Edvige è un Gufo delle nevi (Bubo scandiacus), più precisamente è il gufo che appartiene a Harry Potter.

Molti di voi avranno sentito parlare di questo personaggio, e si staranno chiedendo come mai questo giovane mago frutto della fantasia di un’abile scrittrice, rientri a far parte di un progetto sviluppato all’interno del Primo Festival Italiano dei gufi. Ebbene, la scuola di magia in cui vengono ambientate le vicende di questo maghetto e degli  altri personaggi dei romanzi, si chiama Hogwarts, e qui, nulla o quasi funziona come nel mondo di chi non esercita la magia.

La posta, per esempio, viene consegnata dai gufi, ed è proprio per questo motivo che ogni strega o mago presente nella scuola ha  bisogno di un gufo per comunicare con il mondo esterno.

Pacchi, lettere o corrispondenza di altro genere possono essere legati alle zampe di questi rapaci notturni, o trasportati nel becco.

Ma come mai la scrittrice di questi romanzi, J. K. Rowling, ha scelto di dare questo compito di speciali portalettere proprio ai gufi?

Mi permetto di scomodare Sigmund Freud per affermare che “nulla accade per caso”, e vi spiegherò come probabilmente la scrittrice ha tenuto conto della fama di messaggeri che  questi rapaci notturni rivestono da migliaia di anni. Il fascino che i gufi esercitano sull’uomo è riscontrabile già nelle pitture rupestri dall’Australia alla Francia sudorientale, dove,  precisamente nella località di Vallon-Pont-d’Arc, si può ammirare un gufo inciso nella pietra circondato da dipinti che risalgono a trentamila anni fa.

Con il lento trascorrere dei millenni e dei secoli, questi rapaci notturni hanno trovato un grande spazio nel folclore. Le prime testimonianze in questo senso ci giungono dall’antica città di Atene.

Atena era la dea greca della saggezza, e patrona della città di Atene, e il suo simbolo era una piccola civetta (ed è per questo motivo che sulla moneta da quattro dracme era incisa l’immagine di questo piccolo rapace notturno).

Molto probabilmente nasce proprio da qui la prima analogia con i gufi portalettere di Hogwarts: l’idea che questi animali consegnino perle di saggezza e consigli assennati sotto forma di lettere. Nella narrativa e nelle favole il gufo viene sempre considerato come l’animale saggio per antonomasia; pensando soprattutto alla letteratura e alla cinematografia per bambini possiamo citare Anacleto  e Uffa come i due gufi più famosi tra i più piccoli.

Anacleto è il gufo che, nel cartone animato di Walt Disney  “La spada nella roccia”, affianca la figura di Mago Merlino. L’educazione e la preparazione di Semola, che poi diventerà re Artù, viene affidata proprio a questi due personaggi che nel cartone animato vengono presentati come un po’ strampalati.

Tra Mago Merlino e Anacleto la figura che più appare saggia e degna dell’educazione di colui che un giorno sarà re e guiderà le sorti di un’intera antica nazione, è senza dubbi quella del gufo Anacleto.

Per come viene disegnato, per come si muove e per il piglio severo con cui impartisce lezioni al piccolo Semola, Anacleto rispecchia l’iconografia classica che indica il gufo nelle favole e fiabe come personaggio austero e saggio.

Nel caso specifico della Spada nella roccia”, il tutto viene sdrammatizzato e reso divertente da alcuni episodi che tendono a mettere in ridicolo la figura di questo particolare maestro, che pur rendendosi comico in alcuni frangenti riesce a mantenere la propria aria severa e fiera.

Uffa è invece il nome del gufo che compare tra i personaggi principali nei racconti di Winnie The Pooh. Qui troviamo un gufo buono, dolce, sempre pronto a dispensare buoni consigli a chiunque gliene domandi, e a raccontare lunghe storie che si concludono sempre con una morale.

A volte Uffa si lascia trasportare dall’enfasi della narrazione, ed è facile trovare addirittura addormentati quei personaggi che erano andati da lui per farsi aiutare nella soluzione di un qualsiasi problema. Ma per citare una frase di Winnie The Pooh, tratta da una delle sue storie ambientate nel Bosco dei Cento Acri:   “… se qualcuno sa qualcosa di qualcosa, quello è Uffa.”

Troviamo un altro gufo estremamente saggio nel cartone animato “Brisby e il segreto di Nimh”, basato sul libro di Robert O’Brien.

In questa pellicola però la figura del gufo non è solo saggia, ma incute anche grande rispetto e soprattutto timore.

L’atmosfera che lo circonda è cupa, non vi è mai molta luce e l’ambiente della sua tana appare davvero inquietante alla topolina (la Signora Brisby, protagonista delle vicende) che è costretta ad andare da lui per scongiurare i pericoli che minacciano la sua famiglia.

Inoltrandoci nelle ragnatele della storia, scopriamo un altro elemento che collega la magia del mondo di Harry Potter con i gufi.

I rapaci notturni appartengono all’ordine degli Strigiformi, ed è interessante sapere che l’etimologia di questa parola deriva dall’unione di due parole latine: “strigae” e “forma”, che unite significano appunto “forma di strega”.

E’ quindi presto fatta l’associazione che permette di inserire facilmente la presenza di animali notturni come i gufi, culturalmente così legati al mondo della stregoneria, nell’ambientazione a volte cupa e misteriosa di una scuola di magia come Hogwarts, totalmente abitata e frequentata da maghi e streghe.

Nel medioevo vi era la credenza che i gufi fossero streghe travestite, ed è per questo motivo che la loro presenza nei villaggi o un solo episodio di avvistamento di uno di questi animali spaventava e preoccupava non poco le piccole comunità.

L’associare i rapaci notturni alla stregoneria portò a credere che i gufi, o addirittura il solo loro canto udito in lontananza, fosse presagio di sventure e di morte.

Alcuni linguisti ipotizzano che il termine inglese “owl” che significa gufo, sia in qualche modo legato alla parola “uggligr” che riporta il significato di “terribile e spaventoso”.

Un'espressione inglese che ci riporta nuovamente al disagio, nonché al terrore creato dalla presenza di un gufo, è “essere invaso dal gufo”, che sta ad indicare l’essere indemoniati.

Persino Shakespeare, nel Macbeth, cita la civetta così: “E’ stata la civetta che strideva, la fatale risvegliatrice, che dà la più sinistra buona notte.”.