La sinossi

The Lobster è una storia d’amore ambientata in un futuro prossimo, dove i Single, secondo quanto stabiliscono le regole della Città, vengono arrestati e trasferiti nell’Hotel, dove sono obbligati a trovarsi un partner entro 45 giorni. Se falliscono vengono trasformati in un animale a loro scelta e liberati neiBoschi.

Un uomo disperato fugge dall’Hotel e va nei Boschi, dove vivono i Solitari; lì s’innamorerà, trasgredendo alleregole.

Il making of di The Lobster

The Lobster è il primo film in lingua inglese di Yorgos Lanthimos, la cui seconda pellicola, Kynodontas, ha vinto numerosi premi internazionali, tra cui il premio ‘Un Certain Regard’ a Cannes. Il film, inoltre, è stato candidato agli Academy Award® come Miglior Film Straniero.

Il terzo film del regista, intitolato Alps, ha ricevuto il premio Osella per la Migliore Sceneggiatura al Festival del Cinema di Venezia del 2011, solo per citare uno dei tanti riconoscimenti che ha ottenuto. La sceneggiatura di The Lobster è stata scritta da Lanthimos assieme al suo collaboratore di lunga data, il pluripremiato sceneggiatore Efthimis Filippou.

Il film è stato girato interamente in vere location dell’Irlanda.

Gli inizi

The Lobster
The Lobster

La genesi della sceneggiatura di The Lobster è stata caratterizzata da un lungo processo di osservazione e discussioni tra Lanthimos e Filippou, attorno ai temi della vita, delle persone, dei rapporti e dei comportamenti umani. I due hanno iniziato a sviluppare quella che inizialmente era solo un’idea trasformandola, poi, in una vera e propria trama, da esplorare più a fondo. Come spiega più dettagliatamente Lanthimos: “L’idea di questo film è nata dalle discussioni su come le persone sentono la necessità di trovarsi costantemente in una relazione amorosa, sul modo in cui alcuni vedono coloro che non hanno una relazione; su come si venga considerati falliti se non si sta con qualcuno; su cosa arrivano a fare certe persone pur di trovarsi un compagno; sulla paura; e su tutto ciò che ci succede quando cerchiamo un partner.”

“Bastava osservare sia gli amici che gli sconosciuti,” sottolinea Filippou, “E poi riflettere su come vivono e reagiscono di fronte a situazioni differenti. La necessità principale era quella di scrivere qualcosa sul tema dell’amore. Perciò abbiamo cercato di pensare all’attuale significato dell’amore per gli esseri umani; a come sia collegato al concetto di solitudine e di compagnia.”

Questo, in essenza, sembrava il focus ideale per la loro terza collaborazione.

The Lobster descrive due mondi diversi, come spiega più approfonditamente Filippou: “Un mondo dove vivono le coppie, opposto a un mondo dove vivono i solitari. Il film cerca di descrivere com’è avere un compagno e com’è stare da soli nella vita.”

Lanthimos e Filippou hanno presentato la loro idea di The Lobster a Ed Guiney, Ceci Dempsey e Lee Magiday, che avevano già sviluppato un altro progetto assieme al regista. Come racconta Guiney: “Il film è ambientato in un mondo parallelo, non futuristico, ma neanche il mondo come lo conosciamo noi. In questo mondo di The Lobster i single vengono mandati in un istituto, qualcosa a metà tra un hotel e una prigione, dove gli viene concesso un periodo di tempo entro il quale conoscere qualcuno e formare una coppia.”

Come racconta Magiday: “Il film descrive in maniera molto interessante il modo in cui ci comportiamo: essere single, essere soli, oppure avere una relazione, le paure e le costrizioni create dallasocietà.”

“Ci presenta una visione del mondo estremamente particolare”, prosegue Guiney, parlando del regista. “I film di Yorgos sono delle allegorie moderne sulla condizione umana. Riesce a trovare il modo di affrontare alcune delle cose più importanti della nostra vita in maniera del tutto originale e fresca, con una narrazione decisamente sorprendente e profonda. I suoi film contengono toni molto diversi; c’è molto humour ma anche tanta tristezza e violenza; in questo modo riesce a creare un ambiente incredibilmente ricco da mostrare al pubblico.”

Filippou rappresenta una componente essenziale del film, come spiega Dempsey: “Ovviamente è uno sceneggiatore brillante, capace di ispirare eprovocare.”

