Cinque inquietanti racconti di H.P. Lovecraft, il Maestro di Providence, adattati a fumetti, una prefazione e una postfazione.

Questo, in sintesi presenta il volume H.P. Lovecraft - Da altrove e altri racconti, scritto e disegnato da Erik Kriek.

La prima domanda che ci si pone davanti a tutti i tentativi di visualizzazione del parto della mente di Lovecraft è come i media che fanno dell'esplicitamente visivo possano adattare delle opere che fanno del nascosto, del celato anche visivamente, la loro ragione di essere.

Una seconda domanda è relativa al come le narrazioni che puntano a raccontare storie possano affrontare le non narrazioni di Lovecraft.

Sono due motivi forti che hanno sempre portato ad adattamenti molto personali delle opere lovecraftiane al cinema e fumetto. Non ci può essere fedeltà a un media originale così sfuggente alle categorizzazioni dell'intrattenimento e al suo linguaggio.

Il fumetto ha ormai quella maturità che gli consente di non essere più definito "un genere" bensì un mezzo espressivo, pertanto ormai, ma non da oggi, non sfugge a sperimentazioni anche ardite.

In questo caso il lavoro di Erik Kriek punta all'adattamento al linguaggio fumettistico più vicino a quello delle riviste pulp dove Lovecraft pubblicò i suoi racconti, ossia i pulp della E.C. Comics.

Kriek sceglie il bianco e nero, con forti chiariscuri per evidenziare la cupa oscurità che avvolge i protagonisti e gli ambienti. Il cielo costruito con retini spessi porta in una dimensione estraniante e opprimente.

La costruzione della tavola è sempre narrativa, non siamo davanti a mere illustrazioni di sequenze di racconto, bensì a una vera e propria narrazione che integra immagini e testo.

Dopo l'introduzione e le spiegazioni di rito dello stesso autore, il primo racconto è L'estraneo, raccontato in prima persona mediante l'uso delle didascalie e del punto di vista soggettivo del protagonista.

Il racconto non fa parte del ciclo di Cthulhu, ma è uno dei più famosi dell'autore. Se non conoscete il racconto vi consiglio prima di andarlo a leggere nella sua forma letteraria, pena rovinarvi il senso di spiazzamento che il suo finale comporta. Questo adattamento non avrà sorprese forse, ma come consigliare la lettura del fumetto al posto di quella di un vero e proprio capolavoro?

L'adattamento non demerita. Però il confronto è impari.

Anche Il colore venuto dallo spazio è un racconto famosissimo. Pur tuttavia questo adattamento è godibile in modo autonomo. Poiché è tutto già atteso in un certo senso, posso sicuramente dirvi che leggere il fumetto non vi rovinerà la lettura successiva del racconto. Tra i racconti adattati, è quello che meno soffre a mio avviso della visualizzazione dei concetti. Non essendoci un vero e proprio "mostro", non soffre di quel pericolo di azzeramento dell'incredulità che può dare una visione troppo semplicistica di quanto la parola scritta ha evocato.

Dagon è il primo racconto del ciclo di Cthulhu. Il secondo che l'autore pubblicò su Weird Tales. Prototipo di un certo genere di racconti dove il protagonista si trova davanti all'inconsueto suo malgrado e si rifugia nella pazzia o nel suicidio come difesa finale. Nonostante la forza evocativa delle immagini scelte per raccontare la vicenda, è proprio l'esplicita visualizzazione del mostro che delude. Se l'orrore è cosi inimmaginabile da portare alla pazzia, noi lettori non lo possiamo e dobbiamo vedere.

Anche Da Altrove non soffre della esplicita visualizzazione dei concetti. Anzi con il suo essere al confine tra fantascienze e weird, la resa concettuale dei macchinari con il visivo del pulp anni '50 non è privo di fascino.

Il migliore dei racconti del volume è La Maschera di Insmouth. Ha tutti i tempi giusti e le scelte visuali giuste per riuscire a costruire l'atmosfera di orrore crescente che avvolge il protagonista e il lettore. Anche la resa visiva del Grande Cthulhu è convincente. Da solo varrebbe l'ottimo giudizio sul'antologia.