Nel ringraziarti per la disponibilità, ti chiedo di presentarti brevemente al pubblico italiano.

Beh, io sono originario di Israele, in questo momento vivo di nuovo a Londra, che è una città che mi piace molto, eccetto che per la pioggia! A volte descrivo i libri che scrivo come "thriller esistenziali", anche se scrivo spaziando tra i generi. Sto anche scrivendo fumetti e film. Il resto del tempo di solito cucino!

Da dove nasce la volontà, la passione di scrivere, prima di tutto?

Credo che sia cominciata in giovane età, anche se non sono sicuro di saperti dire esattamente perché. C'è una grande potenza nei libri, quando sei giovane. E la scrittura consente di modellare mondi, di plasmare la realtà. In un certo senso, credo che sto ancora scrivendo per quel ragazzo in biblioteca che pensava che i libri potevano cambiare il mondo.

E da dove, a un certo punto, la volontà di scrivere fantastico?

Ancora una volta, molto presto, anche se ancora non sono sicuro di saper rispondere esattamente. C’è qualcosa che attrae in ciò che è strano, nella visione distorta della realtà. Oppure si potrebbe dire, sai, la nostra realtà è così strana, l'universo è così strano, come altro si può scrivere su di esso? Io non credo nella letteratura Realistica. Mi sembra solo una versione diversa della letterature fantastica, ma che cerca di vendere se stessa come più "reale" in qualche modo. Viviamo in un mondo che ha buchi neri, che ha originato i dinosauri. Un mondo che ha avuto l'Olocausto. Come conciliare questo?

Cosa è arrivato prima? I personaggi, la trama o l'universo narrativo?

Io non sono innamorato della trama. Mi piace scrivere usando le formule — la detective story, per esempio — ma solo fino a quando posso usare quella formula per uscirne ad un certo punto. Non amo l’idea che la fantascienza debba raccontarti come sia fatto il suo mondo immaginario, nei minimi dettagli e all’infinito. Per me si può iniziare con qualsiasi cosa, un'immagine, un odore, un argomento. Penso che in un certo senso i miei libri siano argomenti di discussione.

Ricerca vs trama. Quanto è vera secondo te questa contrapposizione nella narrativa “di genere”?

Mi piace la ricerca! Penso che la maggior parte gli scrittori probabilmente la fanno. Si tratta di un ottimo modo per non scrivere! Per me una ricerca dettagliata rivela connessioni inaspettate nella storia che si sta scrivendo, portando a nuove direzioni nella storia. Ma per me, anche, molto di ciò che considero fare ricerca, consiste nell’andare a vivere in qualche posto per un paio d’anni, voglio dire. Piuttosto che limitarsi a leggere un libro su un argomento. Mi piace inventare il meno possibile.

Quanto è importante la struttura narrativa? Scegliere di rivestire le idee che si vogliono portare avanti degli stilemi del noir, del fantastico o del romance? Sono intercambiabili i “generi” oppure la scelta del genere deve avvenire in funzione dell'idea?

Amo attraversare i generi. Trovo l'idea di genere molto artificiale. Una storia è una storia. Ma io amo le diverse formule del pulp, e mi piace giocare con loro. Sono ossessionato da struttura e narrativa — cosa racconta la storia? Perché stanno raccontando la storia? Come la raccontano. Il mio atteggiamento verso il genere è: mi prendo quello che voglio e lo metto nel libro. Potrebbe contenere romanticismo, omicidio, un divorzio e alieni. Per esempio. Mi piace inserire poesie nei miei libri. Mi piacerebbe fare di più anche con le ricette.

È possibile con la narrativa di genere arrivare a stimolare riflessioni o è puro intrattenimento?

Penso che al meglio può essere una forma radicale di letteratura. Si possono fare cose incredibili.

Un sacco è fuffa. Ma poi un sacco di tutto è fuffa. E a volte mi piace un libro divertente e decerebrato come a tutti!

In Wanted (Osama in originale) sembra che il confine tra i due mondi sia labile, se non inesistente. C'è veramente differenza tra la narrazione del “mondo reale” e quella del “mondo secondario”?

