Negli Stati Uniti le convention per gli appassionati del genere fantastico abbondano: che si tratti di fantasy, horror o fantascienza, che sia letterario o televisivo, che riguardi fumetti o giochi, un appassionato è sicuro di trovare qualcosa di suo interesse. Una delle più affermate ed importanti è la Dragon*Con, che nell’edizione 2008 compirà 22 anni, appuntamento per cui si sta preparando con stile, con ben 178 ospiti (sì, non è un errore) già confermati. La convention si svolgerà nel weekend del Labor Day, dal 29 agosto al 1 settembre 2008, ad Atlanta.

Dragon*Con nasce nel 1987 dall’idea di un gruppo di appassionati di giochi di ruolo, evolvendosi in pochi anni fino a raggiungere i numeri attuali: oltre 20.000 presenze nel 2000, diventate circa 30.000 nell’edizione 2007, anno che ha visto un totale di 400 ospiti tra scrittori, attori, illustratori, e vari personaggi del mondo dello spettacolo.

E’ impossibile ricordare tutti gli ospiti confermati per il 2008, quindi ci limiteremo ad alcuni nomi noti: tra gli scrittori saranno presenti Anne McCaffrey (I Dragonieri di Pern) Peter David (Spider Man, Star Trek), Harry Turledove (ormai nome storico della fantascienza letteraria) e Kevin J.Anderson (la nuova serie di Dune, DC Comics). Sul fronte attori si contano, tra gli altri, Sean Astin (Sam nel Signore degli Anelli), James Marsters (Spike in Buffy, The Vampire Series) e Jamie Bamber (Apollo in Galactica). Per gli illustratori ricordiamo Don Maitz, vecchia conoscenza di Fantasymagazine, a cui in passato abbiamo dedicato uno speciale (qui:www.fantasymagazine.it/rubriche/6437/).

Sebbene la Dragon*Con sia tra le maggiori convention americane, va notato (con po’ di campanilistico orgoglio) che, ospiti a parte, i suoi numeri impallidiscono di fronte alla nostrana Lucca Comics&Games, forte dei suoi 40 anni e oltre di attività e delle 80.000 presenze registrate l’anno scorso. Un’occasione tutta italiana che ha saputo diventare internazionale con intelligenza e lungimiranza, e che continua a reinventarsi senza mostrare segni di stanchezza.

E per quanto riguarda gli ospiti, la manifestazione italiana deve necessariamente puntare sulla qualità più che sulla quantità, se si pensa ai costi che comporta portare un ospite dagli Stati Uniti a Lucca. Un problema che la cugina americana, che gioca in casa, non ha.