Le dichiarazioni di J.K. Rowling proprio non devono essere piaciute a Terry Pratchett, se quest'autore dallo sconfinato senso dell'umorismo ha deciso di prendere carta e penna e rispondere per le rime alla mamma del maghetto più conosciuto al mondo.

Procediamo con calma nell'esposizione dei fatti. Tutto ha avuto inizio con un'intervista rilasciata dalla Rowling a Lev Grossman del Time magazine, nella quale la scrittrice ha dichiaratao di non essere una grande appassionata del genere fantasy e che comunque sta cercando di sovvertire questo genere.

In poche righe è questo che riporta la sezione dello spettacolo del sito della BBC. Eppure se ci si prende la briga di leggere l'articolo incriminato, ossia l'articolo nel quale sono state riportare le dichiarazioni incriminate, la questione si complica.

La Rowling ha dichiarato di aver capito solo dopo la pubblicazione di Harry Potter e la pietra filosofale di aver scritto un libro fantasy. "E' la verità - ha aggiunto - C'erano gli unicorni, un castello, ma in realtà non avevo pensato cosa questo potesse significare. Penso che la ragione per cui non l'ho capito prima è che non sono una grande fan del fantasy".

Come riportato dal giornalista, la Rowling non ha mai finito di leggere il Signore degli anelli e non ha mai letto Le Cronache di Narnia di C.S. Lewis (sebbene molti abbiano paragonato le avventure di Harry Potter a quelle dei ragazzi creati da Lewis).

Clive Staples Lewis
Clive Staples Lewis
Il perché è presto detto: il sentimentalismo di Lewis le dà sui nervi. "C'è un punto nel libro nel quale Susan, la ragazzina più grande, non è più sensibile al richiamo di Narnia perchè inizia a interessarsi al rossetto. Susan perde la fede perché ha scoperto il sesso. E ho seri problemi con cose come queste".

Grossman puntualizza che è proprio questa mancanza di sentimentalismo, il realismo e il rifiuto di rifugiarsi nei cliché del fantasy che fa della Rowling la più grande scrittrice di fantasy. Non contento il giornalista si lancia in un'analisi dettagliata di questi cliché: le opere fantasy, in fondo, tendono a essere conservatrici, nella politica, nella cultura e nella psciologia; sono ambientate in un ideale, romantico mondo pseudofeudale dove dame e cavalieri danzano a suono di flauti, arpe e tutto il campionario di strumenti musicali medievali e rinascimentali.

I libri della Rowling non sono così. Le sue storie non sono ambientate in un mondo inventato, come può essere Narnia (o la Terra di Mezzo e il Mondo Disco, ndr) ma una moderna città babbana degli anni Novanta.

Secondo Grossman, quindi, la Rowling ha adattato questo genere "intrinsecamente conservatore" al suo modo di pensare progressista. Di ciò ne è un chiaro esempio la secolare Hogwarts, scuola mista, multiculturale e multirazziale.

Se si trova un pizzico di sentimentalismo nel libro, magari legato alla triste vita di Harry, orfano angariato dalla famiglia, questo è strumentale. Ci si potrebbe aspettare che la vita per il brutto anatroccolo una volta salito sull'espresso per Hogwarts al binario 9 e 3/4 sia tutta rose e fiori. Invece non è così: perché a scuola Harry conoscerà l'imbarazzo, il pregiudizio, tristezza, rabbia, povertà e morte.

A questo la Rowling ha risposto: "Sto cercando di sovvertire il genere. Harry entra in questo mondo magico, ma siamo sicuri che sia migliore di quello che ha lasciato? Se è migliore è solo perché ha incontrato persone più gentili con lui. La magia non rende il suo mondo migliore. E' l'amicizia che lo rende migliore. Per molti versi la magia non fa altro che complicargli la vita".

Sono queste le dichiarazioni che hanno scatenato le ire di Terry Pratchett, accusato da alcuni opinionisti di essere invidioso per il solo fatto che la Rowling vende molto più di lui.

"Perché sembra che le continue lodi alla Rowling possano essere fatte solo a spese degli altri autori fantasy? Ora dobbiamo anche sentir dire che prima di Harry Potter la letteratura fantasy era invasa da cavalieri e dame che danzano Greensleeves".

Pratchett aggiunge: "Sin dalla pubblicazione del Signore degli anelli, che ha rivitalizzato il genere fantasy, gli autori hanno giocato con il genere, reinventandolo, sovvertendolo e adattandolo ai tempi che cambiavano. Nel fantasy si annoverano anche alcune delle migliore opere per bambini scritte da autori sottovalutati".

Pratchett ha poi concluso le sue rimostranze con l'ironia che contraddistingue tutto il suo lavoro: "La Rowling dice di non aver realizzato che il primo libro di Harry Potter è un libro fantasy se non dopo la sua pubblicazione. Ora, non sono il più grande esperto mondiale, ma dico: maghi, streghe, troll, unicorni e parole occulte, rane di cioccolata in grado di saltare, gufi magici, cibo magico, fantasmi, manici di scopa e formule magiche, non avrebbero dovuto darle almeno un indizio?".

La lettera di Pratchett è diventato un vero e proprio caso internazionale, e sulla questione è intervenuto anche lo scrittore Neil Gaiman (che con Pratchett ha scritto a quattro mani Good Omens). Sul suo blog, Gaiman ha risposto a un fan che aveva chiesto un'opinione su questo "battibecco" fra titani fantasy del Vecchio Mondo.

Neil Gaiman
Neil Gaiman
Il commento di Gaiman è stato lapidario: l'articolo è stato scritto male da un giornalista che aveva fatto un pessimo lavoro di ricerca.

Ciò che ha colpito di più lo scrittore è stata l'affermazione secondo la quale alla Rowling darebbe sui nervi il sentimentalismo di Lewis. "Mi sono ricordato di un'intervista di miss Rowling nella quale lei affermava di amare le Cronache di Narnia".

A Gaiman sono bastati pochi minuti di ricerca (di "googling", come lo chiama lui) per scovare un articolo del Telegraph del 1998 nel quale ha trovato il seguente passaggio: "Ancora oggi, se mi trovo in una stanza con uno dei libri di Narnia devo prenderlo al volo per rileggerlo".

Per l'autore questo caso montato intorno ai maggiori scrittori fantasy inglesi ha una semplice soluzione: "l'immagine del fantasy che il giornalista ha dipinto è una balla, e penso che Terry abbia deciso che andasse detto".

Gaiman non ritiene che la lettera al Times sia un attacco alla Rowling, secondo lui l'intervento di Pratchett era diretto contro il giornalista, ma va da sé che un titolo del genere: La rabbia di Pratchett contro il giornalismo scadente, non sarebbe stato altrettanto appetibile per i media che hanno dato risalto alla notizia.

Del resto per i giornalisti è molto più semplice parlare in termini assoluti, parlare di una realtà in cui tutto è bianco o nero senza sfumature intermedie, conclude Gaiman, perchè, in fondo, i giornalisti partono dall'assunto che tutto il fantasy non abbia avuto mai alcun merito. "Non sono sicuro che scrivere lettere al Sunday Times possa mai cambiare questo modo di pensare".

Come dare torto a Gaiman, quando anche noi di FantasyMagazine ci siamo trovati costretti a rispondere per le rime a chi si è dilettato di dipingere un'immagine non troppo lusinghiera del lettore fantasy?