Finalmente il mondo del fumetto italiano torna ad avere una rivista contenitore dove trovano spazio le giovani forze del panorama fumettistico nostrano.

I tipi della Free Books, con coraggio, cominciano a lasciare un forte segno editoriale, puntando su autori che si sono sviluppati nel sottobosco florido nato all’ombra dei due grandi alberi del fumetto italiano: Bonelli e Disney

Brand New si sforza di dare un’offerta più che mai variegata spaziando tra i generi e le tendenze più disparate e rappresentative della realtà italiana. Troviamo fumetto d’azione e fantastico, magari già pubblicato in Francia; materiale proveniente da editori minori poco reperibili e noto solo agli appassionati; vignetta satirica e strisce umoristiche come Giast e il Vecio della Montagna, già note ai blogger del Web. 

Le tre storie che ci interessano sono chiaramente inerenti al fantastico: Fantaghenna, di Giovanni Gualdoni, Giustina Porcelli, Stefano Turconi; 3200 di  Manfredi Toraldo e Francesco Lo Storto e infine Rose, di Roberto Cardinale, Stefano Nocilli e Alfredo Orlandi.

Fantaghenna

Il soggetto di Gualdoni è interessante, costruisce una vicenda originale, simpatica e gustosa su materiale molto conosciuto: le fiabe. Gli autori immaginano una guerra tra i personaggi positivi della fantasia (i fabunati) e i malvagi.

I cattivi vincono e i fabunati vengono esiliati sul nostro mondo, precisamente a Venezia insieme a noi comuni mortali. Durante i festeggiamenti per l’anniversario della vittoria dei cattivi, un’attentatrice dei fabunati cerca di far fuori i reggenti cattivi dell’impero Capitan Uncino, la Regina di Cuori e la Strega dell’Ovest, l’attentato fallisce ma la terrorista si dilegua per tornare a Venezia.

I protagonisti sono i tre giovani principi imperiali malvagi, che si lanciano all’inseguimento della maga dei fabunati. La storia è scorrevole e godibilissima, si tratta di un canone rodato e che, dall’enorme successo di Witch in poi, sta definendo un genere ben preciso: eroi magici, per un pubblico giovane (lo stesso di Buffy, delle Witch e della maggior parte dei manga).

La forza e l’originalità del soggetto stanno nel simpatico rimaneggiamento delle celebrities fiabesche (più sulla tradizione Disney che su quella di Shrek) e sull’inserimento di Venezia come luogo fantastico dalle notevoli potenzialità narrative. Lo stile grafico dell’abile Turconi è un ottimo esempio di quella nuova onda italiana che da Alessandro Barbucci e Barbara Canepa (creatori delle Witch e del bellissimo Sky Doll) ha iniziato a far scuola anche all’estero offrendo un’originalissima sintesi tra il classico fumetto Disney Italia (Giorgio Cavazzano tra tutti), il manga e la linea chiara alla francese.

Il risultato è questo segno pulito e cartoonesco, leggibilissimo e dolce, rigoroso nelle architetture, espressivo nelle caratterizzazioni e perfettamente in grado di rendere questo tipo di fumetto che è per ragazzi, ma non solo. Da sottolineare, in positivo, l’azzeccata colorazione a mano che scalda i toni e li rende adatti alla fiaba e, in negativo, il pessimo carattere usato, forse dall’editore, per le onomatopee che è fortemente fuori luogo.  

3200 Le api non si riconciliano- di Toraldo e Lo Storto.

3200 è il seguito di una celebre collana, 2700, che negli ultimi anni ha circolato nel sottobosco editoriale italiano in forma quasi di Fanzine, e che ha avuto il merito di essere un tenace tentativo di fare fumetti fantasy classici in un paese dove non se ne vedono né prima, né dopo il boom cinematografico del Signore degli Anelli. 

3200 Non sembra discostarsi troppo da quello che era il suo predecessore, purtroppo un prodotto poco originale che probabilmente piacerà a tutti coloro che si entusiasmano per qualunque veste magica o spadone.

I testi di Toraldo sono interessanti, e la vicenda abbastanza intrigante, ma non molto originale se pur evochi tematiche sul potere e la diversità: “Cinquecento anni fa l’intero continente era governato da una chiesa che basava il proprio potere sulla bugia, sosteneva che per volontà divina solo un uomo e una donna assieme potessero comandare le sinapsi, i cristalli che azionano ogni tipo di macchinario.

I fanti, una mutazione che cominciò a diffondersi tra i nuovi nati, perfetti androgini misero in pericolo questo dogma e vennero quindi additati come esseri demoniaci…”, l’autore si difende meglio nei dialoghi e nel ritmo narrativo che nell’idea di fondo. L’ambientazione è abbastanza complessa e il lettore non è facilitato dal testo a entrare nella storia. 

I disegni di Lo Storto fanno bene il loro lavoro ma nulla più. Per quanto meticoloso e adeguato possa essere il chiaroscuro all’italiana (Edizioni Bonelli, Lazarus Ledd), il vero problema risiede nell’immaginario che sta dietro al concept della storia. Eccetto che per pochi elementi incisivi (la guardia con basco e alabarda o la statua del grifone), tutto il concept è di scarsa originalità dando vita a un'ambientazione che è un non luogo, o un luogo fantasy qualunque.

La personalità dell’autore non traspare da dietro la cortina dei luoghi comuni grafici, pescati a piene mani dal pentolone di manga e giochi di ruolo. I protagonisti sembrano presi direttamente da un videogioco giapponese o da un manga di dieci anni fa. Il risultato è un fumetto dignitoso ma che difficilmente potrà affascinare i non fanatici del genere; i testi avrebbero reso meglio, se spinti da un immaginario visivo più originale e da una tecnica meno convenzionale. Speriamo in bene per lo sviluppo della storia. 

Morti si Nasce di Cardinale, Nocilli, Orlandi. 

Un bambino morto con in testa una zucca di Halloween che aiuta a mettere ordine nella mente di una ragazza in coma. Di nettissima influenza americana, anche per l’ambientazione, la storia deriva direttamente dalla corrente dei comics nata negli anni 90 da Neil Gaiman (Sandman, Death, Costantine) e James O’Barr (Il Corvo).

Il  mondo magico si sposa con la nostra realtà quotidiana, mescolando incantesimi, misteri e drammi. L’incontro di questo tipo di fantasy, tipicamente dark, con i rappresentanti dell’immaginario infantile di primi ‘900, il piccolo principe e little nemo, crea un interessante mélange narrativo. 

I dialoghi sono frizzanti e spiritosi: “Mi chiamo Mickey. Sono morto tanto tempo fa. Però a volte ritorno.” Il tono è intimo e pacato, crea un buon contatto col lettore e facilita lo scorrere della storia. I disegni di Orlandi si rivelano adatti e altamente cinematografici nell’ottimo monocromatismo anche se, a volte, scadono in un rigido iperrealismo un po’ freddo. L’autore decolla decisamente, quando si stacca dalle convenzioni fotografiche ( Mikey, il teatro con drago e rose).

Copertina di Marco Turini

128 pagine a 4 colori – formato 19,5 x 26,5, Brossura, € 6,90