"Mi rincresce dire che questo film che state per vedere è estremamente sgradevole. Se desiderate vedere un film su un piccolissimo elfo, ci sono ancora posti nella sala due; tuttavia se vi piacciono le storie di orfani astuti e ragionevolmente gradevoli, di incendi sospetti, di sanguisughe carnivore, di cibo italiano e organizzazioni segrete, allora restate."

Così inizia Lemony Snicket: una serie di sfortunati eventi, il film tratto dall’opera dello scrittore californiano Daniel Handler, fenomeno letterario legato al fantastico.

I libri

Nonostante il successo della serie sia momentaneamente limitato ai Paesi anglosassoni, siamo pronti a scommettere che, magari grazie alla forza trascinante del film, Una Serie di Sfortunati Eventi spopolerà anche nelle nostre librerie, con i suoi libri che raccontano e racconteranno le disavventure dei tre orfani Baudelaire; libri di piacevolissima lettura che meritano una conoscenza più approfondita.

Certo è che soprattutto in America la serie sta riscuotendo una grandissima attenzione da parte di giovani e meno giovani riuscendo, in alcune occasioni, a oscurare persino la fama dell’apprendista mago Harry Potter.

I libri di Snicket (pseudonimo di Handler) sono difficili da classificare in un genere letterario ben definito, qualsiasi collocazione può apparire in alcuni casi eccessiva, in altri riduttiva: black comedy? Humor nero?

Non intendiamo scrivere su ogni singolo libro che compone la saga (l’autore ne ha previsti ben tredici): un’analisi di questo tipo rischierebbe di diventare non solo indaginosa e complicata, ma di dare un’idea dispersiva del lavoro. Benché ogni episodio sia autoconclusivo, la saga va esaminata nel suo insieme per evitare di perdere di vista il dipanarsi degli eventi all’interno di un disegno estremamente dinamico e in-progress.

Destinati a un pubblico infantile, i romanzi si rivelano assai più complessi di quanto possano apparire a un’analisi superficiale, così pieni di riferimenti alla letteratura colta e rivelatori della graduale crescita dell’autore.

Le singole trame, raccontate dalla voce narrante dell’autore, appaiono piuttosto semplici, lineari e iterative, apparentemente figlie del classico feuilleton che trionfava, nei primi anni del secolo scorso, su ambedue le sponde dell’oceano.

Snicket è abilissimo nel collocare temporalmente i suoi brevi romanzi nell’età contemporanea, facendo nel contempo trasparire latenti idiosincrasie per qualcosa che giudica “disumanizzante”: il lettore più attento si accorgerà che libri e biblioteche sono onnipresenti nelle descrizioni, mentre manca del tutto qualsiasi accenno a televisori o computer.

La storia è quella dei fratelli Baudelaire, conosciamoli meglio:

I protagonisti

Violet B.,

la maggiore è una delle più brillanti inventrici del mondo: se la vedete con i capelli raccolti da un nastro, significa che le leve e gli ingranaggi del suo cervello creativo stanno andando a tutta forza. In un mondo di oggetti abbandonati e scartati, Violet sa che c’è sempre qualcosa che può trasformarsi in quasi ogni congegno per quasi ogni occasione, e per collaudare le sue invenzioni nessuno è più adatto del fratello.

Klaus B.,

quello di mezzo, ama i libri, o meglio, le cose che impara dai libri. I coniugi Baudelaire avevano un’enorme biblioteca nella loro magione, una stanza zeppa di migliaia di libri su quasi ogni argomento. Nulla rallegrava Klaus come passare un interno pomeriggio a riempirsi la testa del loro contenuto. E tutto ciò che legge, ricorda.

Sunny B.,

è la più giovane dei tre, ed è ancora un bebè. Ha un interesse particolare: si diletta a mordere le cose e ha quattro dentini affilatissimi. C’è ben poco che a Sunny non piaccia mordere. Sunny ha un’età in cui ci si esprime soprattutto con una serie di gridolini incomprensibili.

Il Conte Olaf,

è il loro arcinemico. Uomo rivoltante, viscido e perfido su cui è meglio dire il meno possibile.

Gli adulti e la denuncia

Gli adulti che, di volta in volta, affiancano i giovani protagonisti appaiono brutalmente superficiali: il signor Poe, amico di famiglia e curatore dell’enorme patrimonio di cui i tre orfani sono eredi, li tratta come ingombranti zavorre di cui liberarsi al più presto per tornare alla sua amata Banca; zia Josephine, una dei loro tutori, è una fragile donnetta terrorizzata da qualsiasi cosa abbia la minima parvenza di modernità; il buon zio Monty, l’unico che dimostri vero affetto verso i fratellini, è così svampito e preso dal suo amore per i rettili da non accorgersi della serpe (è il caso di dirlo) che si cova in seno.

Tutti i grandi, dicevamo, hanno in comune il superficiale interesse, condiscendente ma non troppo, dell’adulto nei confronti dei bambini, e se da un lato di fronte alla loro crassa insensatezza sfugge un sorrisetto, dall’altro è impossibile reprimere un brivido perché tale stupidità non è altro che la sublimazione del comportamento egoista e superficiale di molti degli adulti di oggi.

Con il progredire numerico dei romanzi e della già citata abilità dello scrittore, anche il Conte Olaf, il cattivo per antonomasia della serie (il cui scopo è quello di impadronirsi, con tutti i mezzi a disposizione, del patrimonio dei Baudelaire) pur continuando ad agire come un abile burattinaio, diventa in qualche modo marginale alla narrazione rispetto agli orrori, reali o latenti, che i tre ragazzini sono costretti ad affrontare..

E’ l’intera società degli adulti a essere, consciamente o inconsciamente, cattiva, non solo Olaf con i suoi scagnozzi.

A titolo di esempio, nel quarto libro della serie, La Sinistra Segheria, i tre orfani si trovano costretti dall’ennesimo tutore, al quale sono stati affidati dall’imbelle signor Poe, a lavorare in condizioni a dir poco abiette, nella segheria di sua proprietà.

Al di là della narrazione che assume un respiro drammatico, sapientemente dickensiano (le dotte citazioni da David Copperfield e Oliver Twist sono evidenti), quel che conta è l’aspra denuncia dello sfruttamento del lavoro minorile.

Al lettore attento non sfuggirà la somiglianza tra Daniel Handler/Lemony Snicket e Kurt Vonnegut Jr./Kilgore Trout: un’ironia amara, caustica, dolente e iconoclasta tesa a denunciare i mali della società moderna, sebbene mascherata qui da romanzo d’appendice e là da fantascienza.

Editoria

Attualmente in Italia sono stati pubblicati i seguenti romanzi, tutti editi da Salani:

Un infausto inizio

La stanza delle serpi

La funesta finestra

La sinistra segheria

L’atroce accademia

L’ascensore ansiogeno

Il vile villaggio

L’ostile ospedale

Il carosello carnivoro

I primi quattro volumi costituiscono, a grandi linee, l’ossatura del film di Brad Silberling, dal 18 marzo nelle sale italiane, interpretato dall’ottimo Jim Carrey e dalle giovani promesse Emily Browning, Liam Aiken, Kara e Selby Hoffman.