Il piccolo Lucas Nickel, dieci anni, dopo essere stato strapazzato dal bullo di quartiere, sfoga la sua rabbia contro un formicaio usando le stesse maniere e quasi le stesse parole del bullo: ‘che potete fare, formiche? Niente perché io sono grande e voi siete piccole”. La pistola ad acqua getta il panico nella colonia di formiche e semina distruzione. Ma fra i piccoli animali uno ha poteri speciali e riesce a mettere a punto una pozione magica che riduce la taglia di Lucas fino a quella di una formica. lo condannano a restare fra loro e a lavorare per la colonia, imparando il modo di vivere delle formiche fino a diventare uno di loro. Luc svolgerà bene il suo compito e si trasformerà da distruttore di formiche a loro protettore.

Tre anni di lavorazione per il film di John A. Davis, il creatore di Jimmy Neutron, tratto dal libro di  John Nickel. Cinquanta milioni di dollari investiti per un ritorno, al momento, di soli 42 milioni. Certo non un successo di pubblico.

Come il mondo degli insetti che dipinge, The Ant Bully è pulito e coerente, ma di piccola taglia. 

Dal punto di vista tecnico, chi sperava in un nuovo zenith deve invece accontentarsi di un passo indietro rispetto alla magnificenza dell’animazione 3D di Cars: la realizzazione è un generico esercizio in CG, stilizzata e surreale, poco accattivante. Ant Bully non farà a pugni per conquistarsi un posto sullo scaffale, tra le produzioni Pixar e Dreamorks.  

E’ sgradevole, ma inevitabile accostare la pellicola a Bug’s life, Zeta la formica e allo stesso Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi. Precedenti troppo significativi per poter lasciare qualcosa di originale da dire sul mondo delle formiche. Se lo scopo di Davis è usare insetti per insegnare il valore della cooperazione, perché non esplorare il mondo delle vespe? Non sono simpatiche? Bombi o api, allora, tanto per cambiare.

La vicenda si pone ideologicamente all’opposto di Zeta la formica: dove là si lottava per la libertà e il non conformismo, qui si veicola un messaggio di unione, lavoro di gruppo ed empatia.

Davis crea una società labirintica e utopica, dove tutti sono dediti al bene comune e vivono in una sorta di gentile sobborgo.  

Il film gioca con la prospettiva, spostando il punto di vista fra microscopico e macroscopico, ma la storia è prevedibile, sebbene il messaggio sia positivo, e il regista comprime scene che avrebbero bisogno di approfondimento e ne annacqua altre.

E’ come se lo sceneggiatore e il regista avessero avuto buone idee per girare tre o quattro scene, attorno alle quali poi si è cercato di fare evolvere una storia.

I personaggi sono ben tratteggiati e divertenti e alla fine The Ant Bully raggiunge lo scopo di raccontare una storia allegra, veloce e rivolta direttamente bambini.