Filippou descrive così il mondo che hanno creato: “Abbiamo cercato di creare qualcosa di reale, ma non in maniera realistica. Per me è estremamente difficile scrivere o pensare in modo realistico, e ammiro chi ci riesce, ma io non credo di esserne capace. Perciò, quando racconto una storia cerco di scegliere un tema reale e una situazione reale e un bisogno reale, presentandoli in un modo che sia più facile per me; nella maggior parte dei casi, quel modo non èrealistico.”

Il casting

Dempsey ci racconta com’è stato lavorare assieme alla direttrice del casting Jina Jay. “È stato un ciclone e un sogno allo stesso tempo. È stato un processo molto affascinante a cui assistere, e nel quale essere coinvolto. Molti degli attori di The Lobster sono estremamente attratti dal lavoro di Yorgos e dal suo modo di operare. Riesce a creare un’atmosfera di fiducia col cast sul set, e le performance così speciali degli attori riflettono quella fiducia.”

Secondo Guiney, Lanthimos gode di un seguito molto forte nella comunità degli attori : “Molti attori sono dei grandissimi fan del suo lavoro. Gli attori sono particolarmente attratti dal suo mondo e dal suo modo di essere, perciò quando abbiamo iniziato la fase di casting per The Lobster, abbiamo ottenuto un ottimo riscontro. Ci siamo resi conto che c’erano moltissime persone interessanti a cui sarebbe piaciuto far parte del progetto.” Conclude, “E abbiamo avuto una gran fortuna. Abbiamo messo assieme un cast eccezionale, capitanato da Colin Farrell e Rachel Weisz.”

Colin Farrell e Rachel Weisz in The Lobster - Foto di Despina Spyrou
Colin Farrell e Rachel Weisz in The Lobster - Foto di Despina Spyrou

Magiday prosegue: “Ci ha emozionato molto il fatto che Colin si sia innamorato della storia e che fosse così felice di lavorare assieme a Yorgos. Yorgos aveva in mente sin dall’inizio Colin e Rachel per il film, perciò siamo stati immensamente fortunati che entrambi, così come il resto del cast, abbiano reagito in questo modo alla sceneggiatura. Yorgos riesce a creare una connessione così rara tra il cast e il materiale.”

Dempsey descrive il personaggio di David: “Yorgos non mette mai tutte le carte in tavola; fa affidamento sul singolo. Vediamo il mondo di The Lobster attraverso gli occhi di David perché è lui che viene portato all’Hotel. David è un individuo imperscrutabile, non in maniera calcolata, è così e basta. Viene descritto come un individuo semplice ma le sue azioni posso essere improvvise, inaspettate e provocatorie. Rimaniamo assieme a David per tutto il tempo, perché è la sua storia. David è una sorta di enigma, ma anche una specie di uomo assolutamente comune, calato in un universo misterioso”.

“Non mi è mai capitato di non avere idea della storia passata di un personaggio come è accaduto in questo film”, spiega Colin Farrell, “e non è che mi stia lamentando. La prima volta che ho parlato con Yorgos mi è apparso subito evidente che non gli interessa la storia passata di un personaggio. Il che mi piace, perché il suo mondo è completo già di per sé e lontano da qualsiasi forma di struttura sociale riconoscibile. Rappresenta, ovviamente, alcune delle cose che esistono anche nel mondo odierno, ma ci presenta il tutto in maniera estremamente particolare e amplificata, perciò è difficile tracciare dei paralleli tra qualsiasi mondo io abbia mai conosciuto nei miei 37 anni di vita e il mondo descritto nel film.” Conclude, “C’è stata una deliziosa atmosfera di incertezza durante tutto il corso delle riprese.”

Farrell ci descrive il suo personaggio: “Nella prima scena, quando incontriamo David, lui viene lasciato dalla moglie, e perciò vive un acuto senso di solitudine”.

Colin Farrell in The Lobster - Foto di Despina Spyrou
Colin Farrell in The Lobster - Foto di Despina Spyrou

“È il personaggio che accompagna il pubblico attraverso i tre mondi descritti nella storia – spiega Farrell – lo incontriamo nella Città, ci porta nell’Hotel, e poi nella foresta, e poi ci riaccompagna di nuovo nella Città.”

L’hotel

Olivia Colman, che interpreta il ruolo della Manager dell’Hotel, osserva, “Per qualche ragione non riusciamo ad accettare il fatto che le persone vogliano essere single, questo è uno degli aspetti particolarmente enfatizzati in The Lobster.”

