Quando Star Wars debuttò il 25 maggio 1977 al Grauman’s Chinese Theater di Hollywood, nonostante la critica avesse accolto tiepidamente questo film in bilico tra la fantascienza epica e lo zen, al botteghino si formò una tale coda che la gente fu costretta a disporsi intorno all’isolato; fu l’inizio di un fenomeno che ha esercitato e continua a esercitare un’inesorabile forza di attrazione sull’immaginario collettivo e l’imminente arrivo dell’ultimo film della serie, Star Wars III, la vendetta dei Sith, non fa che rinverdire i fasti di Darth Vader, Luke Skywalker e tutti gli altri.

Star Wars resta un’esperienza unica che non ha solo spinto signore di ogni età ad acconciarsi i capelli nello stile definito “torte di mucca” ma ha cambiato radicalmente e per sempre la gestione degli affari a Hollywood, soprattutto per quel che riguarda il merchandise.

Dopo il rifiuto della United Artists e della Universal, George Lucas approdò alla 20th Century Fox che realizzò il film per la modica cifra di undici milioni di dollari; da allora Star Wars ha incamerato al box-office la bellezza di quasi tre miliardi e mezzo di dollari; il colpo da maestro di Lucas fu, però, l’aver persuaso la Fox a cedergli i diritti di sfruttamento commerciale, che all’epoca non erano considerati una fonte primaria di guadagno. Fino adesso la Lucasfilm ne ha ricavato oltre nove miliardi (sempre di dollari) e narra la leggenda che gli incauti produttori esecutivi presero a testate le loro scrivanie in modo così violento che è ancora possibile udirne l’eco.

Oggi, giocattoli e qualsiasi altro gadget legato a un film rappresentano il punto centrale di sfruttamento per qualsiasi pellicola; e se prima di Star Wars l’estate era considerata un periodo per così dire di bassa stagione cinematografica, oggi questo è diventato impensabile. Quest’estate ci attendono Batman Begins, i Fantastici Quattro, La Guerra dei Mondi, Madagascar e soprattutto un cumulo di giocattoli.

Molti di questi film non potrebbero essere realizzati senza le sofisticate tecniche moderne e tutti sanno che fu Lucas a rivoluzionare i film con la sua Industrial Light & Magic, che per lungo tempo è stata l’unica casa di produzione in grado di far volare le astronavi, camminare i dinosauri, far interagire i Grateful Dead con il proprio leggendario logo e… far recitare Schwarzenegger.

Ma giocattoli ed effetti speciali da soli non bastano a spiegare la dedizione incondizionata dei fan; la risposta sta forse nel fatto che Star Wars può essere letto come il mito moderno dell’eterna lotta del bene contro il male e frasi come “Che la forza sia con te” sono diventate parte della nostra cultura. All’eterna validità dei miti vanno ascritti anche i “riti di passaggio” di Luke Skywalker o l’artificio scelto da Lucas di far iniziare la narrazione in medias res, secondo la tradizione tragica greca.

Anche se molti fan hanno storto il naso davanti agli Episodi I e II, proclamando che gli effetti speciali hanno, a lungo andare, privato la saga del suo fascino o che gli attori attuali non mostrano lo stesso affiatamento di Mark Hamill, Harrison Ford e Carrie Fisher, un’ondata di eccitazione agrodolce ha sommerso le legioni di irriducibili affezionati consci del fatto che La vendetta dei Sith sarà l’ultimo episodio, almeno per il grande schermo.

Proprio così: il mito è duro a morire. Lucas ha recentemente annunciato i suoi progetti futuri per due serie televisive di cui una a cartoni animati e l’uscita di una dozzina di romanzi che continueranno a far sognare nuove e vecchie generazioni.

“Il cerchio si è chiuso”, ma la storia continua.