Lucca Games 2013, presentazione alla Stampa di Andrzej Sapkowski al foyer del Teatro del Giglio. Il primo giorno della fiera, Lucca è serena, luminosa e teporosa. Calda, ovviamente, per l’autore polacco che si trova per la prima volta in Italia e passeggia in tensione per l’atrio d’ingresso dello storico Teatro del Giglio in maniche di camicia e la giacca sotto braccio. Ora chiacchiera con la traduttrice affidatagli, ora cerca invano di telefonare. È solo il 31 ottobre, ma lo spirito lucchese comincia a impossessarsi del padre di Geralt di Rivia.

Alla fine tutte le attese giungono a un termine, e l’autore è invitato ad accomodarsi nel foyer, a un tavolo davanti al quale si apre una stretta sala con tavolini di legno disposti in alternanza contro le pareti. Sul tavolino a cui siedono autore e traduttrice, campeggia anche un portatile aperto, mentre la stampa ha a sua disposizione uno schermo lcd dal quale uno studioso – da Osaka – presenta l’autore che dalla Polonia ha conquistato il mondo dei patiti di Fantasy di almeno settantacinque paesi e lingue diverse. Segue poi una breve presentazione dal moderatore dell’evento (anche questo nome è da cercare), il quale pone le prime domande a un Sapkowski ancora un po’ sulle sue. Si l’aspettava tanto successo? Aveva mai pensato, ai suoi esordi, che dai suoi libri avrebbero poi tratto fumetti, film per la tv e cinema, oltre a dei videogames? E come tiene il controllo su tutte le traduzioni della così tante lingue in cui vengono realizzati i suoi libri nel mondo?

"Non potevo certo aspettarmi tanta fortuna", è stata la risposta, "ma le mie storie hanno avuto un successo immediato fra i fan di Fantasy polacchi, e in quel paese l’ambiente dei lettori e autori del genere sono contigui a quello dei disegnatori. Così, gli autori della prima serie di fumetti che è stata realizzata prendendo ispirazione dalle storie brevi raccolte nelle due raccolte di racconti ora pubblicate in Italia, mi hanno trovato facilmente; poi vennero i produttori tv. Leggenda vuole che l’uomo che finanziò la serie televisiva conosciuta in occidente col titolo di The Hexer, abbia preso l’idea in treno, luogo dove i polacchi amano passare il tempo leggendo, e avendo visto che molti leggevano i libri di Sapkowski, si sarebbe fatto l’idea: 'se molti leggono i libri, allora molti vedranno i film, e i ne potrò fare dei soldi'. Sul risultato degli episodi girati per la tv, il giudizio dell'autore è ironico: “ho visto film peggiori, ma non molti”.

Per quanto riguarda il controllo sulle traduzioni, Sapowski dichiara di non porvi più attenzione in quanto il compito bloccherebbe la sua creatività. Se vuole scrivere, ha affermato, non può porsi problemi del tipo “oh, ho scritto questa frase divertente, ma risulterà altrettanto spiritosa in un’altra lingua? Oppure: questa scena verrà ardua da trasferire su uno schermo cinematografico? No, un autore che vuole scrivere si deve occupare solo di quel che vuole esprimere nella propria lingua, il resto è materia per i traduttori.” Ha voluto informare i presenti, inoltre, che il suo nuovo libro appena concluso, è attualmente in fase di traduzione presso i traduttori in lingua spagnola e ceca e – per quanto questo sia immodesto, ma la modestia è una malattia che egli dichiara di avere oramai ha superato – ce ne saranno molte altre, più di venti lingue diverse forse, e poi ne verranno ancora.

Si passa subito alle domande di noi intervenuti per incontrare l’autore.

Presentandomi per Fantasy Magazine, e pigliando lo spunto da quanto detto poco prima, chiediamo: “Quel suo nuovo libro di cui ha parlato, è forse il famoso nuovo episodio della saga dello Strigo Geralt?” Confermato velocemente in tal senso, il giornalista chiede ancora: “Sa forse dirci già ora se questo nuovo episodio verrà tradotto in italiano e quando?”

