Quarto capitolo della saga cinematografica dei Transformers.

Michael Bay, regista dei primi tre capitoli ed Ehren Kruger, sceneggiatore del secondo e terzo, hanno una marea di giocattoli nuovi e decidono di giocarci.

Ai soliti Autobot e Decepticon, un po' ammaccatelli quando non distrutti, i due amichetti decidono di affiancare Big Jim, alias l'inventore Cade Yeager (Mark Whalberg), Barbie, ovvero sua figlia Tessa (Nicola Peltz) e Ken, ovviamente fidanzato di Barbie/Tessa, il pilota di rally Shane Dyson (Jack Reynor). A questi si aggiungeranno tanti altri giocattoli nel corso del film, come tanti soldatini, alcune action figures come il malvagio killer della CIA James Savoy (Titus Welliver), da ora in poi chiamato Boris (dal nome di un nemico di Big Jim) al soldo dell'ancora più cattivo capo Harold Attinger (Kelsey Grammer), da ora in poi Zorak (ossia l'arcinemico di Big Jim).

A questi personaggio aggiungiamo Steve Jobs rinominato nel film Joshua Joyce (Stanley Tucci).

Non ho ancora finito con la lista dei giocattoli, perché all'elenco si aggiungono anonimi soldatini, tante macchinine, da corsa e non, camion, navi, astronavi, aereoplanini, plastici con annessi trenini. Non mancano la fattoria, ma senza gli animali, perché è il laboratorio di Yeager e, last and least una bella "fabbrichetta" high tech diretta da Jobs. Dulcis in fundo, anzi sotto il fondo, una bella serie di cybertroniani probablimente annessa al kit della mega astronave, una serie di Decepticon nuova di pacca, draghi e Dinosauri, e quindi Dinobot!

Mancano i peluche, ma siamo certi che il prossimo capitolo potrebbe dare loro un momento di gloria.

In seguito alla terribile battaglia di Chicago del terzo film, sembra che anche per gli Autobot la Terra non sia più un ambiente amichevole. Considerati responsabili tanto quanto i Decepticon, vengono cacciati senza pietà da Zorak e Boris, con l'aiuto del bounty killer cybertroniano Lockdown. 

E già qui la logica vacilla. Per dare la caccia a letali creature robotiche, una parte delle quali erano in passato amici, gli esseri umani si alleano con un'altra letale creatura robotica.

Ci sarà un tornaconto, uno scopo dietro tutto questo, ma non lo possiamo sapere prima del terzo atto.

In una sperduta cittadina del Texas Big Jim ritrova in un cinema abbandonato la carcassa di una motrice di camion, che solo lui, che forse negli ultimi anni era impegnato a proteggere la virtù della figlia adolescente, non riconosce come Optimus Prime nella sua forma camionica.

Che se ne fa un inventore di robot di una motrice scassata? Smontarne i pezzi per rivenderli e pagare il college alla figlia Barbie, che nel frattempo amoreggia in chat (e non solo) con Ken.

Ma i suoi piani rimarranno sconvolti quando riuscirà a rianimare il camion che si trasformerà davanti a lui nel pesto Optimus Prime.

Da qui in poi il film si trasforma in una corsa continua intorno al mondo, inseguiti da tutta la CIA, soldatini, elicotterini, aeroplanini. La corsa passerà per Chicago, dove Steve Jobs, pappa e ciccia con Zorak, sta cercando di ricreare una versione telecomandata di Megatron (pessima idea!) ribattezzata Galvatron, insieme a una stirpe di Autobot telecomandati, riciclando il metallo di ex alleati ed ex nemici.

Il tutto culminerà a Hong Kong, dove Autobot e umani dovranno vedersela contro una miriade di Decepticon, Lockdown e la sua astronave, i soliti soldatini etc. etc., i cinesi incazzati come bisce, nonché una bella minaccia di distruzione globale. Chi o cosa salverà la giornata?

Un'antica stirpe di alleati? O forse Optimus Prime, signore degli Autobot del terzo pianeta del sistema Sol, padre dei Draghi?

Dimenticavi il cinema, se non per la strabiliante tecnica IMAX 3D (che ritengo però sarà ammirabile sono in pochi cinema italiani), per gli effetti speciali visivi e soprattutto sonori. Ma quando dico soprattutto, intendo proprio SOPRA qualsiasi accenno di dialogo, di intenzione narrativa, di spessore dei personaggi, i cui dialoghi sono campionati dal peggiore repertorio delle banalità.

Un frastuono micidiale di botti, botti, esplosioni, clangore di metallo, rombo di motori, magneti in azione, crepitii di laser. 

164 minuti sulle giostre.

Se la misura del valore di un film è la riuscita delle intenzioni del regista, dovrei dire che Transformers 4: L’era dell’Estinzione è la perfetta realizzazione dello scopo di un gruppo di amici che sembra essersi divertito come matti a "giocare ai Transformers".

Se vi piace guardare giocare è il film che fa per voi. Gli altri prendano la loro scatola dei giochi e restino a casa a scriversi la loro storia personale, non sarà con meno spessore di questa.

Anche voi, come Bay e Kruger, citereste più o meno a memoria frasi e situazioni dei film che avete amato, come Alien o Star Wars, ammiccando al vostro compagno di giochi, ma le citazioni hanno il valore di ciliegina sulla torta quando questa ha un certo spessore, una sua valenza. In questo caso c'è il vuoto sotto.

Solo per fan sfegatati.