Ben Whishaw interpreta il ruolo di un altro dei residenti dell’Hotel, l’Uomo zoppo. Whishaw spiega: “Assieme al mio personaggio e David c’è anche l’Uomo col difetto di pronuncia, interpretato da John C. Reilly. L’Uomo zoppo e David sono i nuovi arrivati dell’Hotel, ma fanno rapidamente amicizia con l’altro. Whishaw conclude: “È stato meraviglioso lavorare assieme a Colin. Mi ha colpito molto il modo in cui è riuscito a diventare il centro del film. Si è trasformato completamente per questo ruolo, e sembra del tutto a suo agio in questo mondo così strano.” Entrare nell’Hotel è qualcosa di davvero curioso per i nuovi arrivati.

John C. Reilly, Ben Whishaw e Colin Farrell in The Lobster - Foto di Despina Spirou
John C. Reilly, Ben Whishaw e Colin Farrell in The Lobster - Foto di Despina Spirou

Il personaggio della Colman potrebbe apparire piuttosto trasparente in un primo momento, ma come rivela lei stessa, “È una specie di poliziotto carcerario.” Le regole che governano l’Hotel sono tediose, complesse e inflessibili. Tutti i detenuti devono obbligatoriamente indossare un’uniforme particolare e seguire un programma rigoroso. Tutti vivono nel terrore di quello che potrebbe accadergli nel caso in cui non si conformassero alle regole. La Colman ci spiega il ruolo del suo personaggio, "È una specie di ‘Infermiera Ratched’ (Ndt L’infermiera del film Qualcuno volò sul nido del Cuculo). È lei che ha il compito di trasformare le persone in animali se non riescono a trovarsi un compagno.”



I boschi

Colin Farrell prosegue nel racconto della trama: “Coloro che mettono in discussione il sistema vivono nella foresta e dedicano la propria vita ad essere il contrario di quello che l’Hotel stabilisce: si dedicano alla solitudine assoluta. Ascoltano la musica, danzano ascoltando la musica attraverso le cuffie, quindi danzano da soli. Se qualcuno si trova in pericolo si astengono dall’aiutarlo, e flirtare è rigorosamente proibito, si sta soli, non si cercano compagni.”

La cosa sorprendente è che anche i boschi sono lo sfondo di un regime ugualmente repressivo e malato. “Si potrebbe pensare che lasciare un sistema così indottrinato come quello dell’Hotel per andare nella foresta significhi ottenere la libertà da tutte le regole e strutture dell’Hotel,” spiega Farrell. “Ma si capisce che qualsiasi tipo di struttura dominante, o di regola dura, imposta sugli esseri umani, prima o poi, si rivela innaturale. In sostanza, il mondo dei Solitari è ugualmente, se non addirittura maggiormente, brutale di quello dell’Hotel.”

Léa Seydoux in The Lobster - Foto di Despina Spirou
Léa Seydoux in The Lobster - Foto di Despina Spirou

Léa Seydoux interpreta il dogmatico capo di questo complesso gruppo. “Il Capo dei Solitari è pur sempre un Capo,” spiega la Seydoux. Il suo personaggio ci appare oscuro e imperscrutabile. Come dice lei stessa, “Credo sia difficile comprenderla perché sinasconde.”

Nel Bosco David incontra una persona verso la quale scopre di provare una profonda connessione: La Donna Miope, interpretata da Rachel Weisz. La Weisz aveva apprezzato enormemente il film Kynodontas, ed era da tempo ansiosa di lavorare assieme a Lanthimos; appena arrivata sul set si è immersa totalmente nel film, senza essersi preparata per il ruolo. Come ricorda lei stessa: “L’unico tipo di preparazione che ho fatto è stato imparare le mie battute , questo perché non era possibile fare delle ricerche per un ruolo del genere.” Il suo entusiasmo per questo progetto è palpabile: “È parte della gioia di questo ruolo,” dice. “In un certo senso è tutta una questione di improvvisazione, non dal punto di vista delle battute o delle parole, ma di quello che accade: imparo a conoscere questo universo nel momento stesso in cui recito.”

The Lobster è stato girato per gran parte in maniera cronologica, questo ha reso possibile un’esperienza recitativa unica. Lee Magiday ci spiega perché: “Colin Farrell è l’unica persona ad essere nel film dall’inizio alla fine. Rachel Weisz è arrivata tre settimane prima della fine delle riprese, proprio nel momento in cui siamo passati dall’Hotel ai Boschi. Non aveva mai incontrato Colin prima e non conosceva nessuno dei membri del cast; è stato fantastico vederla all’opera. È stato come se fosse stata assieme a noi per tutto il tempo.”

