Torna Final Destination, la saga horror nella quale la Morte agisce in prima persona per correggere la stortura che si crea quando qualcuno che deve morire sfugge per caso al suo destino.
In questo sesto episodio, Final Destination: Bloodlines, diretto da Adam Stein e Zach Lipovsky, autori del fllm di culto Freaks, del 2018, la ricetta cambia di poco rispetto ai capitoli precedenti.

C'è un disastro che viene evitato per un presagio. Questa volta negli anni '50. Ci sono le solite regole: la Morte prende gli scampati al disastro nell'esatto ordine nel quale sarebbero dovuti morire, e lei non si sfugge, a meno che il soggetto destinato a morire non uccida qualcuno, prendendosi il tempo che sarebbe restato da vivere alla sua vittima, oppure non muoia egli stesso e poi non venga rianimato. Solo in questi due casi il cerchio si spezza e la morte soprassiede dalla sua "vendetta".
Ma l'ambientazione di Bloodlines è contemporanea, cosa c'entra un disastro avvenuto in un'epoca così remota?

Quello che succede è che, poiché gli scampati al disastro erano parecchi, e nel tempo che la Morte ha impiegato a cercarli e ucciderli, alcuni di questi hanno avuto figli, che a loro volta hanno avuto figli.
Una giovane donna, Stefani (Kaitlyn Santa Juana), è la nipote di una di queste sopravvissute, scampata alla morte fino a venerenda età, e ha incubi ricorrenti sul disastro che coinvolse la nonna. Ma adesso la Morte sta arrivando, e se è vero che in primis colpisce i sopravvissuti, poi va alla ricerca dei figli e nipoti, perché questi non sarebbero mai dovuti nascere. Quindi stavolta a essere braccati sono dei consaguinei, la madre e lo zio di Stefani, e tutti i suoi cugini e cugine.

Ok, potevo farla più breve. La novità di Final Destination: Bloodlines è che il gruppo di braccati dalla Morte è composto da consanguinei. Per il resto, tutto come negli altri episodi, con un susseguirsi di morti elaborate e fantasiose, con gli oggetti più strani e nei luoghi più imprevedibili. Non mancano le citazioni alla mitologia del volo 180, con il compianto Tony Todd che ricompare nella saga, con tanto di dedica finale, anche se non riprende il ruolo di William Bludworth, ma un personaggio comunque simile.

Un film per appassionati di questo sotto genere, che si lambiccheranno il cervello a cercare di indovinare quale sarà la catena che porterà la vittima successiva morire. Un horror luna park senza sovrastrutture, che non ha pretesse sociali o psicologiche, ma di dare al suo spettatore uno spettacolo ben fatto.
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