Per incredibile che possa sembrare, la Disney potrebbe perdere il diritto di distribuire certi film in 3D in quanto il diritto a utilizzare le relative tecnologie venne acquisito in maniera precaria, e ora è messo in dubbio. Va considerato infatti che il marchio Disney Digital 3-D con cui la casa statunitense distribuisce i suoi prodotti non è un formato tecnico ma puramente un concetto di marketing. Infatti nella conversione 3D (che permette al pubblico di vedere un filmato in tre dimensioni grazie agli occhialini polarizzati) la Disney ha usato una varietà di tecnologie sviluppate da diversi fornitori. Una parte di queste tecnologie sono state sviluppate o acquisite da una società chiamata Digital Domain Media Group, fondata nel 1993 da diversi soci tra cui James Cameron, il regista che è notoriamente uno dei più agguerriti sostenitori delle tecnologie 3D (avendo prodotto il celebre film Avatar, di cui attendiamo i seguiti).

La Digital Domain Media Group ha acquisito alcuni brevetti grazie a una fusione del 2010 con la In-Three, che possedeva questi diritti fondamentali per l'uso del software usato nella conversione dei film. La Disney, che aveva stipulato degli accordi prima della fusione con la In-Three allo scopo di poterne usare la tecnologia, si era limitata a ottenere un impegno a non fare azioni legali motivate dal suo uso, e un'opzione per acquisire una piena licenza all'uso non esclusivo della medesima tecnologia. Tale opzione però non era stata esercitata prima della fusione con la Digital Domain Media Group e nessun pagamento era stato concordato.

Quando la Digital Domain Media Group è andata in bancarotta l'anno scorso, ha cominciato a vendere molte delle proprietà per risollevarsi, ed è arrivata a un accordo per cedere i brevetti della In-Three a un'altra azienda del settore, la RealD, che possiede oggi la maggior parte della tecnologia usata per farci vedere spettacoli in 3D al cinema. La Disney si è opposta alla vendita affermando che la metterebbe in condizione di dover prendere accordi, e quindi sborsare del denaro, con la RealD, pena essere citata in tribunale, nonostante avesse un precedente diritto all'utilizzo dei brevetti contesi. E questo creerebbe problemi per lo sfruttamento di molte pellicole come ad esempio Alice in Wonderland o Tron Legacy, creati con la tecnologia incriminata. Gli stessi mezzi tecnologici inoltre sono stati utilizzati per la conversione in 3D dei film Marvel, ad esempio The Avengers.

Il giudice ha deciso che la legge sulla bancarotta ha la precedenza e permette alla società in crisi di cedere i brevetti, senza riguardo per l'accordo di protezione che la Disney aveva precedentemente acquisito allo scopo di utilizzarli, in quanto si trattava di una misura specifica e non generale, e perché l'acquisizione della licenza per l'uso dei brevetti non è mai stata perfezionata. Nonostante un tentativo di appello la Disney dovrà vedersela con la RealD non solo per poter utilizzare la tecnologia 3D in futuro ma anche per quanto riguarda i prodotti già commercializzati facendo uso dei brevetti incriminati.

La RealD del resto potrebbe aver acquisito i brevetti proprio per esercitarne uso esclusivo e quindi pretendere dei pagamenti. E' da prevedere che, avendo esaurito le opzioni legali, la Disney dovrà sborsare denaro sonante.