Big Fish narra la storia di Edward Bloom, interpretato da un giovane Ewan Mc Gregor e da un anziano Albert Finney, un uomo straordinario che ama raccontare le imprese della propria vita in ogni occasione e a ogni persona. Nel viaggio vissuto attraverso i suoi racconti in un mondo di fiaba, lontano dalla cruda realtà e colmo di episodi ed emozioni fantastiche, si incontrano streghe, giganti, sirene, licantropi, gemelle siamesi e altre creature bizzarre e gentili che vivono e rivivono mille volte nelle parole di Edward Bloom.

“Il pesce rosso rimane piccolo se tenuto in una vasca piccola, ma se tenuto in una spazio più grande sarà in grado anche di quadruplicare le sue dimensioni” e, come nei racconti dei pescatori, il pesce di Edward Bloom aumenta di dimensioni a ogni nuova storia.

Instancabile menestrello, non perde occasione per far conoscere ogni momento del proprio passato al figlio, che cresce con la memoria di storie incredibili, e che, una volta adulto, non riesce più a sopportare l'irrealtà delle situazioni ed è convinto di non aver mai vissuto un rapporto profondo e compiuto con il padre.

Nel giorno del proprio matrimonio, Ed junior discute animatamente con il padre, e se ne allontana per tre anni, fino al momento in cui la notizia del padre gravemente malato lo induce a raggiungerlo nella sua casa d'infanzia e a cercare di scoprire cosa si nasconda realmente dietro alle fiabe.

Se vi piacciono le favole, e avete nostalgia del tempo in cui i genitori vi rimboccavano le coperte e riempivano la vostra mente di creature magiche fino a che i vostri occhi si chiudevano, Big Fish è il vostro film. Se non vi piacciono, correte il rischio che quella di Tim Burton produca lo stesso effetto delle fiabe della buonanotte.

Se adorate la commozione, e portare sempre al cinema una buona scorta di fazzoletti di carta, non rimarrete delusi; ma anche se non sopportate il miele, non rischierete un’indigestione di zucchero, distribuito sì, ma in giusta misura.

Tim Burton non è melenso, si sarebbe portati a pensare leggendo la sua ultima intervista. A chi gli chiedeva se essere diventato padre l'avesse aiutato a comprendere il senso profondo della storia che raccontava, Tim Burton ha risposto: “Mio figlio Billy è nato a ottobre, quando il film era già finito. Adesso questa paternità potrebbe aiutarmi a girare film tipo Alien”

Guardando Big Fish, un film delicato, colorato, lontano dalle cupe atmosfere di Sleepy Hollow e meno malinconico di Edward mani di forbice, potremmo anche pensare che Burton sia un sognatore con un conto in sospeso, ma lui stesso nega che il film sia autobiografico e allo stesso tempo dice: "Se non fosse stato per mio padre questo film non sarebbe mai nato. Ho letto la sceneggiatura poco dopo la sua morte e mi sono ritrovato a provare le stesse sensazioni ed emozioni che ho vissuto quando lui se n'è andato. Tra noi non c'era molto dialogo e anche io mi sono avvicinato a lui soltanto quando era ormai tardi. In Big Fish ho voluto esplorare quel mondo di emozioni inespresse che da sempre caratterizza il rapporto padre-figlio. Inoltre - continua il regista - sono molte le cose che accomunano mio padre al personaggio di Ed. Seppure non amasse raccontare storie, anche lui aveva un modo magico di rapportarsi alla vita e alla gente. Si divertiva a spaventare i bambini togliendosi la dentiera e fingendosi un lupo, oppure saliva sul tetto e cantava delle opere liriche".

Pare divertirsi a disorientare, spiazzare, eppure è uno dei registi dal prodotto più caratteristico e riconoscibile. Per questo film infatti molti lo hanno paragonato a Fellini (e lui stesso ammette di esserne stato influenzato), ma seppur lusinghiero, il parallelismo è riduttivo: Burton è originale.

E' il regista per gli spettatori bambini/adulti che sanno sciogliere le briglie all'immaginazione, per i poeti visionari, per chi crede che esista più di quanto si possa vedere. Big fish non ammette giudizi a metà strada: ne rimarrete incantati o disgustati. Io, eterno bambino, sono stato rapito dalla capacità affabulatoria di Burton, a voi, per sapere a quale tipo di spettatore appartenete, non resta che andare al cinema.