Un cataclisma devasta mezzo mondo. Un fuoco indimenticabile che tutto travolge e lascia solo rovine e morte.

Quest è l'incipit del primo numero di Orfani, la nuova miniserie di fantascienza scritta da Roberto Recchioni e disegnata da Emiliano Mammucari.

Se pensate subito al fuoco atomico cadete in errore.  In realtà l'origine della catastrofe è aliena.

L'azione si sposta poco tempo dopo, quando un gruppo di bambini, gli orfani del titolo, vengono radunati da una misteriosa organizzazione (i resti di una sorta di esercito, chissà) per essere addestrato.

Quello che subito seguiremo però è solo il primo passo dell'addestramento, una marcia forzata, una sorta di survival game nel quale i bambini vengono mandati allo sbaraglio. Chi arriverà sarà degno di cominciare l'addestramento vero e proprio, si suppone.

In poche tavole, con ritmo serrato, assistiamo alla marcia di Jonas, Ringo, Juno, Hector, Rey, Felix e Sam. Se avete letto Il signore delle Mosche potete immaginare come potrebbero mettersi le cose quando un gruppo di ragazzi si trova a dover gestire la sopravvivenza. Peccato che queste dinamiche non vengano affrontate, perché la vicenda corre veloce, tanto. Legami si stringono, di amicizia, forse di odio. Non c'e tempo di approfondire molto. Qualcuno morirà (ma non si vede il cadavere per cui penso che per il personaggio non sia detta l'ultima parola), altri vivranno.

La narrazione procede poi con velocità verso l'ultimo atto, verso la missione della fanteria dello Spazio che cercherà di spaccare il culo agli alieni. Lì finalmente scopriremo cosa ne è stato degli Orfani.

In 96 tavole ne succedono di cose insomma. In realtà spero che tutto quello che apparentemente è stato trascurato in questo episodio venga ripreso con flashback nei successivi. Una storia concepita alla "vecchia maniera" avrebbe impiegato un episodio solo per la gara di sopravvivenza, un altro paio per l'addestramento (assolutamente sorvolato in questo episodio) e poi solo al terzo/quarto episodio avrebbe narrato dell'incontro con il nemico.

Insomma più che a un episodio compiuto la netta impressione è di avere assistito a un lungo trailer di quello che sarà la prossima miniserie o il primo arco di tre/quattro albi. Una esposizione delle idee fondamentali, dei personaggi principali e del quadro generale.

Quello che però non mi è riuscito, da lettore, è di entrare in sintonia con l'albo. La velocità con la quale si passa da una situazione all'altra è sicuramente un segnale della volontà di un linguaggio diverso, atipico per il fumetto italiano e bonelliano in particolare, più vicino alla rapidità delle storie Marvel, che in una trentina di tavole arrivano (o dovrei dire arrivavano) a raccontare storie complesse, o alle storie del formato Lanciostory/Skorpio. 

Possiamo quindi arrivare a pensare le diverse parti dell'albo come a delle storie brevi, o dei capitoli della stessa storia se vogliamo, ma con un arco narrativo compiuto al proprio interno.

Le storie brevi però sono ben riuscite quando riescono a sintetizzare in modo da fare percepire con una battuta, con una vignetta, la profondità del mondo narrativo, del quale la vicenda che stai leggendo è solo una piccola cornice. 

Purtroppo, il mondo al di fuori delle vignette nelle parti in cui il primo numero di Orfani si divide non lo percepisco. Tutto rimane lì dentro. In quelle poche battute, in quelle due o tre situazioni presentate. Un peccato perché ritengo che quel "qualcosa" ci sia, ma sia rimasto nel dossier che gli autori hanno preparato per il setup della serie. Spero che emerga in futuro.

Non storco affatto il naso alla evidente presenza di "padri nobili", di situazioni narrative che altri hanno esplorato.

Che ogni autore faccia il cosiddetto "mischione" di quello che ha letto o visto lo trovo legittimo e plausibile. Non mi da fastidio riconoscere alcune concetti già usati accostati tra loro, tra l'altro posso anche pensare che ce ne siano altri che non fanno parte della mia esperienza di lettore lì dentro. Pertanto, il primo che mi parla di mancanza di originalità lo rimando a casa. 

Come tante narrazioni Orfani non fa mistero di essere una rielaborazione. Sarà il prosieguo della miniserie a far vedere quanto l'autore aggiungerà di suo. Mi aspetto almeno il tentativo.

Il fronte grafico è spettacolare, non solo, anzi non per il colore. Non mi straccio le vesti per "la prima miniserie bonelliana a colori".  C'è, prendo atto che sia funzionale alla resa grafica, ma se la novità è questa dico che mi lascia perplesso. 

Le novità sono forse la cross-medialità dichiarata del progetto, che si realizza attraverso diverse partnership, un accattivante sito web e addirittura la diffusione del numero zero nei negozi di videogame. Se porteranno a vendere copie in più lo sforzo sarà valso la pena, ma il fulcro deve essere il prodotto principale, ossia il fumetto.

In questo, dopo aver parlato della storia, non posso che elogiare i disegni di Emiliano Mammucari, le sue ottime capacità grafica nella gestione della tavola e di storytelling. Lo dico e lo ripeto da anni, più che altro a scopo divulgativo nei confronti di chi il fumetto lo legge poco o per niente, ma in questo caso è ancora più vero, non si può prescindere dal considerare il disegnatore un co-autore, responsabile, nel male, e nel bene in questo caso, dell'esito finale dell'albo. Però mi piacerebbe molto vedere le tavole in bianco e nero. Sono del parere del tutto soggettivo che avrebbero funzionato lo stesso.

La copertina di Massimo Carnevale è convincente.

Attendo la fine del primo arco narrativo per un bliancio definitivo. In ogni caso le premesse per un discreto prodotto di intrattenimento ci sono.