Dallo spionaggio a scenari da fantascienza distopica. Con Mission: Impossible – The Final Reckoning, ritorna, forse sull'onda della nuova primavera delle AI, la paura del supercomputer che vuole spazzare via l'umanità, considerata il male del pianeta.
Così Ethan Hunt (Tom Cruise) torna per la sua ultima avventura a fronteggiare i piani dell'Entità, pochi mesi dopo il film precedente, Mission: Impossible – Dead Reckoning. Tutti lo cercano, tutti lo vogliono, perché ha la chiave che potrebbe consentire l'accesso al codice sorgente dell'Entità che, in quanto software sia pure efficiente, ha i suoi limiti e vulnerabilità. Uno dei limiti è che si muove nel cyberspazio, ma non nel mondo reale, dove ha bisogno di complici umani, come Gabriel (Esai Morales), l'ormai acclarato arcinemico di Ethan. Sarà quindi sullo scontro tra i due campioni a decidersi il destino della nostra civiltà?

Se è vero che il film è cruisecerntrico, con un Ethan Hunt messianico, è pur vero che il dipanarsi della sceneggiatura scritta dai sodali di Cruise, Erik Jendresen e l'anche facente funzioni di regista Christopher McQuarrie, mostra la netta differenza tra l'avere una squadra di scagnozzi stupidi e un gruppo di motivati e capaci collaboratori. Quindi sì. Ethan/Tom in prima linea, ma fondamentale in egual misura l'apporto che tutta la squadra darà nel dipanarsi dei 163' del film.
Spazio quindi per tutta la squadra, dalle provenienze eterogenee, dai sempre fedeli Luther (Ving Rhames) e Benji (Simon Pegg), ai più recenti innesti come Grace (Hayley Atwell), Degas (Greg Tarzan Davis) e Paris (Pom Klementieff), a re-entry nella saga come William Donloe (Rolf Saxon) e consorte. Un gruppo di outsider, ex nemici a volte, con inaspettate chiusure del cerchio e rimandi ai film precedenti, che furbamente trasformano dettagli omessi perché era più divertente tenerli nel mistero in possibili punti di innesto di una trama orizzontale che unisce oltre trent'anni di Missioni Impossibili.

Sul fronte dell'efficacia ne esce bene anche la "stanza dei bottoni", ovvero i consiglieri e consigliere della Presidente degli USA Erica Sloane (Angela Bassett), divisi sul fidarsi di Hunt o meno, sul credere o meno che si possa evitare la catastrofe. In un certo senso, anche la Presidente sarà parte della squadra con le sue decisioni, così come andranno al loro posto i tasselli degli agenti della CIA come anche Jasper Briggs (Shea Whigham) e il suo capo Eugene Kittridge (Henry Czerny). Ci sarà posto per tutti.
Nella necessità di fare posto più o meno a tutti, anche al suo protagonista, il film soffre di frammentarietà e ipertrofia. Parecchie sono le ridondanze di spiegazioni, quasi nel timore che lo spettatore, stordito dalle mirabolanti ma lunghe sequenze d'azione, si sia dimenticato quanto spiegatogli prima. La sequenza di azioni/spiegoni si ripete troppe volte per non essere un po' irritante.
Non che il momento "spiegone del piano" non fosse un elemento fondamentale della saga, ma era norma in qualsiasi film o telefilm spiegarlo allo spettatore una sola volta, supponendo una soglia di attenzione che forse oggi non esiste più.

Perdonabili gli strappi, i momenti in cui le cose succedono perché devono succedere, nonché le doti di estrema capacità di sopravvivenza del protagonista, che sopravvive a cadute inimmaginabili, ipotermia ed embolie da decompressione, salta da un biplano all'altro come scendesse le scale e altro ancora. Non manca su questo fronte l'auto-ironia, e anche in questo caso va segnalato che altri personaggi sveleranno agli spettatori doti nascoste di sopravvivenza, di scatto olimpionico e velocità simil Flash.
È parte di quel gioco, di quella sospensione dell'incredulità per cui sappiamo che questo può accadere solo nel Impossibile Mission Universe, e che pertanto, bambini e adulti, non rifatelo a casa.

Dal cinema luna-park non ci si può aspettare che una regia di servizio, pratica. In tal senso McQuarrie non brilla per virtuosimo. Stavolta però ci sono anche degli scivoloni discutibili nella grammatica di base. Campi/controcampi sbagliati, finti. Montaggi fretollosi e raffazzonati. Quasi a voler completare a ogni costo.
Questo film dovrebbe essere l'ultimo della serie. Ma chissà, se gli incassi fossero migliori del film precedente – ma dovrebbero esserlo di molto se le voci che attestano il budget di Mission: Impossible – The Final Reckoning dai 300 ai 400 milioni di dollari (spese promozionali escluse) fossero confermate – potrebbe esserci ancora qualche altra missione per Ethan Hunt e i suoi pard?
Qualche spiraglio viene lasciato, con qualcosa che ricorda l'Unico Anello ancora in giro. Non si sa mai.
Se siete fan, e volete partecipare a questa festa di fine anno, non rimarrete delusi.
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