Le premesse di Warm Bodies di Isaac Marion sono comuni a molti zombie novel. Il romanzo racconta in prima persona la vita quotidiana di uno di questi Zombie, R, uno giovane yuppie rimasto cristallizzato in un eterno stato tra la vita e la morta, con la sua bella tenuta "da lavoro", ossia giacca e cravatta. In questo senso la copertina di questa edizione può trarre in inganno, perché fa riferimento al poster del film, nel quale sono compiute molte scelte diverse su aspetto dei personaggi e del mondo in cui vivono. 

Ma stiamo parlando del romanzo, che è narrato in prima persona perché in realtà, se R parla a monosillabi, fatto già inconsueto per gli zombie per come siamo abituati a conoscerli, ha un'enorme produzione di pensieri. Un flusso ci coscienza fatto di ricordi del passato, ma anche di constatazioni e riflessioni sul suo presente.

L'umanità che R frequenta, a partire dal migliore amico M, sembra vivere con il solo istinto della caccia alla carne degli umani vivi, ma sembra riprodurre in modo bizzarro e paradossale quella del passato.

Intanto abita un "non luogo" per eccellenza, un aeroporto. Però al suo interno la comunità tenta la replica di una struttura sociale. Dominante è il gruppo che apparentemente dovrebbe essere dominato, visto che si tratta degli Ossuti, praticamente zombie all'ultimo stadio, più scheletri che carne. Questi impartiscono ordini e insegnamenti ai Carnuti, di cui R e M fanno parte.

Gli ossuti impartiscono lezioni ai "piccoli", cioè agli zombie bambini (che rimarranno piccoli ovviamente, visto che non crescono), come uccidere i vivi. Impongono ai carnuti di vivere in "famiglie", pertanto R ha una "moglie" (praticamente un matrimonio combinato) e dei "figli", ossia dei bambini appioppati alla coppia. Una parodia di famiglia insomma.

E gli umani? 

Questi hanno popolato un altro "non luogo", lo Stadio, all'interno del quale hanno costruito strutture che riproducono in piccolo le città perdute.

Anch'essi alla fine vivono la parodia della vita che fu. Dai carnuti li distingue l'esigenza di un tipo diverso di cibo, ma alla fine non vivono molto meglio.

La loro quotidianità è fatta essenzialmente di edilizia, agricoltura e missioni nel mondo esterno per raccattare qualche rimasuglio di materie prime o medicine.

C'è anche una restante parte di umanità, non ammessa da un rigido ufficio immigrazione all'interno dello Stadio. Insomma anche l'umanità è divisa in due, da un lato gli ultra disperati e dall'altro gli abitanti di comunità che non sembrano molto diverse da quegli orribili quartieri murati di certe speculazioni edilizie attuali.

Quando i morti vanno a caccia non fanno però distinzioni. L'incontro tra R e la giovane Julie avviene durante una delle spedizioni della comunità dello Stadio. I rapporti tra i due sono ovviamente complicati, non solo perché R praticamente non parla, ma anche perché egli uccide il fidanzato della ragazza, Perry, e ne divora il cervello. 

Quello che accade è che i morti quando mangiano un cervello acquisiscono i ricordi della persona uccisa. Pertanto R s'innamorerà di Julie e la salverà dall'essere mangiata dagli altri zombie.

Il resto della storia è quindi fatto dalla conoscenza dei due "ragazzi" e dalla trasformazione di R in qualcosa di nuovo, che potrebbe salvare il Mondo.

Un grande mistero è infatti il perché sia nata l'epidemia zombie. Radiazioni, armi chimiche? A voi lettori il compito di scoprirlo. Di capire come può l'amore tra R e Julie superare i vari ostacoli, tra i quali l'avversione e l'odio del padre di lei, il Generale Grigio, ma anche la ferocia degli Ossuti, che temono che l'amore possa far loro perdere presa sui carnuti, facendoli tornare vivi come sembra stia accadendo a R.

La struttura narrativa è agile, fatta di capitoli non troppo lunghi e scorrevoli, con colpi di scena ben dosati. Anche il profilo della coerenza regge perché alla fine tutto quadra, dando di compattezza all'insieme.

In conclusione un buon prodotto di intrattenimento meritevole di una lettura per momenti di svago non troppo impegnativo.