Ieri 19 febbraio 2016, alle 22.30 è morto nella sua abitazione, lo scrittore, saggista, semiologo Umberto Eco

Nato ad Alessandria nel 1932, Eco aveva 84 anni.

Non è solo per Storia delle terre e dei luoghi leggendari, il saggio che tratta di terre e mondi immaginari che ampio spazio dedicava alla Terra di Mezzo inventata da J.R.R. Tolkien.

Lo ricordo perché nel mio caso la lettura di Apocalittici e Integrati, un saggio che analizzava la strutture dei mass media popolari, mi ha dato i primi passi per leggere fumetti, ascoltare musica, vedere TV, con occhio critico, forse smontando i meccanismi del giocattolo, ma consentendomi di iniziare il viaggio che mi ha portato fino a queste pagine.

Affascinato, come milioni di lettori, dal suo romanzo  Il nome della rosa (Premio Strega 1981), non riesco a dimenticare che da studente senza molte disponibilità, acquistai appena uscita l'edizione cartonata di Il Pendolo di Focault, per immergervi in un mondo meta-narrativo, un saggio mascherato da romanzo, che apriva gli orizzonti verso temi, dal complottismo ai templari, che avrebbero dominato la scena mediatica per decenni.

Altro momento spassoso erano le sue Bustine di Minerva, elzeviri che apparivano sull'Espresso nei quali Eco esaminava con arguzia contraddizioni del mondo d'oggi. 

Molta della sua narrativa appartiene a un territorio che se fantastico non è del tutto, è tangente al nostro mondo, alla nostra sensibilità: da L’isola del giorno prima (1994) a Baudolino (2000) senza dimenticare La misteriosa fiamma della regina Loana (2004) e Il cimitero di Praga (2010), fino all'ultimo Numero Zero.

A parte Apocalittici e Integrati, è ricordato per tanta saggistica tra i quali l'importante Trattato di semiotica generale (1975) e, insieme a Jean-Claude Carrière, Non sperate di liberarvi dei libri (2009). A livello personale, oltre che per il Storia delle terre e dei luoghi leggendari, lo ricordo per Storia della Bellezza, e Storia della Bruttezza, e per Diario Minimo, raccolta di elzeviri, dal quale ho appreso, prima di trasferirmi a Milano, del Paradosso di Porta Lodovica.

Addio Professor Eco.