Az Gabrielson è nato così. Senza ali. In un mondo dove tutti si spostano volando sopra le nuvole sembra destinato a essere un diverso. Finché, proprio per la sua somiglianza ai Terricoli, Az viene scelto per una missione nel mondo di sotto: deve indagare sul perché i rifornimenti periodici che arrivano dal Suolo sono sempre più scarsi. Ma laggiù lo aspetta una realtà che nessuno poteva immaginare: la potente casta dei Diaconi e i rivoluzionari Umanisti stanno innescando una lotta che minaccia perfino il popolo degli Alati. Il sedicenne Az si troverà coinvolto fino al collo nella battaglia, ma non sarà solo: lo affiancheranno nuovi amici e il suo primo, appassionato amore. Non gli rimane che combattere per salvare tutti i mondi sopra e sotto le nuvole.”

Jay Amory firma con questo romanzo, Spia nel Mondo di Sotto (The Fledging of Az Gabrielson, 2006), il primo volume di una trilogia in bilico tra fantastico e fantascienza, intitolata: La Guerra degli Alati. E in bilico è proprio la sensazione che rimane a fine lettura. La storia è perenne fonte di incertezze, in equilibrio instabile. Se di primo acchito la trama e l’idea di base si presentano come delle più accattivanti, Amory sembra in definitiva non sapere quale tono dare alle vicende che si propone di narrare: romanzo fantasy per adulti? Libro per ragazzi? Storia dai risvolti sociologici? Affresco fantascientifico? Fantastico? Il tutto finisce per sfilacciarsi irrimediabilmente in un nulla di fatto, che arranca tra banalità e, di tanto in tanto, per darci respiro, piccole accortezze.

Per rendere giustizia all’autore, c’è da dire in tutta onestà che una manciata di idee valide ci sono, indubbiamente. L’intreccio è funzionale alla storia e nemmeno così banale. È però tutto il resto a lasciar desiderare. L’impronta fantascientifica “per adulti” si sente. Amory, prima di dedicarsi a questo libro intenzionalmente indirizzato ai lettori più giovani, ha dimostrato di saper creare storie di fantascienza non ovvie, tradotte in vari paesi.

Una delle pecche di questo libro sta proprio qui. Una quantità industriale di nozioni tecnologiche rallentano la lettura e l’azione in modo esasperante. Cura per il dettaglio, certo, forse. Ma francamente al lettore può interessare ben poco di tutti gli ingranaggi che compongono una Scandagliatrice di Tenebre, o di come può funzionare un inceneritore gestito dai Diaconi. La storia perde inevitabilmente mordente, “l’ingranaggio si incaglia”, e l’attenzione crolla. Il lettore non vede l’ora che quelle tediosissime pagine finiscano per immergersi nella storia e nei suoi personaggi.

I personaggi, certo, se ne valesse la pena. A parte qualche rara eccezione – il protagonista Az (un giovane del mondo di sopra, ma privo di ali) e la protagonista femminile Cassie (una ragazza del mondo di sotto) –, il resto dei comprimari si riducono a macchiette. Una serie infinita di cliché a volte anche fastidiosi: dal belloccio scanzonato al sempliciotto capace solo di menare le mani, dalla donna di potere al fanatico religioso, dal grasso capo dei Diaconi al carismatico leader degli Umanisti, dal buono per eccellenza al cattivo per forza di cose.

Tristissima, poi, a nostro avviso, la scelta di voler caratterizzare le genti del mondo di sotto come zotici della peggior specie, grossolani all’inverosimile. Non manca capitolo in cui qualcuno non si presenti con degli slang assolutamente fuori luogo, del tipo: «‘sti problemi», «‘ste faccende», «‘sto casino…» o peggio, per esempio il motto preferito dalle genti del mondo di sotto: «e che cavolo!». Libro per ragazzi, sì, va bene, ma a tutto c’è un limite. E volendo tralasciare anche questo, ci pare che un’intera società, per quanto retrograda, non meriti in nessun caso di essere dipinta con accenti tanto inverosimili.

Cosa salva questo libro da una mediocrità schiacciante? Un intreccio che, ovviamente, un autore non alle prime armi, come è Amory, deve quantomeno saper sviluppare. Un’idea di base non ovvia, anche se gestita in modo confuso. Uno stile veloce, rapido, leggibile per forza di cose (soprattutto quando i capitoli diventano di due sole facciate). E in parte il lavoro fatto sui due protagonisti che si muovono in modo dignitoso, senza troppo arrancare.

Tutto il resto è carente. La presenza di ideologie contrapposte, nemmeno poi tanto, tra Diaconi (con la loro religione indirizzata al puro profitto) e gli Umanisti (liberatori ambigui dal torchio dei primi, ma altrettanto venati da distorte idee di profitto), restano eluse. Amory non prende posizione, semplificando al massimo un discorso che, francamente, meriterebbe ben altre pagine e non certo queste. In definitiva, Spia nel Mondo di Sotto è un libro che si legge rapidamente, e che altrettanto rapidamente si dimentica.