Rachel Weisz spiega la sua impressione dei Solitari: “Si tratta di rinnegati, che vivono in contrasto con le regole di questo mondo. Vivono una vita solitaria; nella quale è permesso avere delle amicizie e fare conversazione ma è vietato flirtare, baciarsi e toccarsi, perché è obbligatorio stare da soli. La regola è: bisogna rimanere single; Si tratta di un universo molto regolamentato.”

La Weisz conclude: “Tutto il film è pervaso da molte, molte regole.”

Essendo il cast del film spiccatamente internazionale si è deciso di lasciare usare a ciascun attore il proprio accento originario, come spiega il produttore Magiday: “Si tratta di una società dove ciascuno conserva la propria identità. Questo è stato un aspetto molto importante del film per Yorgos.”

Una scena di The Lobster
Una scena di The Lobster

A Lanthimos piaceva anche l’idea di rinforzare il cast con alcuni locali non-professionisti, come spiega Magiday. “Ciascuna delle persone scelte da Yorgos sente di poter vivere in questo mondo. Ha trovato qualcosa in ognuno di loro e ha cercato di esprimerla sullo schermo.”

Whishaw individua ciò che Lanthimos vuole ottenere dagli attori non professionisti nel film: “A lui piace la loro genuinità, la loro spensieratezza. Sono autentici non pensano ‘è così che bisognerebbe recitare’. Grazie a questo il regista riesce a creare un mondo dove le persone si

comportano in maniera molto particolare, un po’ come nel nostro mondo: che è similmente deforme e sbilanciato.”

Lavorare assieme a degli attori non professionisti è stata una novità piacevole per Farrell, come spiega lui stesso: “A volte più si recita più ci si abitua a certi comportamenti, e ci si affida a determinati tic e tratti del carattere. Quindi, a volte, si cerca di tornare a uno stato di grazia: a una mancanza di consapevolezza, accumulata nel corso di anni di esperienza; e si cerca solamente di lasciarsi andare. Siamo strani noi esseri umani. Balbettiamo, esitiamo, facciamo voli pindarici… Quindi, considerando tutto, lavorare assieme a queste persone è stato davvero bello e semplice; non c’erano linee di divisione fa gli esperti e i non-esperti.”

Sul set regnava una grande democrazia, come sottolinea John C. Reilly, “Siamo vestiti tutti nella stessa maniera e siamo tutti assieme nell’Hotel.” Il set, per gran parte della storia, è quello del Parknasilla Hotel and Resort, a County Kerry, sulla costa Sudovest dell’Irlanda. Tra l’altro la location ha anche ospitato la maggior parte del cast e dellatruppe.

Reilly conclude entusiasta: “È stato un gran bel Campo Estivo, per gli attori del film.”

Le riprese

Sotto molti punti di vista le riprese hanno rappresentato una vera e propria sfida agli standard cinematografici. “Tutto di questo film è non-convenzionale,” conferma Farrell. “il che è fantastico.”

Il film non si poteva permettere il lusso di lunghe prove, cosa che, invece, si è rivelata vantaggiosa. “Yorgos faceva un ciak di prova e a volte anche solo quello andava bene,” spiega Magiday. “Al massimo facevamo una prova e poi iniziavamo a girare. Yorgos ama improvvisare; segue la sceneggiatura ma gli piace anche seguire il flusso dell’energia.” Dempsey aggiunge, “Poiché le performance non vengono imposte agli attori durante le prove, tutto è molto più spontaneo, questo conferisce al film quell’energia che normalmente non si trova.”

Kynodontas e Alps sono stati girati entrambi con dei budget piccolissimi e Lanthimos ne aveva il pieno controllo. Questo, oltre ad essere il suo primo film in lingua inglese, era anche il primo ad essere girato fuori dal suo paese di origine (la Grecia), con un cast e una truppe internazionali.

Il Direttore della Fotografia, Thimios Bakatakis e il montatore, Yorgos Mavropsaridis avevano già collaborato assieme al regista, diversamente dal resto della troupe. Spiega Magiday: “Sul set, Yorgos preferisce quanta più naturalezza possibile. Gli piace farsi trascinare da una scena e andare avanti, piuttosto che fermarsi e poi ripartire. Per lui è importante muovere la Mdp, passare alla scena successiva, mantenendo alta l’energia mentre lavora con gli attori.”

