Chi è lo scrittore?

Puoi dirci “chi è” Luca Centi? Dove sei nato, dove vivi, e cosa fai oltre a scrivere?

Sono nato all’Aquila nel 1985, dove tuttora vivo (se si esclude la parentesi sulla costa adriatica dopo il terremoto dello scorso 6 Aprile). Frequento la Facoltà di Lettere e Filosofia, dove spero di laurearmi presto in “Culture per la Comunicazione”. Mi mancano solamente quattro esami, quindi teniamo le dita incrociate! Se c’è una cosa che ho imparato negli ultimi tempi, è che non bisogna mai dare niente per scontato. Anzi!  

Come riesci a conciliare la tua attività di scrittore, con il lavoro, la famiglia, figli, ecc. ecc.?

Di figli per fortuna non ne ho! Riesco a malapena a gestire me stesso, figurarsi qualcun altro! Rischierei di creare dei mostri o dei serial killer. Anche se ultimamente sono riuscito a ritrovare una parvenza di equilibrio. Mi divido tra lezioni all’università, amici e scrittura. Di sicuro aiuta che non riesco mai a scrivere prima delle nove di sera. Il resto della giornata è quindi dedicato agli amici e allo studio.

Come scrittore, come organizzi la tua giornata lavorativa? Ogni scrittore ha una sua ritualità nello scrivere, qual è la tua?

Dal 6 Aprile molte cose sono cambiate; in attesa di tornare a casa, ho molto più tempo libero. La ritualità non è quindi più la stessa: scrivo sempre di sera, quando c’è silenzio e poche distrazioni, ma dedico il resto della giornata alla pianificazione. Scalette, per intenderci. All’inizio ne facevo a meno, poi però la storia ha iniziato, come previsto, a complicarsi e non riuscivo più a gestirla. Temevo di perdere dei pezzi per strada e avevo quindi bisogno di un aiuto. La scaletta, appunto. Cerco di seguirla il più possibile, ma spesso la cambio, la ribalto, faccio di testa mia. Specie quando ascolto la musica. Alcune volte ne sento infatti la necessità, specie quando devo rendere reali episodi che non ho mai vissuto. Bastano poche parole e qualche accordo di chitarra a guidarmi.

Senti di avere raggiunto qualche traguardo?

Di sicuro riuscire a pubblicare un romanzo è una grandissima soddisfazione. Chi mi conosce però sa che sono pessimista di natura. Penso sia importante tenere i piedi ben saldi per terra, farsi poche illusioni. Sarà una banalità, ma bisogna gioire di attimo in attimo, senza farsi tanti castelli in aria. Facile dirlo, metterlo in pratica è ben diverso! Eppure, sotto sotto, ammetto di nutrire una piccolissima speranza. Quella che hanno un po’ tutti gli esordienti: poter continuare a scrivere e a emozionare.

Leggere

Quali sono i tuoi hobby, il passatempo preferito, cosa ti piace leggere? E quali sono i tuoi autori preferiti?

Mi piace molto disegnare. Quando posso tratteggio sempre dei bozzetti, spesso legati al mondo di Lenth. E’ un modo per capire meglio le fattezze dei personaggi, il loro “peso” materiale e non. Di tanto in tanto canto anche in un gruppo metal; niente di serio, ci divertiamo a fare cover ed è un modo come un altro per ritrovarci e stare assieme. Poi, manco a dirlo, adoro leggere. Credo anzi che sarebbe strano il contrario! I miei scrittori preferiti sono Salinger e Anne Rice. Sono due autori molto diversi, sia per il genere che per il modo di scrivere, ma ho imparato molto da entrambi. Forse perché ho mosso i primi passi nel mondo della scrittura con un loro libro sul comodino; mi hanno guidato, sono state le mie stampelle. Ovviamente leggo anche altro, cerco sempre di variare la dieta con romanzi di ogni tipo; ma i due generi a cui torno sempre sono il fantasy e l’horror/gotico: Laurell Hamilton, Jonathan Stroud, Charlaine Harris, Joanne Harris, Maite Carranza ecc.

Quando hai iniziato a leggere e cosa? E quando hai scoperto la narrativa fantastica? Ti ricordi i primi titoli letti?
L'autore
L'autore

I primi libri che lessi furono quelli della collana I piccoli brividi. Ne divoravo un paio al giorno, erano irresistibili. I primissimi “veri” romanzi che lessi, invece, furono Il Giovane Holden e Le Streghe di Roald Dahl. Di Salinger mi colpì la psicologia dei personaggi. Sembra assente e invece trapela da ogni singolo gesto. Bastano due pagine a rendere Holden Caufield vivido nella mente del lettore. Il mio primo fantasy fu invece proprio Il Signore degli Anelli. All’inizio non lo apprezzai, lo reputavo noioso e sopravvalutato. Quando poi ho iniziato a scrivere ho capito di sbagliarmi. Ancora non riesco a rileggerlo però, sebbene abbia cambiato idea; lo associo sempre alla noia che ho provato quando ero più piccolo. Non posso farci niente.

Quali autori ti fanno da "guida"? Cosa leggi abitualmente?

Leggo di tutto, a intervalli regolari. In questo periodo sono nella “fase fantasy”. Ho appena finito di leggere la trilogia di Trudi Canavan. Se mi conosco bene, seguirà presto la “fase horror” con La Rivolta dei Vampiri e poi la “fase Sara” (in onore di una mia amica che adora il genere) con La Trilogia della Città di k. di Agota Kristof. Di tanto in tanto rileggo inoltre qualche libro di Anne Rice. Adoro le atmosfere dei suoi romanzi, il modo in cui riesce a mostrare le bellezze della Louisiana con poche, semplici parole.

Che libro hai in questo momento sul comodino?

Ne ho cinque a dire il vero: La Rivolta dei Vampiri, di Colleen Gleason, La Compagnia dei Celestini, di Stefano Benni, Le Scarpe Rosse, di Joanne Harris, Il Gioco dell’Angelo di Carlos Ruiz Zafòn e Trilogia della Città di K. Di Agota Kristof.

Per concludere, vuoi darci un consiglio di lettura?

Senza alcun dubbio i romanzi di Anne Rice. Credo che un po’ tutti conoscano Intervista col Vampiro, ma solo gli appassionati – o i lettori incalliti – sanno che la saga migliora con i libri successivi; già il secondo Scelti dalle Tenebre, svela alcune cose non dette, o dette male, da Louis nel primo capitolo; andando avanti l’evoluzione delle tematiche e dello stile è notevole, anche perché l’autrice stessa è cambiata tantissimo. La sua conversione al cristianesimo ne è un esempio.

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