Jules Verne è stato uno dei pionieri della narrativa fantastica e fantascientifica. Tutti conoscono il Nautilus, il sottomarino al centro di “20.000 Leghe Sotto ai Mari, ma lo scrittore francese è stato anche l’autore di molte altre storie, come Dalla Terra alla Luna o Il Giro del Mondo in 80 Giorni o, ancora, questo Viaggio al Centro della Terra. Molte di esse, soprattutto, hanno dimostrato col passare del tempo una straordinaria capacità predittiva nella descrizione dei dettagli tecnici quali il funzionamento e le caratteristiche del Nautilus o il punto di partenza e gli accorgimenti necessari per compiere il viaggio verso la Luna. Questi particolari hanno contribuito a rendere Verne una sorta di scrittore di fantascienza ante-litteram, ma non è certo stato solo questo a decretarne il successo. Il motivo è semplicemente che Jules Verne era uno straordinario narratore di storie e di avventure, con una fantasia fuori dal normale per i suoi tempi. Non meraviglia, quindi, che dopo tanto tempo sia ancora spunto e fonte d’ispirazione per libri, film, serie-tv, fumetti e cartoni animati. Tutte opere che di volta in volta prendono in prestito qualche idea o suggestione, rimescolandole con altro per dare origine a qualcosa di nuovo, o adattano i testi originali, dimostrando sempre invariabilmente come le storie di Verne funzionino benissimo ancora oggi.

Proprio quest’ultima strada è quella che hanno deciso di percorrere Claudio Napoli e Marco Lirini nel rendere Viaggio al Centro della Terra un fumetto: nessun aggiustamento o aggiornamento di sorta.

Il risultato è un volume che incuriosisce e intrattiene il lettore, lo fa appassionare alle vicende dei protagonisti e alla fine lo lascia soddisfatto, proprio come accade con le opere di Verne.

Ci sembra, però, che il tono della narrazione sia stato a tratti un po’ abbassato rispetto al romanzo originale. I libri dello scrittore francese sono spesso considerati delle ottime letture per ragazzi, e così è infatti, perché contengono tutti gli ingredienti (dall’avventura al sense of wonder, dal valore dell’amicizia alla crescita dei protagonisti) che riescono a fare presa a quell’età, uniti a buoni valori e a uno stile non banale. Claudio Napoli e Marco Lirini sembrano essersi calati alla perfezione nel solco di questa interpretazione restituendoci, però, una versione che potremmo definire depotenziata e ulteriormente tarata al ribasso come lettura giovanile.

I disegni, infatti, presentano un tratto che potremmo definire disneyano, con personaggi a tratti caricaturali, molto caratterizzati e ben poco realistici, ben diverso e distante da quanto si vede in copertina. Lo stesso dicasi per oggetti e ambientazioni, ma anche per le creature che i protagonisti incontrano lungo il loro cammino. I mostri marini che si incontrano, infatti, come quella specie di colossale coccodrillo (che guarda caso ricorda quello di Peter Pan della Disney) o il dinosauro (con quel muso così tondo e cuccioloso), non sono per nulla spaventosi, bensì simpatici, carini e coccolosi.

La relativa poca enfasi data ad alcuni momenti, così come appunto lo stile di disegno, fanno sì che anche i passaggi più genuinamente drammatici della vicenda risultino solo una parentesi, una pausa nel fluire del racconto. Il lettore, così, non viene fino in fondo coinvolto dalla sorte dei personaggi, inconsciamente convinto che tanto nulla potrà accadergli di male. Se qualsiasi imprevisto o problema potenzialmente mortale viene affrontato solo come una brezza passeggera, il pathos ne risente decisamente.

Forse proprio uno stile più simile a quello della copertina, adottato per tutto il volume e non solo come immagine di presentazione, si sarebbe sposato meglio con alcune delle atmosfere descritte dal romanziere francese nel suo libro.

Dal punto di vista tecnico gli autori hanno adottato uno stile a mezzatinta che ben si sposa con il tratto e riesce a dare profondità e tridimensionalità ai disegni. Per certi versi probabilmente la scelta migliore possibile, anche meglio rispetto all’eventuale uso del colore, per quanto quest’ultimo avrebbe potuto rendere ancor di più il sense of wonder di alcuni scenari immaginati da Verne.

La gabbia adottata è generalmente piuttosto classica, strizzando più volte l’occhio a quella bonelliana, solo in poche occasioni ci si permette qualche splash-page o qualche infrazione alla norma. Nessun esperimento visivo o narrativo, dunque, ma a tutto vantaggio della comprensibilità e della leggibilità.

Per concludere: Viaggio al Centro della Terra di Claudio Napoli e Marco Lirini è un buon adattamento dell’omonimo romanzo di Jules Verne, che si rivolge prevalentemente a un pubblico molto giovane. Non tutte le scelte fatte in fase di adattamento ci hanno convinto fino in fondo, ma facciamo il tifo perché abbiano ragione loro, in quanto si tratta di un fumetto sicuramente valido nel suo complesso.