L’arte di Maurits Cornelis Escher è ormai pienamente integrata nell’immaginario collettivo. Divenuta straordinariamente popolare negli anni ‘60/’70, ha suggerito mondi onirici che hanno influenzato ogni forma di media, dalla musica all’illustrazione fino ad arrivare a prodotti pop quali i film Labyrinth o Una notte al museo – Il segreto del faraone. Proprio sull’onda di questa fama, il regista Robin Lutz ha deciso di dare vita a ESCHER – Viaggio verso l’infinito, documentario che approfondisce con approccio divulgativo la vita dell’artista olandese.

Struttura – Puddle

La pellicola si muove secondo un codice narrativo tradizionale e didascalico, analizzando la vita di Escher secondo un naturale ordine cronologico. Le immagini, rinvenute perlopiù negli archivi storici della Escher Foundation, sono spezzate e sostenute da occasionali interviste, nonché da clip originali pensate per enfatizzare l’immersione dello spettatore.

Peculiarità del documentario è infatti quella dell’essere ritagliato su di una narrazione in prima persona, come fosse lo stesso Escher a esporre la propria vita. A dire di Robin Lutz, le frasi espresse sono direttamente estrapolate da missive, diari e altri scritti, ma la natura del prodotto finale suggerisce che i materiali consultati siano stati perlomeno rimaneggiati. Difficile a dirsi con certezza, considerando che non vengono fornite coordinate utili a identificare i documenti in questione.

Tecnica – Belvedere

ESCHER – Viaggio verso l’infinito è estremamente essenziale: montaggio, selezione dei riferimenti di repertorio, nuovo girato, produzione sono tutti nelle mani di Robin Lutz e sono tutti terribilmente normali. La biografia professionale di Lutz si lega indissolubilmente a documentari dall’impostazione esplicativa, video pensati appositamente per intenti educativi, che sia proiettato in scuole, durante esposizioni o su canali televisivi. Il solo dettaglio meritevole di menzione è quello di aver scelto Stephen Fry (V per vendetta, Guida galattica per autostoppisti) come voce narrante. Il suo carisma travolgente non è comunque in grado di stravolgere il copione, ma lo colora di una vivacità inattesa e graditissima.

Conclusioni – Relativity

Robin Lutz non ha offerto un cattivo documentario, ma un documentario estremamente superficiale. La pellicola non offre nozioni di particolare rilievo e la sua indagine diretta è di portata estremamente limitata: intervista i figli di Escher, la nuora e Graham Nash, musicista folk rock la cui unica connessione con l’artista è una singola chiamata telefonica. Ed Escher non si era neppure sentito particolarmente coinvolto dal suddetto scambio.

ESCHER – Viaggio verso l’infinito è quel classico prodotto che potete trovare impilato negli shop dei musei o nel lettore DVD di un docente d’arte troppo pigro per tenere lezione. Se acquistato, ha la tendenza di rintanarsi negli spazi mai consultati della propria videoteca, quelli in cui si scaricano all’eterno oblio i cofanetti di video-lezioni di pilates o i bluray musicali comprati incautamente dopo un coinvolgente concerto. Pellicola priva di infamia, insomma, ma che non rende onore al personaggio che descrive.

Escher: Journey into Infinity

Escher: Journey into Infinity

Paesi Bassi / 2018 / Documentario / 81 min.

Regia di Robin Lutz

Con George Escher, Jan Escher, Liesbeth Escher

Scritto da Marijnke de Jong, Robin Lutz

Dati da The Movie DB