C'è? Davvero?

Non pensi che dal 2001 fino alla data della sua morte, Osama Bin Laden sia diventato nell'immaginaro popolare, una sorta di Ernest Stavro Blofeld e Al-Qaeda una sorta di Spectre, ossia che la comunicazione giornalistica e la finzione si siano mescolate in modo indistinguibile?
Osama di Lavie Thidar
Osama di Lavie Thidar

Penso che sia esattamente giusto, ed è di questo in parte che Wanted (Osama) parla, credo — del modo in cui siamo indotti a pensare a problemi reali in termini di "pulp fiction". Il discorso sull'"Asse del Male" di Bush è stato un buon esempio di questo. Come qualcosa uscito da un film con Schwarzenegger. E questo mi disturba.

C'è una lezione che dobbiamo trarre dall'impatto mediatico della sua morte?

Penso che il tutto sia stato vergognoso e che sia stato usato un cattivo da cartone animato, come lo scontro tra una sola persona contro l'intero Occidente. Il che è ridicolo. C'è la questione molto reale, e molto grave, dell'egemonia americana, della disuguaglianza e il risultato dell'imperialismo, e dopo due guerre in Iraq e l'invasione dell'Afghanistan noi stiamo dicendo, beh, era tutta colpa di Blofeld.

… la vita non è un film di Hollywood.

Qual è il confine tra legittimo dubbio su quanto ci dicono i mezzi di informazione e il complottismo?

Non è interessante, davvero, la nostra ossessione per la cospirazione? Penso che vogliamo sapere che cosa stia realmente accadendo. In un certo senso, vogliamo credere che ci sia uno scopo, anche segreto, piuttosto che una serie incasinata di coincidenze, fortuna e probabilità. Le cospirazioni sono molto interessanti — soprattutto quando (come con le recenti rivelazioni sulla NSA) si rivelano essere vere…

Secondo te la narrativa nel raccontare il fantastico ha dei limiti nei confronti di cinema, tv, gioco e videogioco?

Come ho detto, scrivo sia fumetti e film al momento (non giochi ancora, ma spero di farlo!), Ma per me scrivere solo romanzi, libri, è divertente. Non credo che si possa battere un libro. Ma sono tutte forme d'arte distinte, trovo affascinante provarle tutte!

O ribaltando la prospettiva, quali potenzialità in più ha?

Fu detto che la televisione era l'unica vera forma d'arte del 20° secolo, e non sono sicuro di di discordare. Ma, si sa, una storia può essere raccontata in modi diversi. Sto ancora pensando a scrivere la sceneggiatura di Osama prima o poi.

L'approccio alla scrittura. Metodo, passione, costanza. In che percentuale consideri importanti questi fattori? Ce ne sono altri?
The Violent Century di Lavie Tidhar
The Violent Century di Lavie Tidhar

Prima di tutto penso che sia una forma di pazzia probabilmente! Rinunciare a una vita sociale, trascorrere le tue giornate in una stanza in isolamento, in pigiama e fissare il muro. E che ti piaccia! Questo non è giusto, se me lo chiedete…

Qual è il tuo rapporto con l'editing?

Oh, Dio! No, davvero, è abbastanza tranquillo — come penso che debba essere — ma ho problemi con i revisori quando cercano sempre di cambiare la mia punteggiatura! Ho una punteggiatura molto particolare…

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Beh, è uscito il mio nuovo romanzo, The Violent Century — è una sorta di noir thriller ambientato in tutto il 20° secolo che affronta la questione dell'Eroe. L'anno prossimo uscirà una mini-serie per la Titan Comics — ADLER, il seguito delle avventure di Irene Adler (dalle storie di Sherlock Holmes) — è un sacco divertente!

Inoltre ho appena consegnato un nuovo romanzo ai miei editori e finito di mettere insieme una raccolta di racconti brevi a tema. Sarà un altro anno impegnativo!

© FantasyMagazine e Lavie Tidhar.