Diretto da Lee Unkrich, co-regista di Toy Story 2- Woody e Buzz alla riscossa e Alla ricerca di Nemo, Toy Story 3 - La grande fuga, della durata di 109 minuti, racconta la partenza di Andy per il college. Questo getta nello sgomento i suoi giocattoli. Cosa ne sarà di loro? Andranno nella pattumiera? Saranno regalati all'asilo Sunnyside?

In Toy Story, uscito nel 1995, primo lungometraggio animato, interamente elaborato con la tecnologia della computer grafica, che ha ricevuto tre nomination agli Academy Awards per migliore sceneggiatura, migliore colonna sonora e migliore canzone e per cui John Lasseter ha vinto un Oscar, la preoccupazione di Woody, cowboy sceriffo, ricalcato sul protagonista di una immaginaria serie televisiva degli anni Cinquanta, Woody's Roundup, doppiato in Italia da Fabrizio Frizzi, è la sostituzione con nuovi giocattoli, ricevuti per Natale o per il compleanno, date fatidiche nella vita dei bambini. Nel secondo episodio Toy Story 2, uscito nel 1999, primo film ideato e realizzato completamente in digitale, premiato ai Golden Globe nella categoria miglior film-commedia-musical, nominato agli Academy Awards per migliore canzone originale, i giocattoli devono affrontare una questione ontologica, paragonabile a quella teorizzata da Erich Fromm con il suo "Avere o essere": avere un aspetto perfetto, quasi plasticoso, oppure essere usati, magari maltrattati, ma, proprio per questo, essere amati?

Il terzo Toy Story, ideato e scritto con la volontà di unire i tre film, affronta un problema fondamentale: la crescita e le conseguenze che può provocare nella vita del singolo e di chi gli sta vicino. Andy deve affrontare il distacco dalla famiglia, la madre deve accettare l'allontanamento del figlio, Woody, Buzz, l'eroico ranger spaziale, doppiato da Massimo Dapporto, Jessie, l'intrepida cowgirl, che ha la voce di Ilaria Stagni e tutti gli altri della combriccola devono fare i conti con l'incertezza del loro futuro. I momenti di passaggio, di cambiamento rappresentano fasi difficili, in cui l'instabilità emotiva, la paura verso l'ignoto possono causare equivoci, o attaccamenti. Questo è ciò che succede ai giocattoli, che credono di essere stati abbandonati da Andy, perché per errore la mamma li porta all'asilo. In realtà Andy voleva portarli in soffitta.

L'asilo, che all'inizio appare l'unico luogo ameno, si rivela un lager in cui qualunque giocattolo che arrivi deve sottostare alle leggi dell'orso Lotso, grandi abbracci, doppiato da Riccardo Garrone, diventato cattivo per l'abbandono subito dalla bambina a cui era stato regalato. Ma anche questo si rivelerà un brutto equivoco.

Il film, che, senza dubbio, ha un pubblico di riferimento più infantile rispetto al primo Toy Story, è un prodotto ben confezionato, con buone musiche composte dal Premio Oscar Randy Newman (la canzone Hai un amico in me, cantata in Italia da Riccardo Cocciante, è il trait d'union fra i tre film).

Il 3D non sembra però aggiungere nulla alla storia. Non sembra emozionare più di tanto. Sembra piuttosto un modo per cavalcare l'onda del successo dell'ultima moda che vuole i film fantasy o di fantascienza utilizzare tale tecnologia.