Leggere Storie della tua vita di Ted Chiang è un po' come aprire il cofano di un motore che funziona con leggi fisiche che non dovrebbero funzionare insieme – eppure girano. Chiang mette fede e razionalità sullo stesso banco da lavoro e ti fa vedere come, invece di scontrarsi in una collisione frontale, si intrecciano in una danza complicata, piena di vibrazioni e risonanze.
Diamo quindi uno sguardo ad alcuni dei racconti dell'antologia, quelli che più nello specifico sembrano affrontare questo dilemma.
La Torre di Babilonia è il mio tipo di storia: pura ingegneria visionaria. Immagina di scalare letteralmente fino alla volta celeste, non per fede cieca, ma perché vuoi vedere com'è fatta. Hillalum, il protagonista, è sospeso tra due forze – la curiosità scientifica (quella spinta a "scavare la volta" e capire il meccanismo) e l'incertezza morale di star mettendo le mani dove forse non dovrebbe. È come quando apri un componente sigillato: sai che osservarlo cambierà il sistema, ma la tentazione di sapere è troppo forte.
Poi arriva Divisione per zero, e qui le cose si fanno davvero instabili. Una matematica scopre che i fondamenti della sua disciplina – la matematica, quella cosa che dovrebbe essere solida come un bullone ben serrato – sono incoerenti, arbitrari. È una crisi di stato. Se la scienza non ti dà certezze assolute, dove le trovi? Il racconto ti mostra come perdere fede nella scienza produce lo stesso smarrimento esistenziale di perdere la fede religiosa. Razionalità e credenza collassano l'una sull'altra: la protagonista scopre l'autocontraddittorietà del sistema in cui aveva sempre creduto. La scienza non basta a dare senso al mondo, e lei finisce per cercare qualcosa che va oltre la pura logica – interrogandosi sui limiti della conoscenza razionale e sulla necessità di significati più… umani, spirituali.
Ma il vero capolavoro è Storia della tua vita. Il racconto che dà il titolo all'antologia, e che ha ispirato il film Arrival. Qui Chiang costruisce un esperimento mentale perfetto: cosa succede quando impari un linguaggio che ti fa percepire il tempo non come una freccia, ma come un campo? Louise Banks, la linguista, acquisisce il linguaggio degli eptapodi e improvvisamente vede il tempo come un tutto simultaneo. È una sovrapposizione quantistica applicata alla coscienza umana.
Il dialogo tra scienza (fisica, linguistica) e una visione quasi mistica diventa centrale: c'è il principio di Fermat – quello variazionale, teleologico – che contrasta con la nostra visione causale, sequenziale del mondo. È come se gli alieni operassero con una meccanica dove l'effetto e la causa sono reversibili, dove il futuro influenza il presente tanto quanto il passato. Il confronto tra le nostre strutture scientifiche e quelle aliene si trasforma in una riflessione profonda su libero arbitrio, predestinazione, e sulla possibilità stessa di "conoscere il futuro" – temi che intrecciano scienza e filosofia religiosa in modo indissolubile.
Louise acquisisce questa capacità di percepire il tempo come collettore completo, e la sua visione entra in conflitto diretto con la concezione scientifica classica di causalità e scelta. Ma ecco la cosa straordinaria: lei abbraccia comunque la consapevolezza del futuro. Sa cosa accadrà – anche il dolore, la perdita – eppure sceglie di vivere pienamente ogni momento. È una forma di fede nell'accettazione del destino che si intreccia perfettamente con la razionalità della sua comprensione linguistica e scientifica. Secondo Chiang, il futuro è già scritto (determinismo puro), ma questo non porta alla rassegnazione. Vivere significa accettare e dare senso all'irrimediabilità. È bellissimo e straziante insieme.
Chiang continua a tormentare il tema della predestinazione: possiamo davvero scegliere il nostro destino in un universo governato da leggi fisiche rigorose? In L'inferno è l'assenza di Dio, fa qualcosa di radicale: immagina un mondo dove il divino è tangibile, misurabile, documentabile. Angeli che appaiono, miracoli statisticamente rilevabili. Ed ecco il paradosso: quando Dio è evidente e osservabile, credere diventa una scelta razionale, un calcolo probabilistico – non più un salto nell'incertezza. La fede perde il suo carattere di impegno totalizzante in condizioni di informazione incompleta.
Il conflitto tra religione e scienza qui raggiunge il massimo dell'intensità: miracoli e apparizioni angeliche diventano eventi certi, osservabili, quantificabili. La fede diventa, paradossalmente, oggetto di analisi empirica. Neil e Janice, i protagonisti, affrontano una sofferenza che li spinge a interrogarsi sulla volontà divina, sulla casualità, sulla necessità di amare Dio per "accedere al Paradiso". La fede viene tormentata dalla logica e dall'osservazione, ma nessuna riflessione razionale offre le risposte che danno senso all'esistenza. È come cercare di misurare l'amore con un oscilloscopio – tecnicamente puoi rilevare pattern neuronali, ma ti sfugge tutto quello che conta.
Infine, L'evoluzione della scienza umana proietta uno scenario futuro inquietante: i meta-umani dominano la ricerca, e gli umani normali si limitano a interpretare risultati che non sono più alla loro portata cognitiva. Il conflitto non è più solo tra scienza e religione, ma tra scienza e il senso stesso del ruolo umano. Come trovi significato quando la comprensione ti sfugge completamente?
Quello che mi affascina di Chiang è che rifiuta le semplificazioni. Non ti dice "la scienza vince" o "la fede vince". Le mette in dialogo, in tensione perenne, e quello che emerge sono domande senza risposte definitive. La spiritualità nasce dall'accettazione sia dei limiti della ragione, sia della necessità di interpretare la realtà attraverso narrazioni e linguaggi che vanno oltre la verifica empirica.
Eppure – e questo è il punto fondamentale – fede e razionalità non sono antitetiche. Sono sincretiche, complementari come onda e particella. La profondità umana diventa la misura di entrambe, e il senso della vita si gioca proprio lì, all'interfaccia tra la ricerca scientifica e la capacità di accettare il mistero.
In sintesi, questa raccolta pone domande profonde su dove finisca il sapere umano e dove inizi la fede, mostrando con una narrativa raffinata e tecnicamente impeccabile come il conflitto tra religione e scienza sia spesso fonte di inquietudine, crescita e trasformazione dei personaggi. È come osservare una particella: l'atto stesso di guardare cambia il sistema. E forse, alla fine, è proprio questo il punto.
Ted Chiang, Storie della tua vita, Ne/oN, pagg. , 17,10€ (cartaceo), 10,99€ (Kindle)


















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