Dopo aver rivissuto il suo compleanno e la propria morte a fine giornata, Tree  è finalmente riuscita a interrompere il loop temporale nel quale si trovava intrappolata. Fermata Lori, la sua compagna di stanza decisa a farla fuori, e resasi conto di dover superare la morte della madre e riallacciare i rapporti con il padre, la ragazza ha persino trovato l’amore con Carter. Purtroppo però per Tree l’incubo non è ancora finito e, a causa di un esperimento sulla manipolazione del tempo condotto dal compagno di stanza di Carter, si ritrova di nuovo intrappolata nello stesso giorno… anche se questa volta in un’altra dimensione dove sua madre è ancora viva, ma il serial killer vestito da mascotte del college continua ad uccidere.

Auguri per la tua morte scritto e diretto da Christopher B. Landon, rientra nella ormai ampia scuderia di horror o pseudo tali, prodotti dalla Blumhouse Productions. Con un basso budget ma una forte idea di partenza, la casa di produzione americana ha rivoluzionato il genere con titoli come Paranormal ActivityInsidious, e Ouija ma anche Split di M. Night Shyamalan, incassando sempre cifre considerevoli (Auguri per la tua morte è costato 4.8 milioni di dollari ma ne ha guadagnati 114.9 milioni). 

Non disdegnando di utilizzare i sequel per i prodotti di successo era inevitabile che la Blumhouse producesse anche Ancora per la tua morte, riportando Tree a rivivere ossessivamente lo stesso giorno. Se nel capitolo precedente l’evidente riferimento era a Ricomincio da capo, questa volta si cita Ritorno al futuro 2 e gli universi paralleli. Più che con la ripetuta minaccia del serial killer, ora la scream queen se la deve vedere con una questione più morale che di sopravvivenza: rimanere nell’universo in cui sua madre è ancora viva o in quello in cui ha trovato l’amore?

Se l’intento di dare una direzione pedagogica alla serie è pure ammirevole, i risultati purtroppo non sono sufficienti. Naturale che non si potesse pretendere una profondità psicologica, ma il ritmo viene sacrificato eccessivamente in favore dei dilemmi morali della protagonista. L’inevitabile schema a ripetizione geniale nel primo capitolo, qui non aiuta e spesso ci si annoia un po’ troppo.