Per questa intervista ringrazio Andrzej Sapkowski per la disponibilità e Giorgia di Tolle, editor della Nord.

Le storie del Witcher sono iniziate nel  1995  e la saga principale è finita, più o meno, nel 1999.  Che effetto le fa, dopo parecchio tempo, parlare di Geralt? Nostalgia, fastidio, soddisfazione o cosa?

Il lavoro ormai è fatto, finito. Ho seguito un piano molto preciso che è stato completato in pieno. Tutto il resto è l'eredità di questo lavoro, non altro.

Season of Storms è un’idea “rimasta nel cassetto” oppure dopo tanto tempo le è tornata voglia di Geralt? 

Si tratta in realtà di un progetto relativamente nuovo, ho deciso di scrivere qualcosa ambientato nel mondo di Geralt che non fosse né un prequel né un sequel, ma un "sidequel": un ramo trasversale dell'albero principale. L'idea è stata recente, ma non chiedermi perché l'ho fatto: non lo so!

Romanzi e racconti di Geralt sono arrivati in Italia con ritardo rispetto ad altri paesi. Per quale motivo? 

Non ne ho idea. So che per primi hanno cominciato a pubblicarmi i russi e i cechi, perché in quei paesi sanno che nel mercato editoriale fantascientifico e fantasy i nomi polacchi sono da tenere d'occhio. Abbiamo una buona tradizione. I miei primi racconti, pubblicati sulla rivista di fantascienza Fantastika, in meno di un anno sono arrivati nella Repubblica Ceca e in Russia. In realtà la grossa differenza la fa un buon agente, capace di rapportarsi con gli editori e spendersi per l'autore. Non credo che sarei stato capace di approcciare per conto mio, ad esempio, il mercato anglosassone, che è veramente molto chiuso: loro hanno migliaia di autori. 

Nella saga, che si conclude con La signora del lago, Geralt è un comprimario rispetto a Cirilla, eroina della storia. Geralt come protagonista principale è più adatto a storie brevi? 

No, assolutamente, si tratta solo di una questione di tecnica per compiacere il lettore. Ho pensato che piacesse questo tipo di eroina nella storia. Nessuna dietrologia, nessuno scheletro nell'armadio.

Allora diciamo così: perché questo tipo d'eroina, una giovanissima donna, avrebbe dovuto compiacere i lettori più di Geralt?

Ho pensato che fosse una buona idea creare qualcosa simile al Graal, che fosse oggetto e soggetto di una quest ma collegato al fatto che nè Geralt nè Yennefer possono avere figli. Questo seguendo la tecnica consolidata del romanzo di formazione: un personaggio che evolve. E sarebbe stato veramente difficile far evolvere Geralt in qualcos'altro. 

Prima di ritrovare il cosiddetto “tempo giusto e posto giusto” Ciri salta fra mondi conosciuti e non, nel passato e nel futuro. A cosa serve questo ai fini dello storytelling? 

Cirilla raggiunge mondi che noi conosciamo e altri che non conosciamo, in epoche diverse. Quello pieno di smog e spazzatura temo faccia parte del nostro futuro; quello della Polonia medievale è un riferimento per i lettori polacchi. Nel complesso, lei deve affrontare una quest, come sir Perceval che parte alla ricerca del Graal o Frodo che va a Mordor, ovvero un rito di passaggio. E come tale, deve essere pieno di avversità affinché il personaggio evolva. 

Un'altra giovane donna, Condwiramurs, all'inizio del libro, dice: “preferisco le leggende che non mescolano le saghe alla realtà, la moralità schietta della fiaba con la verità storica, profondamente immorale.” Perché la verità storica è immorale?

Questo è, ovviamente, il personaggio che parla. Io non la penso così. Comunque, sappiamo che eventi molto lontani nel tempo non arrivano a noi nella loro versione reale. Noi siamo circondati da un passato che è stato rielaborato a seconda della visione religiosa, politica ecc. di chi ce li trasmette. 

A questo proposito, la maga dei sogni sembra rappresentare quel tipo di lettore che preferisce le storie a lieto fine. Invece, il romanzo vuole indicare che la realtà non è mai così? 

Condwiramurs è proprio il lettore che vuole il lieto fine. All'inizio, il suo viaggio è prettamente simbolico: attraversa il lago e arriva sull'isola ma, invece della figura del saggio, il suo Gandalf, trova un'altra maga. E la verità della storia da ricostruire è perduta nella leggenda, nelle rappresentazioni degli artisti e dei cantastorie, nelle rielaborazioni. Condwiramurs e Nimue vivono secoli dopo il tempo di Geralt e hanno a disposizione solo fonti di seconda mano, del tutto falsate, per ricostruire le vicende. Leggende edulcorate. Solo dopo, veniamo a sapere come sono andate veramente le cose.

In La signora del Lago si parla di razzismo, complotti politici, orrori della guerra, pulizia etnica. Ha senso dire che a un certo punto l’intrattenimento finisce e inizia una presa di posizione verso realtà politiche e sociali del presente o del passato? 

È così, però il mio scopo non è di insegnare o predicare qualcosa, bensì dire le cose come stanno. Sia nella realtà come nel mondo immaginario di Tolkien o in quello di Sapkowski la gente si odia, odia gli stranieri, scatena guerre. E ovunque la guerra è orribile e le persone diventano peggiori, disumane. Questo capita inevitabilmente, nel nostro mondo come in quello di Geralt, perché l'odio è onnipresente e spinge a uccidersi l'un l'altro. E non c'è rimedio. Nelle favole le cose possono finire bene ma la Fantasy è reale e racconta cose reali.

Ora che la saga è finita sarà possibile vedere una mappa del mondo di Geralt?

La mappa migliore, che è anche la prima, è quella fatta dal mio traduttore ceco: veramente bella, l'ho approvata in pieno. Tutte le successive sono state miseramente scopiazzate da quella, che si trova, ovviamente, nell'edizione ceca della saga. Ma tutte le altre sono praticamente uguali.

Cosa sta scrivendo attualmente? Un seguito di Żmija, un ritorno al fantastico Medieval- style, oppure?

In realtà non sto scrivendo niente! Ho finito da poco la Trilogia Hussita e la considero il mio sforzo più grosso: mi è costata molto tempo e fatica, ci ho messo più di cinque anni. Non si tratta di fantasy "pura", ma è comunque fantasy.