“Questa Luger apparteneva a mio zio,” disse.

“Bell’oggetto. In questo momento avrei una gran voglia di spararti e farebbe dunque al caso mio…”

Leonard la tenne di fronte a sé. “Ora faccio uscire una cartuccia.”

“Fantastico.”

Lo fece. La cartuccia volò in aria e finì sopra la mia testa. “Fantastico, Leonard. Ora torniamocene a letto.”

“In avanti, proprio come ci ha detto Charlie.” Leonard si mise la Luger sulle cosce. “Ma se questa fosse proprio quella Luger…” mimò il gesto con un dito e con il pollice, “ed io me la puntassi alla tempia, il colpo non andrebbe a finire contro il soffitto.”

“Che poi sarebbe quello che ha detto Charlie…”

“Esatto. Ma, pensaci un attimo. Goober è nudo, come spesso capita a chi si suicida. E lui sa bene che sta per morire o comunque che la sua malattia lo farà stare molto male. Dunque decide di uccidersi. Risulta difficile impugnare la Luger nel classico modo…”

“Non credo che la cosa lo preoccupasse particolarmente.”

“…Così lui la impugna in questo modo, che credo sia decisamente più naturale.”

Leonard si portò un dito alla tempia, con il pollice rivolto verso il basso. “Riflettici sopra.”

Così feci. La faccenda stava facendosi interessante anche per me.

“Dunque, quando preme il grilletto, dei residui di polvere da sparo gli bruciano la mano. Se tieni la pistola con questa angolazione è più che probabile che si pieghi ancor di più verso l’alto perché in quel modo si fa meno fatica ad impugnarla e…”

“Con lo sparo, il proiettile prenderebbe una diversa traiettoria. Colpirebbe il soffitto con un’angolazione diversa. Insomma, finirebbe più in alto.”

“E, siccome la pistola è capovolta, espellerebbe il bossolo all’indietro, cioè alle spalle di Goober.”

Ci pensai su per un attimo. “Fin qui nulla di strano,” dissi, “ma restano da spiegare la cassaforte aperta e la sparizione della ricetta.”

“Credo che invece una spiegazione ci sia,” disse Leonard. “La riservatezza di Goober riguardo a quella ricetta rasentava l’ossessione. Dunque, quando ha deciso di suicidarsi, non ha voluto portarsi appresso nient’altro.”

“Ma la ricetta non è stata ritrovata…”

“Perché se l’è mangiata.”

“Vuoi dire che se l’è mangiata con il chili?”

“Esatto. Almeno penso. Se n’è preparato un’ultima pentola, ha strappato la ricetta in mille pezzi e l’ha messa nel chili, come condimento. Se n’è mangiato una bella scodella e poi si è fatto saltare il cervello. Così nessuno ci avrebbe mai messo sopra le mani. Davvero semplice. Charlie e Jack sono completamente fuori strada. Non si è trattato di omicidio. La prima impressione era quella giusta. Goober si è davvero suicidato.”

“Sai una cosa, Leonard? Credo proprio che tu abbia ragione, tanto per cambiare.”

“Bene, ora posso andare a dormire.”

“Ovviamente, sono solo congetture che probabilmente non ci sarà mai modo di dimostrare.”

“Per quel che mi riguarda…, io sono soddisfatto,” disse Leonard.

“Lo dirai a Charlie?”

“Certo. Domani. Voglio che sappia quanto sono intelligente.”

Leonard spense la luce, andò in camera da letto e chiuse la porta. Mi stesi sul divano e mi infilai sotto le coperte. Per un po’ rimasi a fissare il soffitto.

Figlio di un cane, pensai. Probabilmente aveva ragione lui.

La pioggia picchiava con forza sulla casa. Un fulmine balenò dalle tende della finestra del soggiorno.

Chiusi gli occhi, sperando di incontrare nuovamente la sventola dai capelli corvini.