Ve la ricordate la scena iniziale del film X-Men, diretto da Bryan Singer?

In quella scena, il giovane Erik Magnus Lehnsherr, ebreo polacco, catturato dai nazisti, subiva impotente l'internamento nei campi di concentramento. Il giovane mutante non aveva ancora consapevolezza dei suoi poteri, pur tentando inconsciamente di usarli.

Magnus sopravvisse ai campi di concentramento, mentre il resto della sua famiglia non ebbe la stessa fortuna. Questa frustrazione, tipico senso di colpa del sopravvissuto, unita a quella di non essere riuscito a sfruttare i suoi poteri per lottare contro  l'Olocausto, avendo preso coscienza della loro esistenza soltanto dopo, è alla base della psicologia del personaggio di Magneto.

L'etichetta di "malvagio", mal si adatta a questo personaggio, che alla fine persegue il male, ma con un fine che egli considera "nobile", ossia salvare la razza mutante dalla persecuzione della razza "umana". Nel corso della sua vita fumettistica il personaggio ha subito travagliati percorsi esistenziali, che lo hanno portato anche a collaborare con le sue nemesi, gli X-Men dell'amico/nemico Professor Charles Xavier.

Una miniserie adesso racconta le lontane origini del personaggio, le uniche che non sono mai state oggetto di revisionismo da parte degli autori Marvel, costretti a fare i salti mortali e a inventare provvidenziali ringiovanimenti per un personaggio che era poco più che adolescente durante la seconda guerra mondiale, e che è ancora baldo e prestante nel nuovo millennio.

Si tratta della miniserie, Magneto: Testament, sceneggiata da Greg Pak e disegnata dall'italiano Carmine Di Giandomenico.

Il primo numero del fumetto è uscito a settembre. Il quinto e ultimo a febbraio.

La storia ruota attorno agli anni più drammatici vissuti dal signore del magnetismo: la persecuzione razziale di cui è stato vittima da bambino durante l'Olocausto, la brutale e inumana pulizia etnica perpetrata dai nazisti in Europa ai danni di chi professasse religione ebraica e di altre minoranze.

La trama e la sceneggiatura sono sviluppate da Greg Pak con la supervisione dell’editor Simons Warren. Entrambi hanno svolto un enorme lavoro di ricerca storica, per aiutare il disegnatore nella ricostruzione d'ambiente.

Della miniserie vi mostriamo le copertine e alcune suggestive immagini.

Da queste si evidenzia non solo l'ottimo lavoro di documentazione del disegnatore, ma anche la tecnica narrativa per immagini utilizzata.

Di Giandomenico ha utilizzato una raffinata tecnica per ottenere un risultato che rendesse la drammaticità della situazione vissuta dai personaggi, concependo la storia in tinte di grigio.

Partendo dal disegno in bianco e nero, ha poi applicato uno strato di pennarello seppia, diluito con acqua. Successivamente la tavola è stata scansionata in toni di grigio, poi definitivamente colorata in modo non coprente da Matt Hollingsworth.

Le tavole sono poi ingabbiate in una struttura regolare, senza sovrapposizioni di vignette, al fine di rendere chiaro il senso di  claustrofobia vissuto dai personaggi.

La miniserie è pubblicata nell'ambito della divisione Marvel Knights, che propone storie più adulte di quelle delle testate regolari.