Si è parlato di scienza e fantastico, ma più in generale di scienza e prodotti dell'immaginazione a Lucca Comics & Games 2022, dal 28 ottobre al 1° novembre 2022: autori, editori, divulgatori, tutti consapevoli delle enormi potenzialità dei generi dell’immaginario nella creazione di cultura scientifica.
Potremmo riassumere uno degli aspetti fondamentali della divulgazione scientifica con questa frase di Luca Perri e Adrian Fartade, nel corso della presentazione del loro nuovo podcast per Audible, Cineastri, all’auditorium San Girolamo, in compagnia di Massimo Polidoro: per parlare alla gente, bisogna creare immagini nella loro testa. Che, potremmo dire, è in qualche modo una variante scientifica del principio letterario dello Show, don’t tell. O, per usare a nostra volta un’immagine, è come spiegare le tre leggi della robotica di Asimov attraverso i racconti in cui i robot sono messi in crisi nella loro applicazione, invece che enunciarli e basta.
Ora, la fantascienza crea da sempre immagini che raccontano (in modo più o meno fantasioso) la scienza, sia quella che abbiamo e conosciamo sia, a volte per differenza rispetto a quella che usiamo, quella che ancora non esiste e che potrebbe (oppure no) essere inventata. E che si possa fare divulgazione scientifica a partire dalla fantascienza ce lo aveva insegnato, negli anni ’90, La Fisica di Star Trek, di Lawrence M. Krauss (1995): si possono cioè utilizzare gli strumenti della scienza e applicarli ai mondi dell’immaginario.
Ed è questo che ci raccontano Michele Bellone, Emanuele Manco e Andrea Delnegro, che hanno applicato le loro conoscenze nel campo della biologia, della matematica e della chimica a tutti gli ambiti del vasto mondo della letteratura e, più in generale, della produzione fantastica (dal fantasy alla fantascienza, passando per i manga e gli anime), rispettivamente con i saggi Incanto, Matematica Nerd e La Fisica dei Manga, come ci hanno raccontato nel loro panel Draghi, equazioni e frutti del diavolo. Cosa succede quando il fantastico incontra la scienza?
Ma è anche quello che fanno Luca Perri e Adrian Fartade in Cineastri, in cui i due divulgatori analizzano 15 film e la scienza o più spesso i creativi errori scientifici che si celano dietro lo schermo. È sadismo nei confronti di chi ama quella cultura o nei confronti di noi stessi, che la amiamo e scopriamo verità dolorose che mai avremmo voluto conoscere (come l’impossibilità dei viaggi del tempo) o nei confronti di noi stessi, che ci sottoponiamo alla tortura di leggere/guardare qualcosa solo per poterlo demolire?
Non solo sadismo, però, non sempre (ma forse qualche volta sì: insomma, dipende da quante volte Luca Perri ha dovuto guardare Gravity per coglierne tutte le storture, o da quanto soffrite per l’introduzione dei midi-chlorian ma vi ostinate lo stesso a riguardare la trilogia prequel di Star Wars). Il punto è che la fantascienza è un ottimo aggancio per parlare non solo di scienza, ma anche dei suoi effetti sulla nostra vita, ma a patto che sia coerente
, ci suggerisce Adrian Fartade, in un’intervista esclusiva che lui e Luca Perri ci hanno concesso: se le leggi della fisica cambiano a seconda della necessità di trama, cosa trasmettiamo del metodo scientifico a lettori e spettatori?
Ma allo stesso tempo quanto sarebbe interessante esplorare in che modo un cambiamento (coerente) a una variabile come la gravità potrebbe impattare sulla vita di un mondo o di una popolazione umana? Perché non di sole scienze parla la fantascienza, ma anche di comportamento umano e di reazione alla scienza.
È un risvolto interessante, quello che emerge a questo proposito dal nuovo romanzo di Alessandro Curioni, Certe Morti non Fanno Rumore (ed. Chiarelettere), presentato da Emanuele Manco con la partecipazione di Dario Tonani in un incontro dall’evocativo titolo L’AI può commettere crimini? Premettiamo, doverosamente, che il libro di Curioni non è fantascientifico, anche se molti, compreso chi vi scrive, lo ha non solo pensato ma anche un po’ sperato (ma mi sento in buona compagnia, se anche alcuni editori lo hanno rifiutato per questo motivo). Certo, è interessante osservare come crediamo che sia fantascienza qualcosa che parli di intelligenza artificiale, come se fosse (ancora) qualcosa che non appartiene alla nostra vita, mentre ne fa parte (e la maggior parte di noi ne è inconsapevole, felicemente oppure no).
