Mondo9_Franco Brambilla
Mondo9_Franco Brambilla

Quello di Dario Tonani più che un mondo parallelo è un incubo parallelo, qualcosa che può inghiottirti di notte, nel sonno, senza una luce accesa. Uno di quegli stati onirici che raggiungi rotolando giù dai settecentosettanta gradini di Lovecraft, fino a un contesto reale e alieno allo stesso tempo.

Mondo9 è fatto di sabbia e rottami, rocce e acqua putrida, cime ghiacciate. L’uomo è presente ma non ha mai conosciuto o ideato l’elettronica: Meccanica rulez. Enormi cantieri fabbricano enormi navi su ruote, adatte a viaggi lunghissimi nel deserto tossico, dove l’uomo crede di avere sotto controllo la situazione ma si dimostra un anello molto fragile dell’eco-9-sistema. Chi vive (o sopravvive) all’interno di Mondo9? Animale, vegetale, minerale? La risposta è un misto di questa classificazione di genere, perché fra terra infetta e aria velenosa tutto si contamina. E si trasforma.

La storia comincia con quattro nomi: Cardanica, Robredo, Chatarra e Afritania, quattro tappe di un lungo viaggio in cui l’essere umano non è più la specie dominante. 

Cardanica, l’epopea di Cardanic, ci svela i parametri generali di Mondo9: forse un’ucronia, forse un mondo del futuro, dove l’Apocalisse è ancora in corso e non sembra avere fretta di finire, anzi si prende i suoi tempi divertendosi quasi con le forme di vita e neovita che ha generato e che si divorano l’un l’altra. Dentro Cardanic, il guardasabbia Garrasco (e anche il secondo pilota Victor, ahimè) conosce la verità su ciò che crede di governare: La Macchina, che sia una nave o un suo pezzo (quasi una progenie) come lo pneumosnodo, è mutata e necessita del suo Ghost. Mangiandoselo.

Se Cardanic mostra una caratteristica basilare per un organismo (neo) vivente, nutrirsi, la Robredo ne svela un’altra: generare. Il patto stabilito fra gli uccelli – gabbiani, corvi, aliquadre – e la nave senziente è un connubio fertile: cibo in cambio di riparo. Gli uccelli vanno a caccia di prede vive per nutrire la nave e il risultato è una progenie di uova: I piccoli uccelli organo- meccanici da incubo che ne escono sono pezzi di ricambio necessari alla sopravvivenza della Nave, capaci di raggiungere da soli la loro destinazione fra gli ingranaggi. 

All'esterno delle navi, i deserti tossici hanno sviluppato forme di vita adattabili: gli Ghmor, che viaggiano dentro cespugli spinosi trasportati dal vento. Piccoli roditori. Scorpioni e lucertole. I Fiori Mangiaruggine, piccoli come pesci d’acquario o giganteschi mostri alti anche più di sessanta metri. “Un accrocchio di bestia, pianta e conchiglia imparentato con le armi da fuoco”.

Proseguendo il viaggio si arriva a Chatarra, il cimitero di navi galleggiante, un’enorme isola – discarica in metallo e ruggine, habitat perfetto per una particolare forma di micro – neo –vita, come sanno bene gli Avvelenatori: su Mondo9, lo avevamo già intuito, il metallo è più forte della carne. Il Morbo trasforma l’organico in inorganico senza distinzione di specie, per vincolare equipaggi alle navi attraverso parti metalliche, sempre più estese, dei loro corpi. Per questo, uomini e donne appositamente addestrati vanno a Chatarra a uccidere definitivamente il metallo “prima che il metallo uccida loro”. A Chatarra, non è mai certo cosa sia vivo e cosa no: un buon nascondiglio per una vecchia conoscenza, sprofondata fra i detriti assieme alla sua corte di gabbiani, che aspetta il momento giusto –o il sacrificio giusto – per tornare a calcare gli infiniti mari di sabbia e dare corso a una guerra di macchine contro macchine. 

Un gigante colossale, una nave-città fatta di ferraglia è l’Afritania – più di novemila ruote – con il suo prezioso carico: gli Interni, chiusi nel ventre di metallo e gli Esterni – tra cui ritroviamo Garrasco – imprigionati sui ponti: l’equipaggio è formato infatti da uomini colpiti, in vari stadi, dal Morbo. Come la Robredo, anche l’Afritania sopravvive tramite la catena metallo-biologica composta da uccelli – uova – pezzi di ricambio: accudire al processo è il lavoro degli Esterni. Ma gli Interni cosa sono? Creature sigillate in una penombra perenne, in attesa di essere scaricate nei pozzi – serbatoio della città, in questo caso Mecharatt. Gli Interni non sono vivi, ma sono la coscienza della nave, ciò che la guida, leggendo i pensieri degli Esterni. Sopravvivono solo a contatto col metallo. Gli Interni sono il bottino più prezioso, una goccia d’inferno presente in ogni vascello a ruote che solo il metallo è capace di tenere rinchiuso. 

Le risposte alle molte domande in sospeso sono nelle cinque storie successive di Mondo9: Mechardionica, Abradabad, Coriolano, Bastian, Miserable.

Mechardionica inizia dopo 119 minuti dallo scontro fra l’Afritania e la “pulce maledetta” schizzata fuori dalla sabbia come un mangiaruggine. Garrasco la riconosce, è la Robredo, la nave assassina.