Susanna Clarke, nuova rivelazione del fantasy assurta all'attenzione mediatica grazie alla pubblicazione del suo Jonathan Strange & Mr. Norrell, è stata di recente in Italia per il relativo tour promozionale e, immancabilmente interrogata a proposito di J.K. Rowling, ha voluto precisare di aver iniziato a scrivere il proprio libro sui maghi molto prima che Harry Potter conquistasse il cuore di milioni di lettori.

Per confezionare la propria opera la Clarke ha impiegato infatti dieci anni di duro lavoro e appassionate ricerche, e non ha intenzione di farsi intimidire di fronte alle supposte accuse di sfruttamento di un filone già aperto da altri.

Anzi, l'autrice confessa di non aver voluto leggere le avventure del maghetto, venuto alla ribalta mentre era già abbondantemente alle prese con la stesura di Jonathan Strange & Mr. Norrell, proprio per evitare anche il più remoto pericolo di influenza inconscia.

La Clarke afferma di aver letto i primi cinque volumi di Harry solamente l'anno scorso, durante il suo primo tour promozionale, e di aver trovato ottima e avvincente la saga. "Anche se devo dire che non ricordo praticamente nulla della storia, né dei personaggi. Non mi è rimasta impressa alcuna atmosfera," aggiunge però maliziosamente la scrittrice. Ma allora, viene da chiedersi, se togliamo i personaggi, la storia e l’atmosfera, cosa resta di un libro?

La scrittrice ha forse voluto enfatizzare, in questo modo, che non solo il suo 'svolgimento' del tema magico non ha alcuna parentela con quello della Rowling, ma anche che Jonathan Strange e Mr.Norrell si differenzia da Harry Potter proprio per il clima particolare che l'autrice ha voluto trasfondervi e che si è ispirato alle sue letture preferite, fra le quali cita C.S. Lewis, Tolkien, Ursula Le Guin, Joan Aiken, Jane Austen, Charles Dickens e Lord Byron. "Inoltre," rincara la Clarke tirando la stoccata finale "nel mio libro bene e male sono mescolati in ogni personaggio, mentre nei libri della Rowling sono necessariamente due entità ben distinte".

Se, da un lato, si può credere tranquillamente al fatto che la nascita dell’idea di Mr. Norrell sia anteriore a quella di Harry, non si può però condividere il giudizio di sostanziale piattume attribuito alla saga della Rowling: anche in Harry Potter è presente un'atmosfera particolare, che sebbene differisca da quella della Clarke, resta comunque inconfondibile ed è, anzi, uno degli elementi di maggior presa sul lettore.

Quanto alla divisione netta dei personaggi, anche qui la nuova stella del firmamento letterario dimostra  di aver letto Harry Potter con una certa superficialità, perché l'epopea del maghetto è costellata da personaggi ambigui e di difficile catalogazione, come del resto sottolinea sapientemente anche Sirius Black, laddove afferma che "il mondo non è diviso in maghi buoni e Mangiamorte".

Nessuno toglie dunque i giusti meriti all'opera della Clarke, ma sarebbe piacevole che la scrittrice non facesse il contrario nei confronti di Harry Potter, muovendosi, purtroppo, sulla scia di altri autori molto più famosi di lei e ugualmente critici nei confronti della Rowling. Per carità, nessuno vuol far passare Harry Potter per una lettura impegnata, ma è innegabile che, al di là del successo riscontrato, la produzione della Rowling abbia parecchi, innegabili meriti. E certi commenti di sufficienza non solo stonano decisamente in bocca a chi dovrebbe saper riconoscere istintivamente i punti forti di un libro, ma fanno sospettare anche una malcelata invidia di fronte a un successo che tutti vorrebbero ottenere, e che solo pochi (magari senza colpa, questo glielo si può concedere, visto che il solo talento, spesso, non basta a sfondare) riescono ad assaporare.