Tutto quell’impegno. Tutto quel disprezzo. Tutta quella sofferenza. ma Thorn li aveva battuti. Chiuse gli occhi, sentì il vento salato di madre mare baciarle la faccia sudata e pensò a quanto sarebbe stato orgoglioso suo padre.

«L’ho superata» bisbigliò.

«Non ancora.» Thorn non aveva mai visto maestro Hunnan sorridere, ma era anche la prima volta che gli notava un cipiglio così fosco. «sono io a valutare le prove che sostieni. sono io che decreto quando le hai superate.» Percorse con lo sguardo i ragazzi dell’età di Thorn, sedici anni, alcuni tronfi per aver superato le proprie prove. «Rauk, sei tu il prossimo a combattere con Thorn.»

Rauk inarcò le sopracciglia, poi fissò la ragazza e  fece spallucce. «Perché no?» disse allontanandosi dai compagni dentro il quadrato, stringendo le cinghie dello scudo ed estraendo una spada d’addestramento.

Era un tipo spietato, e abile. non forte come brand, ma molto meno propenso a esitare. Comunque, Thorn l’aveva già battuto in precedenza e aveva...

«Rauk» fece Hunnan, agitando l’indice bitorzoluto «e sordaf, e edwal.»

Ora in Thorn non c’era più traccia della gloria del trionfo di prima. Tra i ragazzi si alzò un mormorio mentre sordaf, grosso, lento e con poca inventiva ma con una predilezione infernale per calpestare chi era già a terra, si mosse pesantemente sulla sabbia, sistemando le fibbie della sua cotta di maglia con le dita grassocce.

Edwal, lesto e stretto di spalle, con un groviglio di riccioli bruni, non si mosse subito. Thorn lo riteneva da sempre uno dei migliori. «maestro Hunnan, tre di noi...»

«Se vuoi un posto nella spedizione del re» lo interruppe Hunnan «farai come ti viene ordinato.»

Tutti loro bramavano un posto quanto Thorn. edwal guardò accigliato a destra e a sinistra, però nessuno prese le sue difese. Riluttante scivolò tra gli altri due e scelse una spada di legno.

«Non è giusto.» Thorn era abituata a mostrare sempre un’espressione coraggiosa, non importa quanto grande potesse essere lo svantaggio, ma questa volta la sua voce fu un flebile belato, come quella di un agnello condotto impotente verso il coltello del macellaio.

Hunnan la liquidò con uno sbuffo. «Questo quadrato è il campo di battaglia, ragazza, e il campo di battaglia non è giusto. Considerala la tua ultima lezione qui.»

Si levò qualche risata qua e là, probabilmente da coloro che lei aveva disonorato battendoli nelle prove. Brand osservava da dietro alcune ciocche scarmigliate di capelli, mentre si tamponava la bocca insanguinata con la mano. Gli altri tenevano lo sguardo fisso a terra. Tutti sapevano che non era giusto ma a nessuno importava.

Thorn serrò la mascella, portò la mano con lo scudo  al

borsello intorno al collo e lo strinse forte. era stata sola contro il mondo più a lungo di quanto riuscisse a ricordare. se era diventata qualcosa, era una guerriera. Avrebbe offerto loro un duello che non avrebbero dimenticato facilmente.

Al cenno del capo di Rauk gli altri due si allargarono per circondarla. Forse, se lei colpiva abbastanza in fretta poteva metterne uno fuori gioco e avere qualche possibilità in più contro gli altri due.

Thorn li scrutò cercando di intuire cosa avrebbero fatto: edwal, riluttante, indugiava. sordaf era guardingo, lo scudo alzato. Rauk si pavoneggiava davanti alla folla lasciando penzolare la spada.

Se solo fosse riuscita a sbarazzarsi di quel ghigno e a sporcarglielo di sangue sarebbe stata soddisfatta.

Il sorriso del ragazzo scomparve quando Thorn lanciò l’urlo di combattimento. Rauk parò il primo fendente con lo scudo, offrendo terreno, poi un secondo, tra le schegge che volavano; Thorn lo ingannò con lo sguardo facendogli levare lo scudo, si abbassò rapidamente e lo colpì all’anca con un colpo a falce. Rauk mandò un grido, piegandosi di lato e offrendole la nuca, mentre la ragazza stava già sollevando di nuovo la spada...

Con la coda dell’occhio Thorn colse un guizzo e poi un colpo tremendo. si sentì cadere sulla sabbia e si ritrovò di colpo a fissare il cielo.

Ecco il problema nel concentrarsi esclusivamente su un avversario ignorando gli altri due.

I gabbiani lanciavano il loro richiamo, in alto, in cerchi.

Le torri di Thorlby si stagliavano nere contro il cielo pallido.

Meglio che ti rialzi, diceva suo padre. Non vincerai mai standotene sulla schiena.

Thorn rotolò, lenta, goffa, il borsello che le scivolava fuori dal colletto e penzolava dalla cordicella, il viso tremante.

L’acqua risaliva fredda su per la spiaggia intorno a lei; Thorn vide Sordaf calare il piede e udì un rumore di legno spezzato.