Il Lago dei Cigni è un fumetto scritto da Andrea Meucci, disegnato da Elena Triolo e pubblicato dalla casa editrice Kleiner Flug, pubblicato all’interno della collana Teatro fra le nuvole.

La storia è un libero adattamento fumettistico del celebre balletto russo di Pëtr Il'ič Čajkovskij.

Nella versione di Meucci, la storia inizia con il ventunesimo compleanno del principe Sigfried, collezionista di auto d’epoca e festaiolo incallito con un grande rimpianto: non aver mai dato un toga party. Fino a ora.

Finiti i festeggiamenti, il principe, accompagnato da due amici, si reca nella foresta per una battuta di caccia. Qui incontra la giovane Odette, ragazza-cigno, maledetta da uno stregone, che può assumere sembianze umane solo di notte e solo una dichiarazione di vero amore potrà sciogliere l'incantesimo.

I due inizieranno a convivere finché la madre di lui non lo obbligherà a scegliere una moglie e lo stregone cattivo tenterà di approfittarne.

Inizia così la storia dei personaggi-stereotipi di Meucci. Odette è di giorno un cigno e di notte una ragazza molto femminista che incarna in sé la donna forte e indipendente alla ricerca di una carriera e che non si fa “addomesticare” dall’uomo. Anzi, toccherà proprio a lei il gravoso compito di spiegare al principe che le donne non sono le sue serve, che le relazioni di coppia si basano sui compromessi e che arriva un momento nella vita in cui si è obbligati a crescere (o almeno a cambiarsi i vestiti!).

Sigfried, di contro, è un principe e HR Manager Assistant o come dice lui faccio cose in uffici per gente. Vive la bella vita, tra feste, amici e alcol, ha una madre che lo coccola e lo vizia ed è abituato a non dover alzare un dito perché la gente esaudisca ogni suo desiderio.

Non era facile confrontarsi con una grande opera come quella di Čajkovski. Diamo merito a Meucci per aver tentato l’impresa. Tuttavia, anche se i personaggi-stereotipi sono accurati e i dialoghi azzeccati, la storia non suscita le emozioni sperate, complice uno stile di disegno piatto e spento. Infatti, Il Lago dei Cigni è a tratti noioso e a tratti scontato. Il finale alternativo di Meucci, il sesto dal 1877, rovescia i termini classici della fiaba e delle favole, nonché di molti fantasy canonici, ribaltando i ruoli dei personaggi maschili e femminili. Insomma, il femminismo regna sovrano dall’inizio alla fine, lasciando l’amaro in bocca a chi, per tradizione fiabesca o per stupido orgoglio maschile, vede nel cavaliere il vero eroe delle favole. Tuttavia, il finale “non convenzionale” di Meucci non migliora la storia, anzi, la appesantisce con dialoghi sempre più lunghi e, infine, non lascia nemmeno il piacere dell’happy ending.

Lo stile grafico di  Elena Triolo non aiuta: i disegni sfiorano leggermente la terza dimensione, ma i personaggi restano quasi sempre incollati allo sfondo in un fastidioso 2D. Il fumetto è organizzato come una sequenza di tavole fisse, rigide, collegate tra loro da un misto di racconto fiabesco e ironia sulla contemporaneità.

Il consiglio migliore che posso darvi è quello di valutare voi stessi, sfogliando l’albo sul sito della casa editrice dove trovate le prime sedici pagine (qui).

Se cercate una lettura diversa dalla classica fiaba dove l’eroe bello, forte e autoritario vince sul mago brutto e cattivo, o siete alla ricerca di una storia che esalti la donna indipendente, o, ancora, cercate un fumetto che ironizzi sugli stereotipi della società contemporanea, Il Lago dei Cigni del duo Meucci-Triolo è quello che fa per voi.