Andrzej risponde che sicuramente sarà tradotto, sul ‘quando’ bisogna attendere e poi soggiunge che questo egli risponde sempre in seguito alla sua ‘guarigione’ dall’eccesso di modestia.

In attesa che gli altri giornalisti presenti trovino la domanda giusta, di nuovo ho spazio per porre un’altra domanda all’autore: “Ha forse già contatti oppure opzioni per la traduzioni dei suoi altri lavori – come la Trilogia Hussita per esempio – con il suo attuale editore italiano o con qualcun altro?”

La risposta è che altre sue opere come la Trilogia Hussita sono state tradotte in poche altre lingue, ciò perché tendenzialmente gli editori delle varie nazioni preferiscono concentrarsi con la saga dello Strigo, prima di occuparsi eventualmente di altre sue opere, Sapkowski ovviamente si augura che questi altri suoi libri possano raggiungere un pubblico più vasto, ma essendo la saga di Geralt di Rivia attualmente composta di due serie di racconti e dei cinque tomi della pentalogia, ci vogliono almeno sette anni perché ciò accade. In quanto alla domanda sull’interessamento di altri editori, beh, non sarebbe semplicemente corretto impegnarsi con un competitore della casa editrice con cui si è già impegnato. 

Interviene poi Alfonso Zarbo, collaboratore di Fantasy Magazine e molto attivo in tantissimi progetti nel nostro mondo editoriale Fantasy, chiedendo: “Le piacciono le copertine delle edizioni italiane dei suoi libri?” La risposta è un deciso sì, cosa che non capita spesso. Soprattutto, le copertine che lo lasciano più scontento sono quelle realizzate dall’editore “di casa”, la polacca Supernowa. “Costui pensa che le sue copertine siano bellissime, ma io la vedo diversamente”.

Una seconda domanda di Alfonso è “Ha mai giocato a The Witcher?”

La risposta è negativa: Sapkowski è un fiero possessore dell’edizione The Luxe di The Witcher 2, ma non lo ha mai giocato. Ne ha visto diverse scene e artwork, per cui può dire che per il suo genere si tratta di un buon lavoro, ma non gli piace passare il suo tempo con un videogame. ‘Se ho voglia di giocare, gioco a poker, piuttosto”.

Più chiaro di così.

A questo punto le tensioni sono sciolte e le domande vengono liberamente dal resto del pubblico, e le risposte si fanno via via più divertenti.

“Volevo sapere che rapporto ha coi suoi fan. Cosa prova nel vedere in giro ragazzi che si abbigliano come i personaggi dei suoi libri” Intoltre, la seguente domanda è: “Per creare i personaggi di Geralt, di Yennefer o Ciri, si è ispirato a qualche persona realmente esistente, e se sì, ci sa dire dove le possiamo trovare?” 

Nel rispondere al primo argomento, il nostro buon Andrzej, ricorda la sua lunga e continua frequenza delle conventions in Polonia e in Europa, quindi può affermare di conoscere bene il fandom, e in merito a questo cita il motto latino: “Senatores boni viri, Senatus autem mala bestia” e lo stesso egli ritiene valga per i fan, i quali presi singolarmente possono rivelarsi anche persone simpatiche, ma il fandom preso nel suo complesso è un entità troppo potente ed “è saggio mantenere buoni rapporti con una simile belva”.  

Per l’ultima domanda, no, la risposta è che i suoi personaggi sono unicamente frutto della sua fantasia e al massimo ha preso a prestito qualche nome, nulla di più e, pur dispiaciuto nel dover dire ciò, non può fornire l’indirizzo di nessuno di specifico che possa ricordare Geralt o Ciri.

Interviene a questo punto il presentatore dell’incontro, che chiede all’autore di giudicare il momento che sta vivendo in questo periodo il Fantasy, con le nuove tendenze e i tanti nuovi sottogeneri che sembrano fiorire in questi ultimi anni. 

