Emanuele Manco
Emanuele Manco

EM: Ho delle idee molto precise in merito, che non posso anticipare, sia per creare la giusta suspense, sia perché il mio ruolo, come ideatore del progetto, è anche molto simile a quello di un Master in un Gioco di Ruolo. Ossia voglio essere pronto a gestire le situazioni che i giocatori, ossia gli scrittori, sapranno creare. Nulla è precluso. L'importante è che gli scrittori sappiano costruire situazioni ben scritte e convincenti.

Urban Fantasy Heroes è un progetto molto bello e importante. Cosa ti ha convinto definitivamente durante la lettura iniziale del testo?

FF:  La diversità con tutto ciò che Delos Digital ha pubblicato finora. Stiamo toccando tutti i generi letterari, e ci mancava qualcosa di giovane, nuovo, frizzante, in ambito fantastico. Quello che ormai tutti definiscono Urban Fantasy.  Pare che la proposta di Emanuele sia perfettamente in linea con quanto vuole il pubblico, e dunque non potevo che sposare a braccia aperte questo progetto, che sono sicuro ci darà parecchie soddisfazioni.

Si è voluto conciliare la tecnologia con il Fantasy, e nel testo lintento è ben riuscito.

E’ possibile che la distanza tra uomo e tecnologia cominci davvero a diminuire così tanto?

FF: Basta guardare uno smartphone di nuova generazione per trovare una prima risposta a questa domanda. E la narrativa non è da meno, soprattutto quando indaga sul presente cercando strade alternative alla realtà quotidiana. Lo Urban Fantasy è uno sfogo felice, che sta attirando molti lettori, e la nostra saga sono certo riuscirà a catturarne parecchi. Non so se per avvicinare le persone alla tecnologia o per distanziarle, ma di certo saprà divertire tutti.

EM: Non credo che il rapporto con le tecnologie sia mutato più di tanto. Sono solo cambiate nel tempo. La tecnologia, intesa come l'insieme delle tecniche per realizzare qualsiasi cosa, è da sempre parte  della nostra vita.  Nella quotidianità di un contadino di due secoli fa, le tecnologia relative alla produzione del raccolto erano importanti tanto quanto gli strumenti di lavoro per un lavoratore moderno. Sapere quel tanto che basta per avviare l'automobile, accendere la TV e sintonizzarne i canali, faceva  parte della vita nella seconda metà del secolo scorso. Ora usiamo altre tecnologie per comunicare, giocare, leggere, lavorare etc. etc. Dobbiamo  necessariamente rapportarci con esse. Ritornando al racconto, nella fantasy classica è importante l'approccio che un guerriero ha con la sua spada. E questo approccio passa attraverso la conoscenza dell’arma, della sua origine e della sua costruzione. Per cui mi sembra molto importante che i personaggi della saga conoscano quel tanto che gli basta delle tecnologie del nostro mondo.

Enzo è un informatico. Non so ancora se i prossimi personaggi saranno dei panettieri o dei disoccupati. Quello che mi interessa è che abbiano un rapporto, anche conflittuale, con le tecnologie della loro vita quotidiana.

Un altro dei tuoi preziosi consigli agli autori che parteciperanno.

FF: Leggere, leggere, leggere e scrivere, scrivere, scrivere. Non lo ripeterò mai abbastanza. Il che significa prima di tutto leggere questo “I Daimon di Pandora”, poi farsi venire delle idee (magari leggendo altro Urban Fantasy”) e quindi metterle su carta scrivendo solo ciò in cui si crede davvero. In questo modo si cresce come autori. E la saga Urban Fantasy Heroes ne gioverà di sicuro.

EM: Sintonizzarsi con la saga è importante. Quello che vorrei dire con chiarezza è che non voglio cloni del primo racconto, ma variazioni sui temi principali, e ripeto per completezza: il rapporto tra la vita reale e il sovrannaturale; massima interazione tra personaggi e luoghi, che devono essere co-protagonisti della vicenda e non un mero sfondo. Poi ciascuno interpreti pure secondo la propria sensibilità ed esperienza. E poi crederci fino in fondo, giocarsi tutte le cartucce per stupire il lettore.

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