A Memory of Light è finito. Brandon Sanderson lo ha annunciato ufficialmente nel mese di dicembre prima attraverso Twitter e poi dalle pagine del suo blog.

Dopo ventidue anni La Ruota del Tempo, la cui pubblicazione era iniziata nel 1990, quest’anno avrà finalmente la sua conclusione. Quando Robert Jordan aveva iniziato la sua saga sapeva di avere in mente un progetto monumentale, sei libri come minimo, anche se per non spaventare l’editore in un primo momento gli aveva parlato di una trilogia. Poi, con il trascorrere del tempo, Randland, il mondo in cui vivono le loro avventure Rand e tutti i suoi amici e nemici, era gradualmente cresciuto fino a diventare un mondo estremamente ricco e complesso e a espandersi al di là di ogni previsione iniziale.

Robert Jordan non ce l’ha fatta a vedere la fine. Dopo undici romanzi (e un prequel) e due anni di una sfibrante malattia, è scomparso il 16 settembre del 2007, e la sua eredità letteraria è passata a Sanderson. Ma Robert non è stato l’unico a non vedere la fine di quel che aveva iniziato.

Lo scorso 5 dicembre è morto anche Darrell K. Sweet, l’illustratore ufficiale della saga, colui che aveva realizzato le copertine americane di tutti i volumi fin qui pubblicati. Poco prima di morire Sweet aveva consegnato un primo schizzo per l’ultima copertina, ma ancora non si sa se questo disegno verrà reso pubblico.

 

Finalista al premio Hugo nel 1983, Sweet ha realizzato illustrazioni per opere di scrittori quali Terry Brooks, Stephen R. Donaldson e J.R.R. Tolkien. Fra le sue opere più significative c’è senza dubbio la copertina di L’Occhio del Mondo, capace di affascinare un gran numero di persone e di spingerle all’acquisto del primo volume di una saga che, fino al 2008, avrebbe venduto oltre 44 milioni di copie in tutto il mondo. Fra coloro che hanno subito il fascino di quella copertina, una delle prime a provare a trattare le opere fantasy in modo adulto svincolandole dall’immaginario fantascientifico o dalle insensate immagini di fanciulle in bikini di maglia d’acciaio, c’è anche Sanderson. Colui che in seguito avrebbe completato la saga all’epoca era solo un ragazzino di quindici anni che aveva appena iniziato a esplorare il genere, senza poter immaginare come queste opere avrebbero cambiato la sua vita.

L’illustrazione è significativa anche per un altro dettaglio, visibile solo guardando la copertina nella sua interezza. Il gruppo che nella notte sta fuggendo da Emond’s Field, capeggiato da Lan e Moiraine, comprende almeno otto personaggi. Al di là dell’Aes Sedai e del suo Custode si tratta dei tre ta’veren Rand, Mat e Perrin, di Egwene e di Thom Merrilin. Nynaeve non si è ancora unita al gruppo, lo farà solo più avanti, quindi chi è la figura in più? Semplicemente un personaggio che non esiste, cancellato da Jordan in fase di progettazione dell’opera (ma dopo che la casa editrice aveva commissionato l’illustrazione) perché la sua presenza non aggiungeva nulla alla storia.

E che la scena raffiguri la fuga da Emond’s Field è confermato dall’inquietante presenza, in alto, di un draghkar, dettaglio quasi invisibile nell’edizione italiana perché nascosto dalla lettera “N” del titolo.

 

A Memory of Light sarà disponibile in inglese solo nella seconda metà dell’anno, anche se ancora non è stata annunciata nessuna data di pubblicazione. Quella che Brandon ha finito è la prima stesura del romanzo, ora è in fase di prima revisione. Mentre per gli altri suoi romanzi lui fa abitualmente setto o otto revisioni, per Presagi di tempesta e Le torri di mezzanotte, i due volumi della Ruota del Tempo che ha pubblicato negli scorsi anni, ha fatto una dozzina di revisioni ciascuno. A quest’attività dovrebbe dedicare circa sei mesi prima di allontanarsi, quasi certamente per sempre, dal mondo creato da Jordan.

Fra il materiale lasciato da Robert al momento della sua scomparsa c’erano anche appunti relativi ad alcuni racconti, due prequel e altri testi definiti outrigger, collocati al di fuori della linea temporale principale della saga. Secondo Sanderson queste opere probabilmente non vedranno mai la luce. A suo giudizio è meglio fermarsi con i testi davvero necessari a chiudere gli avvenimenti iniziati nel 1990.

 

Di cosa parlerà a Memory of Light? Che ci sarà Tarmon gai’don, l’Ultima battaglia, lo abbiamo sempre saputo, ma nel mese di dicembre Brandon si è divertito a postare qualche commento sul procedere dei lavori. Sappiamo così che nel romanzo saranno rivelate le motivazioni a lungo nascoste di un personaggio secondario, che le note lasciate da Jordan per una certa scena gli hanno fatto venire i brividi, che per scrivere al meglio un’altra sezione ha riletto alcuni importanti passaggi di La grande caccia, che una delle scene è una fra le più potenti a livello visivo che lui abbia mai realizzato, e che gli piacerebbe vederla trasposta in un film, che in un’occasione qualcuno che non ci aspetteremmo sarà per la prima e ultima volta un punto di vista, che ritornerà un personaggio che è stato un punto di vista per la prima volta in Le torri di mezzanotte, che ha riscritto una scena cambiando il punto di vista da cui narrarla per avere un effetto migliore, e che non rimpiange il tempo in più dedicato a questo lavoro, che una scena è estremamente rumorosa, che un’altra adempie una visione avuta da Min tanto tempo fa e che anche se fino al 16 dicembre aveva scritto ben 335.000 parole, tante quante quelle che conta il suo romanzo più lungo (Le torri di mezzanotte) non aveva ancora finito, e nel calcolo mancava ancora anche la conclusione, già scritta da Robert Jordan.

 

Ora Sanderson sta revisionando l’enorme manoscritto, 1800 pagine che comprendono duecentoventidue scene. Ad aiutarlo nel suo lavoro, come sempre, Harriet McDougal, editor e vedova di Jordan, e i suoi due assistenti, Maria Simons e Alan Romanczuk.

La Ruota del Tempo gira e le Epoche si susseguono, ma, anche se non c’è inizio né fine, al girare della Ruota del Tempo, un inizio noi lo possiamo fissare nel 1990. E una fine arriverà, infine, nel 2012.