Bentornato su FantasyMagazine, Paolo.  Molti lettori di FM ti conoscono già ma, per gli altri, ci faresti una  breve autopresentazione del tuo 'percorso Fantastico'?

Il mio amore per la letteratura del fantastico risale ad epoche molte remote, quando al termine del Liceo Classico, dopo esser stato allevato a miti greci e latini, esplose in me la passione per la mitologia nordica europea, dai celti ai germani. Cominciai ad andare alla ricerca delle antiche saghe, delle leggende dimenticate e-allora- anche inedite.

Dall'Ossian di McPherson al Beowulf fu per me un amore intenso e appassionato. Per altro, oltre alla produzione per così dire classica, si aggiunse ben presto un interesse per la letteratura del fantastico noderna, a partire dal maestro Tolkien, che lessi a 20 anni. La passione per la letteratura dell'immaginario era radicata in me fin dall'infanzia, dove il mio autore preferito era stato Jules Verne. Poi nell'adolescenza era prevalsa una fase "fantascientifica", infine ecco che negli anni '80 la miscela "interesse per la storia e la letteratura antica" coniugata alla fantasy di Tolkien e Ende mi trasformò in un instancabile appassionato sempre alla ricerca di testi da divorare.

Poi, anni dopo, ho provato anche a raccontare di questi percorsi di lettura e interpretazione, ed eccomi qui.

Dacci il tuo parere  in merito alla visione negativa che, qualche settimana  fa, il tuo collega Edoardo Rialti ha offerto su Harry Potter dalle colonne dell'Osservatore Romano (http://www.fantasymagazine.it/notizie/8473/).

Innanzi tutto svelo un piccolo retroscena: inizialmente l'Osservatore Romano doveva pubblicare un solo intervento, il mio. Poi fu deciso redazionalmente – visto che il mio pezzo risultava decisamente "Pro-HP" di dare spazio ad una voce critica. La cosa interessante è che è risultato- significativamente- difficile trovare tra i collaboratori dell'OR, intellettuali cattolici di spessore, qualcuno che avesse una visione contraria ad Harry Potter. Alla fine si è ricorsi ad Edoardo Rialti, un giovane neo-laureato dell'Università di Firenze che si è occupato negli scorsi anni di autori britannici, come Lewis. Il buon Edoardo palesemente ha dimostrato di non aver letto una riga di Harry Potter, e ha confezionato il suo pezzo facendo taglia e incolla da uno degli Autori che gli sono noti e cari, ovvero lo scrittore canadese Michael O'Brien, noto nel mondo anglosassone per le sue polemiche anti-Rowling che Rialti ha fatto sue. Più che discutere delle posizioni di Rialti, bisognerebbe prendere in considerazione quelle di O'Brien.

Come mai, secondo te, pur partendo dagli stessi precetti religiosi e dalle stesse premesse, su Harry Potter possono esistere due visioni così diametralmente opposte, come la tua e quella di Rialti, che riflettono a loro volta una frattura nello stesso popolo cattolico?

Beh, non sarei così drammatico. Il Cristianesimo, secondo quanto scriveva Sant'Agostino, richiede Unità nelle questioni fondamentali, ma lascia libertà su tutte le altre. Da una medesima Fede possono lecitamente derivare diverse sensibilità culturali, posizioni politiche, idee artistiche. Quello che è sbagliato è impugnare la Fede come un'arma per sostenere e far prevalere un proprio giudizio intellettuale; in tal senso mi è sembrato sleale da parte di Edoardo buttare sul piatto della bilancia di una critica letteraria tutto il peso del nome di Ratzinger, usando strumentalmente la sua celebre lettera di cortesia alla Kuby, citandola come fosse una posizione di magistero, cosa che assolutamente non è mai stata e non è. Dunque su Harry Potter non esiste una "posizione ufficiale vaticana", come invece ha blaterato qualche tabloid inglese, ma posizioni differenti – e tutte egualmente lecite- di intellettuali cristiani.

Due Papi diversi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, due giudizi giudizi profondamente differenti sulla morale dell'opera di J.K. Rowling. Come intepreti questo dato? 

Possiamo tranquillamente affermare che di sicuro l'attuale pontefice non ha mai letto HP, e probabilmente anche lo stesso Giovanni Paolo II ebbe ad incontrare piuttosto fugacemente la saga di Hogwarts. Tuttavia, mentre il papa polacco, attraverso monsignor Fleetwood, ebbe a manifestare il suo positivo interesse per questa opera narrativa, nella lettera alla Kuby, Joseph Ratzinger manifestava una certa preoccupazione per gli eventuali effetti negativi sui giovani di letture non consone. La differenza di sensibilità tra questi due straordinari uomini di fede sta forse nel fatto che Karol Wojtyla aveva tra le sue tantissime qualità anche il talento artistico: era stato egli stesso scrittore e poeta, un uomo curioso di tutto ciò che il mondo offre.Ratzinger è stato- ed è – eminentemente uno studioso e un professore, che usa in primo luogo la logica della ragione. Io ho per entrambi questi uomini una grande ammirazione, entrambi mi sono stati maestri, anche se per sensibilità sono decisamente (come ha scritto

qualcuno) "Wojtyliano". E così si spiega la mia visione positiva della saga di Harry Potter.

Ci sono, a riguardo del Fantastico, altri titoli  che sono altrettanto invisi a questa 'fazione' di Potter-detrattori?

Sicuramente Philp Pullman, e non senza buone ragioni. A volte, in passato, si sono fatte sentire voci cattoliche "tradizionaliste"  contrarie allo stesso Tolkien, e anch'io quando pubblicai nel 2001 Tolkien - il mito e la grazia, che metteva in luce i significati religiosi dell'opera tolkieniana, incontrai non di rado la perplessità di cattolici che paventavano questa letteratura "pagana", ma direi che col tempo queste critiche sono venute meno, e il mondo cattolico si è concentrato nella difesa da opere come Il codice da Vinci, che di anticristianesimo ne offrivano in abbondanza.

Per finire, ci dai il tuoi giudizio letterario sulla saga, e in particolare sul suo epilogo narrato nei Doni della Morte?

Si tratta di una delle prove letterarie di tipo fantastico più affascinanti, e non solo per le capacità narrative della Rowling, che sono eccellenti, ma anche per i contenuti: non sono solo le grandi gesta eroiche quelle che contano, che valgono, ma anche piccoli gesti fatti per altruismo anche dalle persone “meno dotate” sono molto più preziosi. L’accento nella saga è posto non sul potere del successo, ma sull’umiltà del dono di sé; a vincere è la debolezza, non la forza dei muscoli; non è il potere, non è il successo, non è la vita facile che porta alle gioie più vere e più profonde, ma lo sono l’amicizia, il dono di sé, il sacrificio.La cosa più affascinante dell'epilogo è il ritorno al 'mitico' Binario 9 3/4, che introduce al mondo fantastico di Hogwarts, e dove un Harry ormai 'normale' padre di famiglia porta la sua prole, per far continuare una storia; un binario che ci ricorda che la vita è piena di cose eccezionali, e che – come diceva Shakespeare – "ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne comprenda la nostra filosofia".

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