Patience Portefeux è una bellissima donna di mezz’età che vive nella periferia di Parigi in un quartiere un po’ degradato, dove i francesi hanno lasciato il posto agli immigrati. Ma non è dovuta stare sempre attenta al portafoglio, da piccola ha girato il mondo con i genitori, una coppia con madre francese e padre arabo che, partiti dal nulla e facendo soldi in modi non sempre legali, le hanno permesso una vita agiata. Anche il marito defunto ormai da vent’anni non era uno stinco di santo ma riusciva a far vivere lei e le due figlie nel lusso, però da diverso tempo Patience si trova a barcamenarsi tra i debiti. Lo stipendio come traduttrice di intercettazioni in lingua araba di piccoli spacciatori per la polizia non le consente di coprire tutte le spese, ma se è stata l’occasione per conoscere il commissario capo e iniziare con lui una relazione sentimentale. Quando però capisce che in un traffico di droga è coinvolto il figlio della badante di sua madre fa di tutto per tirarlo fuori dai guai, ingannando la polizia grazie alla sua posizione privilegiata. Patience capisce che è arrivata la sua chance per sistemare i problemi finanziari e coglie l’occasione al balzo senza pudori morali o paure.

Diretto da Jean-Paul Salomé e presentato al Biografilm 2021, La Padrina – Parigi ha una nuova regina è il nuovo film in cui giganteggia e gigioneggia una Isabelle Huppert che da sola fa tutto. La pellicola tratta dal romanzo omonimo di Hannelore Cayre è un thriller noir che tocca solo tangenzialmente e senza problematicità, la società multietnica francese pur essendo calato in essa. Patience fa la traduttrice per la polizia, ma la lingua da lei parlata avrebbe potuto essere una qualunque, non per forza l’arabo, e il film non sarebbe cambiato di una virgola. A Jean-Paul Salomé anche sceneggiatore de La Padrina – Parigi ha una nuova regina, non interessa la rappresentazione di una metropoli multietnica e le conflittualità che il rapporto tra culture diverse possono scatenare, ma è solo la protagonista l’unico ago morale da seguire. 

Patience non è francese o araba, non segue le leggi dettate dallo Stato ma ha vissuto abbastanza, e abbastanza liberamente da decidere per se stessa. Non si fa scrupoli nel mostrarsi rubare un giocattolo da pochi euro al figlio del commissario, così come non si fa problemi nell’usare la sua posizione all’interno della polizia per i propri affari o approfittarsi dell’uomo che la ama per avere delle informazioni. Rischia perché ha assaporato la libertà di una vita che inizia a rimpiangere, e nonostante la sua condotta a dir poco ambigua, lo spettatore è sempre accanto a lei, prova simpatia per la sua indipendenza. Il gioco funzione e Isabelle Huppert con il suo corpo minuto dotato di un carisma impressionante, mostra quanto un attore possa essere il film.