La produzione ha lavorato quasi interamente con luce naturale e senza make-up, come racconta Dempsey: “Non c’è alcun effetto notte e tutti venivano rispediti indietro a farsi togliere il trucco. L’unico momento in cui abbiamo usato le luci è stato di notte. Yorgos e Thimios si intendono alla perfezione.” John C. Reilly si unisce al coro, “La sensazione che ti ispira questo film è di artigianalità. È molto semplice, ma molto ben eseguito; la fotografia e il look appaiono formali.” Prosegue Reilly, “Volendo fare dei paragoni con altri film, mi vengono in mente solo i film di Kubrick, dove tutto viene presentato in maniera naturale e realistica, mentre le circostanze del mondo che raccontano sono particolarmente bizzarre. A volte è anche tutto molto divertente, in modo dark; è disturbante e molto divertente allo stesso tempo.”

Colin Farrell e Rachel Weisz in The Lobster - Foto di Despina Spirou
Colin Farrell e Rachel Weisz in The Lobster - Foto di Despina Spirou

“Non mi sono preparato per questo ruolo perché quello creato da Yorgos è un mondo molto particolare,” spiega Whishaw confermando quanto detto prima dai suoi colleghi. Prosegue, “È difficile distaccarsi dalla sua visione. Credo che voglia tenere tutti all’oscuro, per non cadere in tentazione di pensare troppo allecose.”

Léa Seydoux concorda. “Bisogna seguire le sue istruzioni. Non devi rifletterci troppo perché si tratta di un mondo che non esiste. Ho seguito semplicemente i miei istinti e ho cercato di immaginare come potesseessere.”

“Non devi farti le solite domande che ti fai da attore”, spiega Farrell. “Il trucco è ‘fai il meno possibile’ perché le parole e la struttura delle scene e le dinamiche interne dei personaggi sono talmente particolari che devono essere preservate dall’attore, il quale rischia di arrivare con tutto il bagaglio delle sue opinioni e teorie.” Farrell conclude, “È stato un esercizio molto interessante di moderazione e di fiducia nel materiale.”

Il pubblico

Ben Whishaw spiega “che il film è aperto a una serie di interpretazioni differenti. La trama è molto accessibile, nonostante la sua follia e, contemporaneamente, la sua risonanza è molto estesa.” E conclude: “È molto poetico e provocatorio; è un film molto impegnativo. Essenzialmente è un film che parla dell’assurdità degli esseri umani e delle cose folli che facciamo e che desideriamo e di cui abbiamo bisogno.”

Léa Seydoux aggiunge, “Immagino che questo film farà riflettere gli spettatori. È questo che è importante nel cinema; rappresenta un linguaggio nuovo e un modo nuovo di vedere le cose. Ti fai molte domande dopo aver visto ilfilm.”

John C. Reilly considera che “La cosa che sorprenderà di più il pubblico, oltre all’originalità del film e del mondo in cui è ambientato, è il suo realismo e la sua immediatezza.”

Riflette poi sui temi alla base della storia: “Essenzialmente, sono queste le cose contro le quali lottano queste persone: la solitudine, la difficoltà di trovare un compagno, la preoccupazione di morire da soli; preoccupazioni universali, condivise da ogni essereumano.”

“Quello che mi emoziona di The Lobster”, spiega Rachel Weisz “è la sua originalità, la sua freschezza, il suo essere provocatorio, la sua pericolosità, il suo lato comico e romantico.”

Colin Farrell è certo che gli spettatori si sentiranno, “provocati a reagire. So solo questo,” conclude. “Non credo che nessuno lascerà la sala sentendosi apatico.”

Lee Magiday aggiunge “Non ripropone un genere; è una storia originale, proveniente da una voce originale e raccontata in maniera originale. Spero che le persone si identificheranno con l’emozione, lo humour, la tenerezza e il modo inusuale in cui i nostri protagonisti trovano l’amore.”

“Il film essenzialmente parla dell’amore,” conferma Ed Guiney. “È una meditazione sulla natura dell’amore moderno e credo che gli spettatori troveranno molte sfaccettature dell’amore moderno nel film. Credo sia molto commovente, molto divertente. C’è angoscia e tristezza e un po’ di violenza, ma credo che sarà un’esperienza incredibilmente viscerale.”

“Ritengo che Yorgos riesca ad essere esoterico e accessibile allo stesso tempo,” prosegue Ceci Dempsey “il che è molto interessante. Il film è davvero provocatorio su diversi livelli. In una parola direi che è quasi inebriante.”

Ma l’ultima battuta spetta a Yorgos Lanthimos: “Spero di fare dei film molto aperti, che possano accogliere il punto di vista di ciascuno spettatore. Abbiamo preso decisioni specifiche; si tratta di un film molto particolare, e spero che abbia una voce propria e sollevi delle domande. Ma a parte questo, spero che chiunque lo guardi si senta coinvolto e possa riflettere, ciascuno secondo la propria esperienza. È questo il mio obiettivo per questo film.”