E’ tempo di matrimonio, si potrebbe dire parafrasando La Cosa. Reed Richards e Sue Storm hanno deciso che questa volta nulla potrà impedire la coronazione del loro sogno d’amore, ma in questo loro granitico patto c’è una clausola scritta in lettere minuscole: “a meno che la Terra non rischi di essere divorata da un immane essere galattico”.

Certo, Silver Sirfer non è che l’avanguardia di Galactus, ma la sua apparizione provoca tempeste di neve, glaciazioni, interruzioni di energia, e crea enormi crateri. I segnali ci sono tutti, per chi li sa leggere (e anche per tutti gli altri).

Così la riluttante torcia umana dice addio al suo abito firmato Dolce e Gabbana e nel bel mezzo della cerimonia nuziale si getta all’inseguimento del surfista d’argento comparso improvvisamente nei cieli di New York..

Il traumatico contatto con l’essere alieno provocherà in Johnny una mutazione che lo metterà in grado, suo malgrado, di scambiare il suo potere con quello dei compagni.

A complicare le cose ci si mette un Generale che vuole a tutti i costi sbarazzarsi di Silver Surfer, e i redivivo Dottor Destino, miracolosamente tornato in vita.

Niente sembra potersi opporre alla potenza di Silver Surfer e del suo signore Galactus, neppure l’improbabile alleanza con il nemico per eccellenza: convenientemente riportato in vita da Silver Surfer. 

 

L'originale del 2005 dei fantastici Quattro non si può certo definire uno dei rappresentanti di prima linea della schiera di film tratti da supereroi marveliani (e infiliamoci anche la DC con Superman e Batman).

All’annuncio del secondo episodio tutti si sono chiesti: come realizzeranno il gigantesco Galactus? (l’incubo dei mostroni e robottoni giapponesi in lotta fra grattacieli che lambiscono le loro ginocchia era ben presente negli occhi dei fan).

L'immagine che hanno creato probabilmente non piacerà ai fans del quartetto di supereroi, che accuseranno il regista di profanazione cinematografica del fumetto Marvel forse più conosciuto.

Il più potente e pericoloso avversario dei F4 e di Silver Surfer viene ridicolizzato e spazzato via come il fumo di una sigaretta. Certo, il Galactus fumettistico, con il suo improbabile elmo, sarebbe stato altrettanto ridicolo, ma il suo sostituto cinematografico non possiede un centesimo del carisma dell’originale, e a quanto pare neppure del suo potere.

Semplicemente appare alla fine del film in sembianze che vi lasciamo scoprire e viene soverchiato da Silver Surfer, che dopo avere dichiarato di non avere alcuna alternativa se non quella di rispettare il suo signore cosmico supremo e onnipotente, cambia improvvisamente idea e disinvoltamente sconfigge il padrone. Un insulto alla creazione di Stan Lee.

Incredibile che si possa sentire nostalgia di un avversario come il Dottor Destino del primo episodio (qui trasformato in un ladro di biciclette, da momento che ha la missione di portare via la tavola da surf al bambinone argenteo)

 

Diciamocelo: il meglio del film sembra essere racchiuso nelle immagini del trailer: I Fantastici 4 e Silver Surfer soffre della maggior parte dei problemi che hanno afflitto il primo episodio: personaggi poco caratterizzati, fatta eccezione forse per la Torcia Umana; dialoghi quasi imbarazzanti circa impulsi elettromagnetici e strutture molecolari invertite; Jessica Alba che flirta con la telecamera; una sceneggiatura al di sotto del minimo sindacale che sballotta i nostri supereroi in giro per il mondo con isterica facilità: dalla Germania a New York in un pomeriggio, e dall’Afghanistan agli Stati Uniti in una mattina (è vero: la logica non è essenziale in progetti come questo, ma sarebbe bastato un piccolo sforzo in più per averla).

Ma I Fantastici 4 e Silver Surfer è anche migliore e più equilibrato del primo episodio, e fingeremo di non ascoltare la vocina che ripete quanto poco occorresse per migliorare uno dei peggiori film tratti dalle storie Marvel.

Non esistono sottotesti filosofici o complesse chiavi di lettura. E’ tutto lì, sullo schermo, con lo stesso spessore delle pagine di un fumetto. Il film di Tim Story non fa nessun tentativo di nascondere sue proprie deficienze narrative, ed è ovviamente meno pesante e pretenzioso delle Superproduzioni Spider-Man, X-Men Batman Superman. Questo fa parte del suo fascino naif: è sgargiante, vertiginoso, audace e misericordiosamente breve. E’ un film  rivestito di una lucida patina cromata come il suo vero protagonista: la creazione sviluppata sui movimenti di Doug Jones, che conserva il malinconico fascino del suo alter-ego di carta. Giustamente taciturno, il riluttante devastatore lascia trapelare il tormento della sua condizione, che ne ha fatto uno dei supereroi più amati dell’universo Marvel, e il preferito di Stan Lee.

Tra le cose divertenti anche lo spassoso cameo di Stan Lee che cerca invano di partecipare al matrimonio delle sue creazioni.

Gli effetti speciali sono giustamente curati: a loro è affidato il compito di sostenere la maggior parte della pellicola, e lo fanno bene.

Tutto sommato un modo divertente di passare 90 minuti al cinema