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Com’è arrivato a illustrare l'opera di Tolkien?

Ho amato i suoi libri dalla prima volta che li ho letti, a diciassette anni, ma non avevo mai pensato che avrei avuto l’opportunità di illustrarli. Poi nel 1984 ho fatto un libro chiamato Castles, edito in Inghilterra dalla stessa casa editrice che pubblicava Tolkien, e uno dei curatori, Jane Johnson, ebbe l’idea di un’edizione illustrata de Il Signore degli Anelli. Ci volle molto tempo e molte discussioni con la Tolkien Estate, per cui dovetti fare qualche disegno a matita come esempio, ma alla fine acconsentirono e in ultimo furono molto felici del risultato. Il Signore degli Anelli fu pubblicato nel 1991, in tempo per il centenario della nascita di Tolkien, e tre o quattro anni dopo feci Lo Hobbit.

Come si è posto nei confronti della raffigurazione dei personaggi e dei luoghi del Signore degli Anelli visto che nel testo non ci sono molte informazioni?

Beh, in realtà ci sono molte informazioni se sai coglierle dagli scampoli di descrizioni disseminate per il libro. Per quanto riguarda Minas Tirith, per esempio, leggendo con attenzione è possibile avere un’idea di quello che Tolkien aveva in mente. Tutto quello che si può fare è raccogliere il maggior numero di informazioni possibili e poi immaginare il resto. I dettagli sono lasciati all’immaginazione personale e questa, per me, è la parte migliore del lavoro. E’ bello lavorare su un libro in cui c’è tanto spazio per l’immaginazione.

Minas Tirith
Minas Tirith

Con i personaggi è stato lo stesso: non ci sono descrizioni dettagliate ma c’è quanto basta per darti una certa sensazione di fondo. Quando illustro un libro mi pongo in modo da cercare di evitare di avvicinarmi troppo ai personaggi perché preferisco concentrarmi sui paesaggi e sulle città. Molto spesso lascio i personaggi piccoli e a distanza, è una scelta deliberata.

Ascolta della musica quando lavora?

Ascolto molta musica: classica, jazz e la country music americana più recente, ma quando lavoro mi distraggo meno se ascolto talkshows o racconti perché molto spesso sono piuttosto commosso dalla musica: smetto di lavorare, mi rilasso e lascio che la musica mi avvolga, ecco perché mentre disegno preferisco programmi radiofonici o commedie, qualcosa che mi permetta di tenere metà della mente concentrata sul lavoro e l’altra metà su quello che sto ascoltando.

Che tecniche preferisce?

Amo lavorare con molti materiali diversi ma matite e acquarelli sono tra le mie tecniche preferite. Non ho una preferenza tra di esse, più che altro mi piace passare dall’una all’altra. Normalmente un disegno a matita è la preparazione per un più finito lavoro ad acquarello, ma quello che apprezzo della matita è che consente di lasciare le cose suggerite più che concluse, così il disegno viene terminato con la propria immaginazione.

Sta pensando di lavorare ancora per il mondo del cinema?

Un paio di volte mi è stato chiesto di lavorare ad altri progetti ma sono riluttante a lasciarmi coinvolgere molto, a meno di non essere certo che sarebbe tanto soddisfacente quanto Il Signore degli Anelli. Ho fatto qualcosa per Narnia: il Leone, la Strega e l’Armadio e circa tre mesi di lavoro per King Kong. Inoltre al momento sono molto interessato all’editoria perché nei sei anni in cui ho lavorato in Nuova Zelanda non ho potuto pubblicare nulla di mio. Questa è la mia priorità al momento. Forse mi dedicherò ad un altro film dopo che avrò fatto uscire un altro paio di libri.

La cosa più soddisfacente nel lavorare a un film è la possibilità di seguire tutta la sua realizzazione, non fare un solo disegno per poi andarsene lasciando ad altri il compito di svilupparlo e creare da esso. Seguire tutto il processo, però, aggiungendo via via più dettagli, significa essere impegnati dall’inizio alla fine della lavorazione: sono disposto a fare una cosa del genere per un progetto come Il Signore degli Anelli ma non per qualcosa sotto i riflettori oggi ma che domani sarà svanito.

Le piacerebbe lavorare a una versione cinematografica dello Hobbit?

Lo hobbit illustrato da Alan Lee
Lo hobbit illustrato da Alan Lee
Se Lo Hobbit venisse davvero realizzato sarei felice di essere coinvolto, sì, soprattutto se lo facesse Peter Jackson.

Pensa che succederà?

Penso che ci siano buone possibilità che succeda prima o poi, magari in tre o quattro anni.

Qual è la cosa più memorabile che ricorda del tempo passato in Nuova Zelanda lavorando alla trilogia?

I rapporti con le persone con cui ho lavorato. Mi sono veramente divertito a lavorare con molta della gente che ho conosciuto là e sento la mancanza di tanti di loro.

Una cosa memorabile, in realtà, è stata la possibilità di esplorare la Nuova Zelanda, vederne i paesaggi, in macchina ed elicottero. Partivamo in gruppo per girare tutto il paese alla ricerca della Terra di Mezzo, una cosa meravigliosa.

Il mio ultimo viaggio di questo tipo è stato nel 2003. Eravamo solo io, un coordinatore della produzione, il fotografo e il pilota dell’elicottero. Stavamo cercando dei fondali adatti per alcuni dei set e visto che avremmo dovuto solo fotografarli, senza preoccuparci di dover scegliere posti raggiungibili anche dai tecnici e dalla troupe, abbiamo potuto andare nei luoghi più remoti e inaccessibili. E’ stato incredibilmente bello.

Nell’ipotesi di poter lavorare in futuro con altri registi, come vorrebbe che fossero?

Una gran cosa nel lavorare con Peter Jackson è che ha un’immaginazione estremamente visiva.

Peter Jackson
Peter Jackson
Questo per me è importante. Peter ritiene che il design sia uno degli aspetti più importanti di un film ed è completamente coinvolto nel procedimento creativo, sin dall’inizio. Altri registi preferiscono tenersene a distanza ma per lui trovare il giusto design, adatto all’idea che ha in mente, è davvero una sorta di crociata. Detto questo, credo che ci siano molti registi eccellenti là fuori e penso che sarebbe molto piacevole lavorare con alcuni di loro. Con Terry Gilliam, ad esempio.

Ridley Scott, con cui ho lavorato per un breve periodo durante la realizzazione di Legend, è un altro che ha molto chiaro in mente l’importanza del design e di come rendere un film sbalorditivo e visivamente sensazionale.

C’è qualche autore o qualche storia che le piacerebbe particolarmente illustrare?