La risposta dell’autore è interessante. “Da frequentatore delle convention internazionali, sin dagli anni ’90, mi sento di affermare che il Fantasy è più popolare che mai, grazie anche ai film che sono usciti al cinema e in tv. Attualmente il Fantasy, come genere, si suddivide esattamente in nove sottogeneri” di cui cita “il sottogenere dell’Urban Fantasy, come quello di Neil Gaiman, o quello incentrato sulla magia di un Hanry Potter, c’è l’Horror Fantasy e quello LGBT incentrato sulle relazioni fra i vari gusti sessuali. Sempre, si tratta di mode che hanno acquisito importanza ultimamente, ma il caro vecchio Fantasy classico, con i draghi, le magie, i cavalieri e le belle ragazze in armatura, o senza armatura, o senza niente del tutto, è ancora vivo e in salute. Non c’è quindi una egemonia di un sottogenere sugli altri nel Fantasy e vi sono buone prospettive per tutti gl’impulsi creativi che si riconoscono in questi nove orientamenti nello scrivere Fantasy”.

“Alcuni suddividono il genere in target d’età, ma a me non piace questa suddivisione in Fantasy per ragazzi o per adulti, in quanto possono certamente esserci lettori migliori fra i cosidetti young-adult che fra gli adulti. Pertanto io non scrivo pensando a un lettore di una specifica età”.

Non è mancata la domanda di una fan che ha chiesto: “Da dove prende ispirazione per le sue opere?”

Alla quale la risposta è: “Non lo so, forse la responsabilità è di una musa che una notte volando sopra il tetto di casa mia, mi ha gettato un incantesimo, ma la reale risposta è che non lo so. E le posso dire già da ora che Geralt non è il mio alter ego, né è persona che ho conosciuto, non è mio padre e nemmeno il frutto di un chissà quale trauma infantile. In origine, per creare il personaggio di Geralt (quando ha ideato per partecipare a un concorso per racconti brevi), ho voluto mescolare le vecchie fiabe da tutti conosciute, con un approccio realistico: se è vero che c’è un mostro in un villaggio che mangia carne umana – soprattutto quella di giovani vergini, chissà perché sono sempre quelle richieste dai mostri – la persona giusta per affrontare un simile pericolo deve essere un professionista di questo tipo di compiti; un cacciatori di mostri, pagato per eseguire queste speciali disinfestazioni”. 

Torna quindi la possibilità di porre una domanda che a lungo si deve essere posto: “Lei ha vinto il David Gemmell Legends Award negli anni passati, e la cosa particolare di quel premio è che le hanno consegnato una riproduzione 1:1 di Snaga, l’ascia bipenne maneggiata da Druss, il protagonista della Saga dei Drenai scritta dal compianto David Gemmell. Volevo sapere cosa ha provato nel ricevere un simile oggetto a casa, e soprattutto, dove lo tiene attualmente?”

Sapkowski risponde che di asce gliene hanno conferite due: una più piccola – una miniatura – la quale ora sta in una teca appesa a un muro di casa sua, mentre l’altra… sì, è in effetti un oggetto impressionante, oltretutto è pure parecchio affilata, ma quella che ho gradito di più è la custodia con cui me l’hanno consegnata, una specie di astuccio per armi da killer professionista. Mi hanno pure inviato una boccetta d’olio speciale per mantenere l’ascia assolutamente affilata. Così ce l’ho lì, a casa mia, messa al sicuro nella sua custodia, dove non può fare del male a nessuno.”

L’ultima domanda se la riserva il moderatore che gli chiede: “Come si vede da qui a dieci anni? Che piani ha per il 2023?”

La risposta: “Beh, ora ho 65 anni. Ho qualche ascendente longevo nella mia famiglia, ma non sono così tanti. In effetti non riesco a vedere tanto in là nel tempo. Per il momento so che dopo aver dato alle stampe il mio ultimo libro, avrò fatto abbastanza e mi concederò un anno di dolce far niente (detto in italiano, nda).

Si conclude così il primo contatto di Andrzej Sapkowski con la stampa specializzata italiana. Un incontro iniziato con qualche titubanza, ma svoltosi con estrema intelligenza e possiamo azzardarci a dire, calore umano.