Napoli, anni '30. Il tenore Arnaldo Vezzi viene ucciso nel suo camerino. A indagare è il Commissario Ricciardi, il cui potere di vedere i morti non sembra dare molte informazioni.

Molte sono le persone che possono odiare Vezzi, ma molte altre dipendono economicamente da lui, tenore di successo, uomo potente amico del Duce.

Ricciardi non è particolarmente turbato dalle pressioni dei superiori, dall'opinione pubblica. Lui ha un suo percorso, lento e misurato, che lo porterà all'accertamento della verità.

Il senso del dolore, prima storia di Le Stagioni del Commissario Ricciardi, miniserie a fumetti ispirata al personaggio ideato da Maurizio de Giovanni, non è solo una indagine di polizia, ma uno scavo tra i sentimenti umani.

Ricciardi sembra neutro, impassibile, ma con il piglio della inesorabile goccia d'acqua interagisce con comprimari in modo che rivelino di stessi tutto quello che serve a inquadrare il loro ruolo nello schema generale.

Quando il mosaico si completa sembra tutto naturale, si resta quasi stupiti da non averci fatto caso prima

Ricciardi è parte di quella genia di investigatori che sembrano misurare ogni parola, soffrire ogni gesto. ll suo segreto, la sua capacità di vedere gli spiriti dei morti, lo costringe a una esistenza sottotono.

Fin troppo spesso fumetti ispirati a prodotti di altri media si riducono a essere sequenze di illustrazioni. In questo caso siamo sul versante opposto.

Siamo davanti a un vero fumetto, con dialoghi efficaci di Claudio Falco e disegni narrativi di Daniele Bigliardo, con una ben strutturata costruzione sequenziale.

Napoli è una co-protagonista, con i luoghi fortemente tipizzati, ma riesce a non essere uno sfondo da cartolina. Anche l'uso delle "maschere", ossia di volti noti per caratterizzare alcuni personaggi, è funzionale a restituire l'atmosfera dell'epoca in cui la vicenda è ambientata.

Un esordio convincente per un prodotto che, sia pur derivativo, ha una sua personalità.