Edizione Tabula Fati ha pubblicato il nuovo romanzo di fantascienza di Valentino Poppi, autore bolognese vincitore due volte del Trofeo Rill (2017 e 2020). Di lui abbiamo già recensito la raccolta di racconti Via d'Uscita, edita da Acheron Books.

L'autore ha pubblicato un nuovo romanzo, Fuga da Amaltea, che segue la linea dei precedenti racconti: fantascienza nuda e cruda, di quella classica (viaggi spaziali, crio-stasi, stazioni orbitali…), ambientata in parte sulla Terra e in parte in un impianto di estrazione mineraria su Amaltea. Un luogo di sola andata, in cui l'Asteroidal Mining Society, azienda capeggiata dallo spietato signor Hasegawa, nasconde un grande e inquietante segreto…

Fuga da Amaltea è un fanta-thriller dal ritmo serrato, condensato in circa 200 paginette, che si legge tutto d'un fiato perché la storia fila come il razzo che porta il protagonista Alex Saw fino al sito minerario di Amaltea. Al suo fianco, l'agente Mark, lasciato indietro dai suoi stessi compagni durante un'evacuazione, e il pazzo drogato Fernando, la cui pena di morte è stata commutata per essere venduto come "schiavo" alla compagnia mineraria.

Questa nuova "tratta degli schiavi", dietro cui girano vari interessi economici e gran parte della trama, è uno dei temi permeanti del romanzo: i detenuti condannati a morte vengono "venduti" alle varie compagnie per essere sfruttati fino alla morte come operai nello spazio, e non solo… Un altro filo della vicenda è il desiderio di vendetta che anima i protagonisti, in particolare Alex Saw: figura carismatica, emblematica, un po' il MacGyver della situazione, forse persino troppo perfetto, che non perde mai la calma di fronte a tutti gli ostacoli che si frappongono nel suo cammino. Se da un lato è l'anima del romanzo, dall'altra manca un po' di caratterizzazione, dato che di lui il lettore, fino alla fine, non sa proprio nulla. Anche tutta la fantomatica vendetta che lo guida, che pare la sua ragione di vita… anche alla fine del romanzo non viene in pratica spiegata, lasciando al lettore un senso di mancanza e di amaro in bocca. Lo stesso dicasi della figlia di Alex, Katia, che compare in due o tre passi come "spalla" per risolvere la situazione del padre, ma che alla fine esiste nella trama solo con questo scopo.

Dunque nel romanzo la caratterizzazione dei personaggi è lasciata in secondo piano, a favore della trama puramente fantascientifica e di uno stile di scrittura più "visivo" che introspettivo, più "logico" che psicologico, fondata sui dialoghi e su descrizioni scarne e mirate alla trama stessa. Probabilmente un retaggio della carriera dell'autore, ingegnere elettronico, che appunto si concentra su elementi di fanta-ingegneria e sulle interazioni con i computer più che su quelle umane. Certo è che, nel corso del romanzo, non c'è nessuna evoluzione dei personaggi, che dall'inizio alla fine pensano e agiscono allo stesso modo e perseguono sempre lo stesso scopo: sopravvivere e vendicarsi. Il come è fondamentale. Il perché… non è evidentemente il punto rilevante per l'autore.

Pur con queste limitazioni (che per alcuni lettori interessati solo al nudo scorrere della vicenda possono comunque essere punti di forza), Fuga da Amaltea è un romanzo ben scritto (nel testo si trovano soltanto un paio di errori di battitura), intrigante e che, tra un capitolo e l'altro, lascia il lettore col fiato sospeso, con la voglia di andare avanti fino alla fine. Una lettura d'evasione certamente consigliata per chiunque ami i romanzi di fantascienza.