Non ho le competenze per valutare la riuscita di un fumetto: mi intendo poco di grafica e, dei fumetti che ho letto, ho sempre più apprezzato la struttura letteraria che il risultato estetico. Per questo, quanto alle illustrazioni di Francesco Mattioli, che ha disegnato questa prima graphic novel della saga di Eymerich, posso dire poco. Posso invece parlare della storia e del tentativo teorico che Valerio Evangelisti dichiara, tout court, nella storica quarta di copertina di quest'albo d'autore.

"Non ho mai pensato di imprigionare Eymerich nella pagina scritta. La mia narrativa si fonda su immagini forti che mi sono suggerite dalla musica, dal cinema e da altri media. Ho cominciato a estinguere il mio debito restituendo il mio personaggio al campo sterminato delle espressioni artistiche e comunicative, con i dovuti adattamenti. Sbaglierebbe lo scrittore che non considerasse quanti sono oggi i rivoli che alimentano l'immaginario, e non accettasse la sfida di giocare le proprie capacità affabulatorie su diversi piani, simultaneamente. Perché, piaccia o meno, il libro non è più l'unico alimento delle fantasie: le sue capacità evocative sono state fatte proprie da strumenti che del libro non sono l'antitesi, ma piuttosto il potenziamento e l'estensione. Al centro non rimane il mezzo, quanto piuttosto l'immagine, che può a sua volta essere veicolo di discorso".

La centralità di quest'immagine, di cui Valerio Evangelisti sarà costretto prima o poi a chiedersi di cosa sia fatta, è precisamente l'oggetto di un discorso più ampio di quello che i linguaggi tutti consentono di fare. Non a caso La furia di Eymerich viene realizzato come variazione sul tema di Mater Terribilis: siamo a una vecchia metafora di sapore induista, quella che prevede l'esistenza di molti raggi che portano comunque al centro - in questo caso i raggi essendo le prospettive linguistiche, ogni volta diverse, da cui si guarda all'immagine centrale.

Riassunto totale delle tematiche care all'autore di Metallo urlante, il fumetto La furia di Eymerich è una completa iniziazione all'universo partorito dalla sfrenata capacità di visione di Evangelisti: la Dea Bianca, la convertibilità tra Male e Bene, l'indistinzione tra metafisica e materialismo, il femmineo androgino, l'alchimia come ultima tradizione scientifica e spirituale, la pavidità e la ferinità della specie umana, l'attacco a ogni gerarchia nella giustificazione di un ben altro tipo di gerarchia (fondata sulla vocazione alla discesa negli inferi di sé e non sull'idea di esercizio del potere), la manifestazione di simboli sempre identici.

Questo fumetto, che precede la prossima uscita dell'Eymerich cinematografico, ricolloca la letteratura al centro del magico cerchio delle narrazioni. Un trono su cui Valerio Evangelisti siede, oscuro Magister di una favola inimmaginabilmente più vasta di quanto gli scrittori possano raccontare.