nei prodotti di una azienda che sappiamo prendersi cura del suo capitano più famoso.

Se non ci si può rivolgere a certe realtà parlando con il cuore, allora lo si fa nell'unica lingua che queste conoscono: la pubblicità solidale.

Puoi delocalizzare tutto ma non la fantasia e quindi mi sento di affermare che non sono il solo che crede in Capitan Findus. Anzi, abbiate fede anche voi: ditelo forte all'azienda: "Io credo in Capitan Findus!"