«In un tempo lontano, nel regno di Hassan I Sab­bah, domina lo spietato e inguardabile tiranno di Hakim, che terrorizza dall’alto del suo castello la pacifica gente del deserto. Un illusorio e precario equilibrio di paura e sott­omissione, di colpo infranto dall’arrivo della Madre dell’Oscurità, la cui tenebra dilagante può signifi­care la fine di ogni forma di vita: un potere smisu­rato e invincibile che l’ambizioso mago Hakim è in grado di sfruttare per i suoi occulti scopi.»

«Ma contro tanta e perversa alleanza ecco levarsi la più impensabile delle alleanze: una giovane scia­mana cieca, i minuscoli e timidi Figli delle Stelle e gli improvvisati guerrieri delle sabbie.  Una tenzone senza storia fino a quando, dalle vis­cere della terra, non emerge la creatura più gigan­tesca e spaventosa dell’universo. L’immenso drago volante di cui nessuno osa pro­nunciare il nome...»

La prima opera di Yon Kasarai, “tradotta” per la Delos Books da Danilo Arona, ci trasporta fin dalle prime battute in un mondo fantasy dal fascino antico, dove a farla da padrone sono i colori intensi del medioriente e il fascino di terre lontane che profumano di misticismo e magia. Questo è forse l’elemento di punta di questo romanzo breve, che affronta un territorio ancora poco sfruttato in ambito fantasy. Kasarai gestisce molto bene tutto il retroterra culturale che sta dietro alla storia Pazuzu. Fantasy e ricerca storica vanno così a braccetto come di rado accade, ed ecco che è facile scorgere in queste poche ma intense pagine tutti i sapori di un mondo lontano quando affascinante. Sapori per un palato abituato a certe particolarità, e che non si lascia scoraggiare da una lettura forse poco commerciale ma di un certo qual impatto.

Questi sono dunque i principali meriti del libro, forse i maggiori: un’originalità e un’ambientazione davvero inediti. Altro, e non meno piacevole alla lettura, è la gustosa incursione nel genere fantascientifico, presente in questo volumetto fantasy (dai richiami storici). Nulla di eclatante o particolarmente incisivo, ma quanto basta per permettere una leggera e piacevole incursione in questi territori. Il richiamo agli “omini grigi”, i Figli delle Stelle, è di sicuro effetto: non stona col resto della storia. Anzi, entra a far parte del contesto con un ruolo via via sempre più importante (fino al ribaltamento di scena finale). Una piacevole trovata dell’autore, che con questo escamotage richiama alla nostra memoria tutte le antiche civiltà della storia che, vero o no, hanno quasi sempre nei loro tanti misteri il richiamo ai cieli e allo spazio profondo.

Quello che forse risulta più ostico in questa lettura, è proprio la complessità d’intreccio. Un fantasy che, più che per ragazzi, è rivolto agli adulti. Una storia ricca, forse fin troppo, molto poco lineare, e a volte difficile da seguire per i profondi richiami a culture di nicchia, e tutte da scoprire, nella storia dell’umanità: questo, unito alla brevità del testo, può frenare e far scemare la curiosità del lettore.

Sul fronte dei personaggi, meritano un plauso alcuni caratteri non comuni nel fantasy. Interessantissimo, è il personaggio di Assilhem. Una giovanissima sciamana, cieca dalla nascita, dall’oscuro passato (e dall’ancora più oscuro futuro). Il suo ruolo è forse quello più curioso, che non mancherà di affascinare anche i lettori più esigenti. Per nulla convenzionali sono anche i “draghi” che appaiono in questo volume. Hanno lo spessore di divinità dai culti antichissimi (e dai nomi altrettanto remoti e importanti), che richiamano alla memoria, le gesta di mondi oramai cancellati dalla furia del tempo. Affascinante e complessa, anche simbolicamente parlando, è la figura della Madre dell’Oscurità, scaturita dall’immensa Tiamat all’inizio del Tutto. E l’altrettanto demoniaco signore dell’aria, Pazuzu, che ha in sé, come nelle più alte simbologie orientali, un potere che va oltre il bene e il male in quanto tali.

Il resto dei comprimari, forse anche per la complessità delle vicende e dei tanti temi trattati, spicca di meno, anche se, forse, a un’attenta lettura, può davvero sembrare che l’intento dell’autore sia, più che narrarci una vicenda fatta di personaggi, presentarci una complessa simbologia filosofico-religiosa per mezzo di una storia fantasy. 

Una storia che si caratterizza in un modo molto adulto, forse ben più adulto di quanto la collana della Delos Books richiederebbe, ma non per questo meno godibile per chi vi si avvicina in cerca, però, e questo c’è da sottolinearlo, di un fantasy non convenzionale e diverso da tutto ciò che si può trovare oggi in commercio. Un testo piacevole, ma a volte ostico e non sempre di facilissimo accesso per chi (e sono in tanti) cercano solo un po’ di svago e una bella lettura per passare solo un po’ di tempo.