“Del romanzo tradizionale ho rinunciato agli orpelli” scriveva Filippo Tuena nell’autunno del 2015 per presentare quello che all’epoca era il suo ultimo romanzo, Memoriali sul caso Schumann. “Il diario o il soliloquio – chiamalo se vuoi monologo interiore – riguardano esclusivamente colui che scrive o che bisbiglia. Rinunciano a spiegare, chiudono la comunicazione col mondo esterno. In cambio, si può procedere nelle profondità. Il lettore può inserirsi in queste pagine, può osservare, ma spesso deve ammettere la propria impotenza quando si parla di cose a lui ignote.”

E anche nel suo ultimo romanzo, Com’è trascorsa la notte, lo scrittore romano segue la strada tracciata dalle opere che lo hanno preceduto con soliloqui che si intrecciano, si alternano, ma che non arrivano mai a costruire un dialogo. Mancano quegli orpelli che sul grande pubblico hanno facile presa, sostituiti da brani di varia lunghezza in cui i protagonisti della storia si raccontano senza sapere come le loro parole saranno accolte. A distanziare ancora di più il romanzo dalla narrativa tradizionale la presenza, fra le pagine, di numerose fotografie legate a Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, l’opera dalla quale Tuena è partito per il suo viaggio nell’animo umano.

Già nel 2004 Corrado Augias nella postfazione alla nuova edizione di Il volo dell’occasione scriveva che “Filippo Tuena è uno scrittore piuttosto anomalo nel panorama italiano di questi ultimi anni: autore raffinatissimo, di formazione artistica piuttosto che esclusivamente letteraria, innamorato delle storie e insieme di tutto quello che le storie non possono raccontare e rimane dunque ai loro margini, Tuena con i suoi romanzi ha disegnato nell’ultimo decennio una traiettoria quanto meno originale, se non eccentrica.”

Una traiettoria eccentrica nata per caso “una mattina di maggio” quando, ripensando a “certi desideri di gioventù” che “aveva accantonato per molti anni”, Filippo l’antiquario iniziava a scrivere il suo primo romanzo, una storia d’invenzione ambientata però in un mondo, quello dell’arte, dell’antiquariato e delle biblioteche, che conosceva bene grazie ai suoi studi. È lui stesso a raccontare i dubbi iniziali e il desiderio di dedicarsi alla scrittura nonostante ingenuità e pudori che costellavano le sue giornate in Manualetto pratico a uso dello scrittore ignorante.

Alcuni romanzi d’invenzione immersi nel fantastico, come i fantasmi di Il volo dell’occasione o i lupi mannari di Cacciatori di notte, prima di passare alla riscrittura di storie realmente accadute. Una riscrittura sognata, perché nelle sue pagine c’è sempre una presenza estranea alla storia di coloro che dovrebbero essere i protagonisti, come lo scrittore che indaga sulla storia dei Reinach in Le variazioni Reinach, o l’uomo in più che affianca la spedizione di Scott in Ultimo parallelo, e che trova la sua forza nel rapporto fra la storia narrata e le nostre lacune nella conoscenza di quella storia.

Sempre Augias scriveva che “vediamo scorrere, ancora una volta, personaggi che appartengono alla memoria e che si confondono, nella rilettura, a immagini reali, del nostro vissuto”. E così i personaggi di Shakeaspeare, esseri umani e fate, attori e folletti, tornano per un’opera che non è una mera riproposizione di quella commedia andata per la prima volta in scena oltre 420 anni fa ma che dialoga con il lettore e con essa. Perché, come ha affermato recentemente Tuena in un’intervista, “il vero argomento dei miei libri è la descrizione delle macerie che emergono dall’impatto che la storia narrata ha col narratore”.

La sinossi

Una notte trepida e incantata, interminabile, una notte animata da fate e folletti, da innamorati resi ciechi dai volubili capricci della passione, da attori che sfuggono al loro copione. È il Sogno di una notte di mezza estate, che Filippo Tuena rievoca esplorandone le profondità più nascoste, impadronendosi del testo shakespeariano e lasciandosene possedere, per dare vita a un romanzo che è, insieme, un atto d’amore nei confronti della letteratura.

E di una donna misteriosa, sfuggente come una princesse lointaine della tradizione cortese, a cui uno scrittore senza nome rivolge un lungo canto, convocando i personaggi di William Shakespeare – Ermia e Lisandro, Teseo e Ippolita, Titania e Oberon, Bottom con la sua testa d’asino e il beffardo Puck – perché intessano una volta di più le loro trame e, così facendo, lo aiutino a riconquistare l’amata. Paradigmi di una fenomenologia dell’amore sensuale, effimero, gioioso o incomunicabile, destinato alla sconfitta eppure irreprimibile, questi personaggi diventano – in Com’è trascorsa la notte – emblemi di una condizione universale, trasfigurata, nelle ultime pagine, in visioni del cosmo in cui corpi celesti e corpi umani sembrano soggetti alle stesse forze di attrazione e ripulsa.

L’esito è una sinfonia di riprese, contrappunti e variazioni, il cui inestricabile fil rouge è il magico distillato di viola del pensiero che, versato sulle palpebre degli addormentati dal folletto Puck, fa cadere chiunque nell’incantesimo d’amore, o funge da narcotico per lenire l’amarezza che sorge insostenibile quando ci si rende conto che il domani sarà doloroso e l’amato perduto per sempre. Seguendo la scia di questo distillato portentoso, Filippo Tuena compone un romanzo immaginifico in cui saggio e narrazione si fondono in un’armonia gioiosa e perturbante, intima e fiabesca. E trascina il lettore, pagina dopo pagina, a un finale inatteso e spiazzante, in cui amore e morte giungono a coincidere in un ultimo atto, in un ultimo attimo di sogno.

Un brano

Scriverò di quel che ho provato nell'amare e nell'essere amato, nell'abbandonare e nell'essere abbandonato. Ah, la mia vita, m'accorgo adesso, s'è svolta tra queste due sponde, nel mare agitato che le separa e le unisce. Amore, passione e morte.

L’autore

Filippo Tuena è nato a Roma nel 1953. Laureato in Storia dell’Arte, fino al 1996 ha portato avanti l’attività antiquaria della famiglia. In seguito si è trasferito a Milano.

Ha esordito nella narrativa nel 1991 con Lo sguardo della paura (Premio Bagutta Opera Prima). A questo romanzo hanno fatto seguito Il volo dell’occasione (1994, nuova edizione 2004), Il diavolo a Milano (1996, nuova edizione 2005), Cacciatori di notte (1997), Tutti i sognatori (1999, Superpremio Grinzane-Cavour), Michelangelo. La grande ombra (2001, nuova edizione 2008), La passione dell’error mio. Il carteggio di Michelangelo (2002), Quattro notturni (2003), Notturno. Un preludio e sette scene per Giulio II e Michelangelo (2003), Le variazioni Reinach (2005, Premio Bagutta), Michelangelo. Gli ultimi anni (2006), Ultimo parallelo (2007, Premio Viareggio, nuova edizione 2013), Manualetto pratico a uso dello scrittore ignorante (2010), Stranieri alla terra (2012), Quanto lunghi i tuoi secoli (Archeologia personale) (2004), Memoriali sul caso Schumann (2015) e Com’è trascorsa la notte. Il sogno (2017).

Filippo Tuena, Com’è trascorsa la notte. Il sogno

Il Saggiatore – La Cultura – Pag. 232 – 20,00 € – Ebook 8,99 €