Russell Poole è un ex detective della polizia di Los Angeles la cui vita si è fermata quando nel 1997 gli venne affidato un caso molto particolare: quello degli omicidi dei due rapper afroamericani Tupac Shakur e The Notorious B.I.G., uccisi ad appena un anno di distanza l’uno dall’altro. Poiché erano ritenuti rivali in campo musicale, uno proveniva dalla costa Ovest l’altro da quella Est, per molto tempo si pensò a una resa dei conti tra gang. Poole non ha mai creduto a questa spiegazione, decidendo persino di dimettersi dal suo lavoro pur di poter perseguire la verità, ostacolata dalle stesse forze di polizia. Vent’anni dopo il giornalista Jackson bussa alla sua porta, interessato a scoprire qualcosa di più e a far luce una volta per tutte sull’intera storia.

La vicenda raccontata in City Of Lies – L’ora della verità è cronaca vera, e gli omicidi dei due rapper tuttora sono omicidi non risolti, mentre Poole dopo una lunga depressione tentò il suicidio, rimanendo ossessionato dal caso per tutta la vita. Non è male vedere ogni tanto Johnny Depp senza trucco e parrucco necessari ai personaggi fantastici che di solito interpreta, e ricordare che è altrettanto capace in una recitazione più naturalistica e dai toni pacati. Invecchiato, sgualcito e ingrassato riesce a non essere patetico e a dare al suo Poole la giusta dimensione. Meno sorprendente Forest Whitaker, spalla giusta ma niente di più, un po’ come la regia di Brad Furman adeguata ad un noir, ma senza nessun guizzo particolare. Cercando forse di inseguire il documentario si perde in troppi primi piani e modaioli movimenti che fanno troppo “macchina a mano”, per costruire qualcosa di originale. Manca del tutto il contorno e spesso la storia si perde nelle spire insidiose del fatto di cronaca, difficile da spiegare in sceneggiatura.

City Of Lies – L’ora della verità ha anche il problema, per lo meno se si pensa al pubblico italiano, di non essere un fatto di cronaca da noi particolarmente sentito. Certamente rimane la denuncia del razzismo, della corruzione della polizia ma è un film lontano dal possedere la forza di un coinvolgimento empatico.