"Nella classifica di tutte le persone infelici al mondo, e di certo sapete che ce ne sono un bel po', i fratelli Baudelaire occupano il primo posto, vale a dire che a loro capitano più cose orribili che a chiunque altro..."

Lemony Snicket

E’ difficile, per chi ama la serie letteraria, dare un giudizio su questo film. La trama è basata sui primi tre libri che narrano le sventure dei fratelli Baudelaire – Un Infausto Inizio, La Stanza delle Serpi, La Funesta Finestra – reimpastandoli sì sapientemente da un punto di vista del soggetto, ma creando d’altro canto un effetto che a volte è fastidiosamente lento e farraginoso.

Le idee brillanti e divertenti, seppure non nuovissime, non mancano, ma sono troppo diluite nel film (che tra l’altro, ma è parere del tutto personale, risulta un pizzico troppo lungo) per mantenere costante l’attenzione.

La pellicola è inoltre disseminata di indizi che portano a un lieto fine diverso da quello preannunciato e previsto dallo stesso Handler/Snicket – posto che il primo episodio cinematografico abbia un seguito – ed è stata inserita una sotto trama mistery inesistente e, per ora, inconsistente, con strane citazioni, addirittura – almeno per me – dal recente The Village.

La fotografia è ottima e curata, forse con qualche forzatura di troppo in stile Addams, ma l’impegno scenografico nel tentare di ricreare l’ambientazione dei romanzi mescolando a casaccio elementi storici, temporali e architettonici, per non parlare dei costumi volutamente anacronistici, rischia di rendere l’interpretazione globale complessa, soprattutto per il pubblico più giovane.

I ragazzi scelti per i ruoli dei fratelli maggiori sono bravi, carini, emotivamente ben coinvolti (naturalmente è sospeso il giudizio sulla coppia di gemelli che interpreta la piccola Sunny, per ragioni anagrafiche) ed è facile prevedere per loro una carriera in ascesa, peccato che non si sia sfruttato di più, spettacolarmente parlando, il talento di Violet come inventrice, così importante nel tessuto narrativo letterario.

Buona, anche perché l’unica possibile, l’idea di sottotitolare i buffi fonemi della sorellina minore, ma certo si perde gran parte dell’umorismo che caratterizza la traduzione scritta del suo ciangottare. La voce narrante dell’autore – con la scusante parziale di una difficoltà oggettiva, da parte di qualsiasi soggettista, nel rendere piena giustizia al sapiente artificio dello scrittore – è invece spesso invadente e fuori posto.

Jim Carrey sorregge il film sulle robuste spalle, simpatico, forse anche troppo considerando la vera natura del suo personaggio, autorevole ma troppo, troppo sopra le righe e irride se stesso nel reverente e spiritoso omaggio a Lon Chaney al centro dell’episodio – perché è doveroso parlare di episodicità frammentaria – migliore del film, che ricalca insistentemente certe “drammatiche” pellicole seriali del cinema muto con tanto di treno in arrivo (il fatto che i Baudelaire siano a bordo di un’automobile e non legati sui binari è, credetemi, del tutto ininfluente).

E’ quasi superfluo aggiungere che, almeno a mio parere, pur riconoscendone la bravura nel trasformismo, Carrey deve ancora percorrere molta strada per assomigliare al leggendario Lon Chaney; l’idea generale della sua performance ricorda piuttosto quella di Jerry Lewis in The Family Jewels (I Sette Magnifici Jerry, 1965) a suo modo un piccolo capolavoro per gli amanti del genere e, non velatamente, suo film di ispirazione nella circostanza specifica.

Ottima la partecipazione di Meryl Streep, sia pure anche questa decisamente fuori misura, la sua zia Josephine ricorda a quanti conoscono i romanzi della Alcott sulle sorelle March - non si sa se per scelta della diva o degli sceneggiatori - fisicamente e negli abiti, la sua omonima letteraria negli anni della maturità, di Piccoli uomini e I ragazzi di Jo. Che dire del cameo di Dustin Hoffman, un’ingiudicabile manciata di secondi, se non che l’amato e poliedrico attore è incredibilmente ringiovanito, o senza tempo, o che i truccatori fanno davvero miracoli?

Una parziale delusione, tutto sommato, che si conoscano o meno i libri di Snicket; la pellicola non è sgradevole ma non è il caso di giudicarla imperdibile, si può serenamente attendere il dvd e sperare, almeno da parte mia, in un seguito migliore e meno soporifero.

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