Due grandi registi sotto i riflettori: Martin Scorsese da una parte e Oliver Stone dall’altra. Il primo, portabandiera del cinema “normale”, è il più accreditato per la corsa all’Oscar che si assegnerà domenica 27 febbraio, grazie a quel The Aviator capace di strappare ben 11 candidature (lo stesso numero con cui l’anno scorso fu celebrato Il ritorno del Re); il secondo, portabandiera del kolossal alla maniera del fantasy, potrebbe precederlo di un giorno, perché con ogni probabilità si aggiudicherà la Pernacchia d’Oro con il suo Alexander, distrutto dalla critica e foriero di contestazioni a non finire. Questa è una chiave di lettura piuttosto inquietante sul dopo Signore degli Anelli, che dodici mesi fa aveva innalzato il genere fantasy nell’Olimpo del grande cinema. Inquietante perché sembra che tutto ciò che è restato della trilogia di Jackson, questa "maniera", si sia ridotta alla moda di portare sullo schermo le grandi masse, le grandi battaglie e gli effetti speciali, convinti che sia sufficiente a fare grande cinema. È successo a Troy prima e ad Alexander dopo: due flop. Dato incoraggiante, dovrebbe essere chiaro che il genere fantasy non era solo effetti speciali. C'era anche la magia, così sottovalutata, tanto che nessuna produzione di spessore l'ha messa tra i protagonisti.

Le candidature di quest'anno parlano chiaro. Rivincita del cinema perbene o no, difficile portare avanti una sterile polemica contro la critica reazionaria. Il fatto è che di buon cinema fantastico ce n’è stato veramente poco.

Ecco quindi tornare alla ribalta l’inossidabile Clint Eastwood (regista e attore nel 7 volte candidato Million Dollar Baby), il sorprendente Jamie Foxx (che incarna il mito di Ray Charles in Ray) e Leonardo Di Caprio, tornato alla corte di Martin Scorsese. A tenere alta la testa del nostro genere preferito, manco a dirlo, il solito Johnny Depp, candidato (ma non favorito) nella corsa per miglior attore protagonista grazie alla sua interpretazione di J.M. Barrie in Neverland – Un sogno per la vita. È questo l’unico film, tra quelli che ruotano intorno al fantasy, che spicca nella lista diramata ieri a Beverly Hills. 7 nomination per la vita del papà di Peter Pan, eppure nemmeno in questo caso si può parlare di cinema fantastico, inutile nascondersi dietro a un titolo che non c’è.

Se non fosse per i soliti cartoni animati, anche quest’anno davvero di ottimo livello, il tutto si ridurrebbe a cinque misere candidature complessive per Spider-Man 2 e Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (suono, effetti speciali visivi e sonori per il primo, colonna sonora ed effetti speciali visivi per il secondo). Cinque candidature per Gli Incredibili della Pixar (tra cui miglior sceneggiatura originale) che batte Shrek 2, costretto ad accontentarsi di due. Chiudono Troy, candidato per i costumi e La foresta dei pugnali volanti per la fotografia.

Tutta un’altra storia, però, se si guarda la classifica dal fondo, se si vanno a cercare i film più brutti dell’anno.

Allora sì, il genere fantastico è superfavorito, con le sette nomination per la gattina Halle Barry e il suo Catwoman. Seguono le sei per Stone e il suo condottiero interpretato da Colin Farrell (candidato pure lui), a cui darà filo da torcere Vin Diesel (Chronicles of Riddick). Ma non tutto è così scontato: attesissimo il colpo di coda del neo-rieletto Presidente degli Stati Uniti George W. Bush che, forse geloso del fu Ronald Reagan e desideroso di vendetta nei confronti dell’odiato regista Micheal Moore, si è aggiudicato la sua personale candidatura per Fahrenheit 9/11.

Ci auguriamo solo che il triennio dominato dai film di Peter Jackson non abbia rappresentato solo un episodio nel panorama hollywoodiano e che le nuove produzioni (come Le cronache di Narnia) possano confermare tutto il valore del cinema fantastico.