Appena varcata la soglia del MIC (Museo Interattivo del Cinema), in Viale Fulvio Testi 121, Milano, mi sono trovato immerso in un universo di colori, suoni e forme familiari, eppure sorprendenti: era come entrare nella mente animata di Bruno Bozzetto., artista che all'estero è amatissimo più di quanto noi italiani pensiamo. Ammirato da animatori giapponesi come statunitensi.
La mostra La Pop Art animata di Bruno Bozzetto è un viaggio nel tempo e nello spazio dell’immaginazione, dove l’ironia tagliente si mescola al gioco visivo, la memoria all’invenzione continua.
Mi ha subito colpito l’atrio, dove una sorta di fattoria disegnata accoglieva animali buffi e tenerissimi, stampati su sagome ispirate ai disegni dell’artista. C’erano mucche sorridenti, pecore con lo sguardo sognante e una cagnolina che mi ha subito fatto pensare a Doggy, l’ultima creatura nata dalla fantasia di Bozzetto e ispirata alla sua compagna a quattro zampe. Era chiaro da subito: qui si respirava amore per la natura, per la vita semplice e genuina, ma filtrata con quel tocco surreale e pop che rende tutto più lieve e insieme più profondo.

Il percorso non segue un ordine cronologico, ma sembra piuttosto un’esplosione controllata di temi e immagini: i colori sgargianti, le forme stilizzate, le citazioni alla cultura di massa e allo stesso tempo le riflessioni sottili sul mondo in cui viviamo. La mostra presenta 70 rodovetri originali, alcuni dei quali si possono esplorare con la realtà aumentata: avvicinando il tablet o il telefono, i disegni prendono vita. Ero lì, spettatore e protagonista insieme, in mezzo a un’animazione viva, vibrante.

Uno dei momenti più divertenti? I doppiaggi karaoke delle sigle televisive, al secondo piano: mi sono ritrovato a cantare come un bambino davanti allo schermo, con sotto le immagini animate del Cavallino Michele, Johnny il bassotto e Isotta. È stato un tuffo nella memoria, ma anche una risata presente e condivisa con altri visitatori, ognuno con il suo personale ricordo legato a quei personaggi.
Lungo il percorso, mi sono fermato spesso davanti alle teche piene di gadget: grembiuli, pupazzi, federe, dischi in vinile, lenzuola con i personaggi di Bozzetto stampati sopra. Oggetti pop che da articoli per bambini si sono trasformati in icone vintage ricercate. La magia, però, stava proprio in questo: Bozzetto ha sempre saputo parlare a tutti, grandi e piccoli, in modi diversi ma con la stessa chiarezza e intelligenza.
Surreale, ma anch'essa divertente per ironia e autoironia, l'esperienza di vedere Bruno Bozzetto "in scatola", imprigionato scherzosamente dai suoi personaggi.
Una delle cose che ho amato di più è stata la possibilità di guardare tutti i 60 cortometraggi dell’autore nei mini cinema Bruno 1 e Bruno 2, delle salette intime dove entrare in punta di piedi e lasciarsi trasportare da storie surreali, poetiche, ironiche. Non ho usufruito della proiezione dei suoi lungometraggi, da West and Soda a Allegro non troppo. Ma l'invito è verificare il programma delle prossime proiezioni, da qui al 30 novembre 2025, quando chiuderà la mostra. Riscoprire West and Soda è un vero regalo: quel modo di giocare con i generi cinematografici, anticipando il postmoderno, è ancora attualissimo.
Lungo il cammino, c’erano anche fotografie d’epoca, spezzoni video rari, manifesti, e uno spazio interamente dedicato al Signor Rossi, il suo alter ego più celebre. Con lui, Bozzetto ha raccontato gli italiani come nessuno: tra vacanze, smog, traffico, televisione, sesso e sogni infranti, ci ha restituito uno specchio ironico e affettuoso della nostra società dagli anni Sessanta in poi.

Matteo Pavesi, direttore della Cineteca Milano e curatore della mostra, lo ha definito un artista pop capace di scardinare i luoghi comuni
con un tratto semplice e un’ironia asciutta. E ha ragione: Bozzetto ha saputo leggere in anticipo le trasformazioni del nostro tempo, raccontando l’ecologia, il consumismo, la tecnologia, la scienza, senza mai perdere il sorriso, ma con una lucidità disarmante. E poi il suo lavoro sui linguaggi della rete, sui videoclip, sulle sigle animate di Quark: è stato un precursore, uno che ha saputo reinventarsi con ogni mezzo possibile – dal 16mm alla tv, dalla carta alla rete – restando sempre fedele alla propria visione.
La mostra non è solo un’esposizione, è un’esperienza immersiva, dove puoi vedere, toccare, ascoltare, cantare, ridere, ricordare. Ma soprattutto pensare.

Perché dietro ogni personaggio buffo, ogni gag, ogni animale stilizzato, c’è sempre qualcosa che riguarda noi, la nostra realtà, i nostri sogni, le nostre contraddizioni.
Durante il percorso non ho potuto fare a meno di notare che ho visto visitatori di ogni età. Genitori e figli, ma anche nonni e nipoti. E ho pensato che Bruno Bozzetto è davvero un artista trasversale, uno che riesce a parlare a tutti senza mai essere banale. La sua arte è leggera come una piuma, ma pesa come una riflessione profonda. È pop nel senso più nobile del termine: popolare, accessibile, intelligente, affettuosa e irriverente insieme.

Consiglio questa mostra a chiunque abbia voglia di lasciarsi sorprendere, emozionare e magari – perché no – di tornare un po’ bambino. Anch’io, per qualche ora, ci sono riuscito. E ne sono uscito più felice.
La mostra è aperta, al MIC in viale Fulvio Testi 121, Milano, fino al 30 novembre.
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