Ma il punto fondamentale è un altro: i problemi di cui Curioni parla, proiettati in un presente attuale e perfettamente possibile, sono problemi che la fantascienza si era già posta in passato (Blade Runner, tanto per citare la reference più famosa). Noi siamo, in fondo (o almeno, lo sono molte delle persone che lavorano nell’ambito), figli di Asimov e del Dick di Gli Androidi Sognano Pecore Elettriche? E nonostante l’ingenuità di Asimov e delle sue tre leggi, che non colgono la differenza tra un robot programmato e un’intelligenza artificiale (che è istruita e apprende, e che quindi funziona in modo del tutto diverso), la cosa realmente importante è che la fantascienza ci può aiutare non solo a capire la scienza, ma anche le reazioni sociali alle innovazioni e i pericoli che possono derivare dall’applicazione di quelle tecnologie.
Forse l’autore che ci spiega meglio questo ampio ventaglio di possibilità della fantascienza è il peruviano César Santivañez, autore di graphic novel e sceneggiatore per l’animazione, presente al Comics all’interno del comparto Audible, nell’ambito della collaborazione con Future Fiction, all’insegna della crossmedialità (nel panel, appunto, dedicato a La Fantascienza tra graphic novel, audiolibro, serie audio e cinema, presieduto da Loris Cantarelli, direttore editoriale di Fumo di China, con la presenza di Juan Baixeras, country manager di Audible, di Francesco Verso, César Santivañez, Luca Perri e Adrian Fartade). Santivañez ci spiega come parlare di fantascienza in Sud America sia, in realtà, parlare dei problemi dell’oggi: terrorismo, politica, lotta per essere riconosciuti dall’establishment, critica alle società stratificate ma anche all’uso della tecnologia che si fa, in questo momento, in quella parte del mondo, che a noi forse appare così distante, ma che può diventare così vicina.
D’altra parte, proprio la possibilità offerta da Future Fiction e da Audible di attingere a un patrimonio culturale che altrimenti non riusciremmo a conoscere, fatto da autori e autrici non noti qui in Italia, che scrivono in paesi insospettabili (forse) come fonti di fantascienza, ci permette di capire e di entrare nei problemi che quelle realtà presentano. Santivañez ricorda, per esempio, come la prima narrazione ascrivibile alla fantascienza sudamericana sia, di fatto, una fonte non scritta, ma trasmessa in forme diversissime, dalla rappresentazione grafica all’oggettistica, fino alla trasmissione orale, in una forma di crossmedialità precedente la crossmedialità stessa.
La fantascienza, dunque, solleva problemi ed è un motore di idee (come ci ricorda Neil Gaiman, nel raccontarci della genesi della fantascienza cinese): ipotizza tecnologie, per esempio, come la tavoletta di 2001, Odissea nello Spazio, che ci ricorda i nostri tablet, pur trovandosi in un film realizzato prima dell’allunaggio, attraverso una vasta gamma di media diversi.
Ma la fantascienza, ci ricorda Francesco Verso di Future Fiction, si presta bene alla crossmedialità, anche se media diversi offrono vantaggi diversi: se i libri, come ci fa notare Perri durante l’intervista, possono essere letti, riletti e analizzati, più difficile è tornare indietro durante la visione di un film, per ricontrollare dettagli o elementi che ci erano sfuggiti. Allo stesso tempo, i blockbuster fantascientifici hanno l’enorme vantaggio di portare molti spettatori che non fruirebbero di fantascienza a porsi domande su tematiche che altrimenti non avrebbero considerato (arrivando a portare nei planetari e alle conferenze un pubblico curioso di togliersi dubbi nuovi, rompendo tramite il pop la bolla nerd).
Ma quello che è straordinario, del nostro tempo e della fantascienza che, in qualche modo, ce lo racconta, è che questa vasta gamma di generi è in realtà molto recente, come ci ricordano ancora Perri e Fartade: molti mezzi di comunicazione non esistevano 150 anni fa e non siamo in grado, visto il rapido progredire della tecnologia, di intuire quali potrebbero essere i futuri tipi di comunicazione, o di arte, che riguarderanno noi o i nostri figli, e non nebulosi tempi cosmici. Ma la fantascienza può assisterci, in questo: perché non solo ci dice cosa la scienza può fare per il mondo, ma ci può anche suggerire di pensare in modo diverso. Se ora utilizziamo il linguaggio della scienza, creato da una cultura in un momento particolare della sua storia, la fantascienza ci può aiutare a trovare altri modi, di pensare e di immaginare.
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